Il simbolismo della colomba, è inutile dirselo, ha un riferimento nell’episodio della Genesi (8, 10-11) quando, dopo la fine del diluvio universale, con le acque che iniziano a ritirarsi, inizia una nuova epoca per l’umanità. “Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera, ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noé comprese che le acque si erano ritirate dalla terra”. Un ramo, promessa di salvezza e riconciliazione con il creato. E la colomba diventa simbolo della pace.
Ma, secondo una leggenda, c’è un episodio legato al re longobardo Alboino che – dopo aver conquistato Pavia – chiese ai nobili di portargli in dono il giorno di Pasqua oro, pietre preziose e 12 ragazze di sedici anni. Per l’occasione il cuoco di corte creò un dolce soffice, leggero e profumato, “a forma di colomba per ricordare i decori del duomo di Pavia”, ha raccontato Iginio Massari, pasticciere stellato, sul sito dell’EXPO.
“Al primo morso Alboino esclamò ‘che bontà! Da oggi in poi bisogna portare rispetto alle colombe” E quando, poco dopo, iniziarono a sfilare davanti al re le giovani che avrebbero dovuto essere suo premio, “alla domanda del sovrano, ‘come ti chiami?’, la prima rispose “Colomba’ “, si legge sul sito. Fece lo stesso la seconda, e così via. Alla fine, “per non rimangiarsi la parola data, le fanciulle furono liberate. Da allora la colomba è simbolo di pace e concordia”.
Ora, mai come in questo momento, l’umanità è impegnata in una lotta che lo sta facendo riflettere un po’ come Noé quando dovette sottrarre alla collera divina la sua famiglia ed una coppia d’animali di ogni specie, imbarcandoli sulla sua arca. La terra fu inondata e solo l’arca galleggiava sulle acque. Solo a diluvio terminato ed al ritiro delle acque, l’arca si posò sul monte Ararat e Noè usci dall’arca insieme agli animali ed il mondo si ripopolò.
Quindi il giorno di Pasqua, su ogni tavola imbandita, non manca la Colomba, come arte culinaria dolciaria e come simbolo di pace e concordia. Ed in un momento così triste, così tetro, che vede relegati dentro le case tutti gli Italiani per combattere un terribile virus che sta seminando morte e disperazione in tante famiglie, non tutti hanno potuto permettersi di avere una tavola imbandita come da tradizione Cristiana. Non sarà un dolce a rifrancare le famiglie chiuse dentro le loro abitazioni, ma il gesto a volte rende più di ogni altro saluto o incitamento a resistere, e dunque c’è qualche Sindaco che prende la decisione di girarsi una ad una le abitazioni del suo paese per consegnare di persona la Colomba Pasquale, per non far crollare quel senso di calore dentro le famiglie stremate dal sacrificio dell’isolamento.
Il Sindaco o, meglio, la Sindaca di Armento, prende la decisione di andare personalmente in ogni casa, in ogni luogo ed in ogni masseria per consegnare la Colomba. Cosa molto faticosa che ha richiesto due giornate piene: dal levar del sole al suo tramonto, per coprire ogni angolo di territorio. Ma la stanchezza è stata ripagata dalle emozioni che ogni suo concittadino le ha regalato. Molti mi hanno commossa, con il silenzio accompagnato dalle lacrime di gioia e con lo sguardo sopra il bordo della mascherina; quegli sguardi che dicevano più di ogni parola ci ha detto la Sindaca non senza commuoversi al ricordo di tante lacrime dei suoi concittadini.
Sono voluta andare di persona proprio per non farli sentire soli e dimostrargli che il Sindaco, epidemia o no, è sempre con loro e per loro. E nella sua lettera di accompagnamento della strenna Pasquale, sotto la firma ho lasciato il mio numero di telefono proprio per dimostrare la disponibilità ovunque e comunque ed in ogni ora del giorno.
Ciò che l’ha commossa di più, ci dice la Sindaca, è vedere i suoi cittadini che dalle finestre la ringraziano per il sol fatto di vederla girare per i vicoli del paese.
Sostenuta dai suoi collaboratori del Gruppo Lucano della Protezione Civile ogni giorno gira il paese, per controllare, guardare e farsi vedere dai suoi cittadini. Perché nessuno deve restare indietro ed ognuno deve sapere che lei e gli amministratori ci sono e su di loro possono sempre contare.
Gianfranco Massaro – Agos