Nonostante le rassicurazioni del dottor Ernesto Esposito e della task-force regionale, molti particolari della vicenda tamponi agli operatori dell’ASP risultano, ancora oggi, poco chiari.
In merito a questo, un’infermiera del servizio di assistenza domiciliare operativa all’interno dei comuni della val d’agri, ha deciso di contattare la nostra redazione per offrire una testimonianza spontanea.
Cosa non è chiaro di tutta questa vicenda?
” A circa due mesi dalla comparsa del primo focolaio in val d’agri, le diverse autorità sanitarie regionali, fino a pochi giorni fa, avevano ritenuto opportuno non effettuare tamponi su noi infermieri dell’ assistenza domiciliare. L’azienda per cui lavoro aveva chiesto più volte di sottoporre a tampone tutto il personale, a quanto pare, senza successo. Dopo diverse sollecitazioni, l’azienda è riuscita ad ottenere i tamponi, nell’ultima settimana di Aprile. Pochi giorni dopo, è arrivata la notizia degli operatori ASP positivi. “
Lei è stata in contatto con gli operatori risultati in un primo momento positivi?
“Si, con due di loro. Siamo a contatto quotidiano con gli operatori ASP per lavoro.”
Dopo la notizia della positività degli operatori, che tipo di comunicazioni ha ricevuto dall’ ASP ?
“Dall’ Asp nessuna. Come le ho detto, ero già in lista per effettuare il tampone, ma nessuno mi ha chiesto se fossi stata in contatto con gli operatori positivi. Tra l’altro, come può immaginare, l’apprensione era crescente perchè potevano esserci alte probabilità di una mia positività.”
Quando ha fatto il tampone?
“Il giorno 30 Aprile. Come tutti sanno, il giorno dopo è arrivato il comunicato che ci informava della positività degli operatori dell’ ASP. Ho trascorso delle giornate terribili, anche la mia famiglia era in preda al panico, per non parlare dei pazienti che nel frattempo continuavo ad assistere.”
Ha ricevuto l’esito?
“Sì, sono negativa. Anche se, dalle ultime notizie così contraddittorie, diventa difficile avere delle certezze incrollabili…
Ad ogni modo, la gestione di questa vicenda ha del paradossale: io ho fatto il tampone il giorno 30 Aprile, non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale fino a questa mattina ( Mercoledì 6 Maggio ndr.).
All’interno della piattaforma di registrazione anagrafica dei dati (controllata costantemente dai Medici di Medicina Generale e dal Sindaco del comune di residenza, unica fonte ufficiale di informazione a quanto sappiamo), è scritto che il mio tampone sarebbe stato processato Sabato 2 Maggio alle 19.08.
Allora io mi chiedo: perchè questo vuoto informativo così lungo?
Cosa è accaduto in questi giorni?
Vorrei far presente che sono state giornate veramente complicate, che auguro a tutti di non vivere mai.
A questo punto, mi viene da pensare che questa sofferenza poteva essere evitata.”
Nei giorni in cui lei era in attesa del tampone si è recata comunque a Lavoro? Quante famiglie incontra al giorno?
“Ovviamente sì, tra l’altro c’è una normativa che ci impone di dover andare al lavoro anche se in attesa di tampone.
Ogni giorno, incontro circa venti famiglie diverse, dunque circa sessanta persone.
Tra l’altro, può immaginare anche quale fosse lo stato d’animo dei miei pazienti in quei giorni, quando, nonostante tutto, ero costretta comunque ad assisterli.
In ultima analisi, c’è un elemento molto triste che è opportuno sottolineare con forza: nonostante la mia categoria sia tra quelle maggiormente a rischio, noi abbiamo dovuto fronteggiare anche gli “attacchi” di qualche individuo che ci definiva “untori”.
Tutto questo è accaduto anche a causa di questi imperdonabili ritardi di comunicazione che hanno causato panico e vera e propria agitazione tra le famiglie della Val d’Agri.”
Come vedete, ci sono ancora molte domande a cui nessuno è in grado di rispondere.
Continueremo a seguire l’evoluzione dei fatti delle prossime ore.