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La terza fase e le strategie per una ripresa costruttiva e sicura all’insegna dell’innovazione.

Lunedì 18 Maggio rappresenta lo spartiacque tra il lockdown e la ripartenza. Un periodo che ha visto il blocco totale di tutto il micromondo di imprese e commercianti, costretti a rimanere praticamente immobili e senza più entrate. Ora si riprende, ma vi sono alcune regole da rispettare, che, si immagina, siano molto penalizzanti per i commercianti. In prima battuta, in questi piccoli paesi, quando parliamo di ripresa pensiamo tutti ai bar, al caffè o la bibita che bisogna consumare fuori dal locale etc. etc… Le altre attività hanno un sistema diverso dove l’assembramento è più gestibile; immaginate un negozio di abbigliamento, basta contingentare gli ingressi e, anche se con qualche disagio, il cliente riuscirà a soddisfare le sue necessità d’acquisto. I Bar, i ristoranti, invece, con l’avvento delle giornate di sole, come dovranno o potranno affrontare la ripresa ammesso che vi siano visitatori che gireranno per Borghi e per contrade?

Intanto va detto che la paura e la ritrosia psicologica interessa tutti e, dunque, non tutti avranno voglia di andarsene in giro per visitare paesi e borghi sparsi per l’interno della Basilicata. Quanti lo faranno si guarderanno bene dall’intrufolarsi in locali di paese per prendere un caffè che il più delle volte è funzionale a soddisfare l’esigenza di utilizzare il bagno.  Ed allora il punto è: come potrà riavviarsi la macchina economica che nei piccoli Borghi è rappresentata soprattutto da Bar e Ristoranti, dal momento che alla naturale capacità produttiva dell’attività andrà sottratto quel quid imposto dalla legge per evitare contagi?  La logica vuole che se riduci una variabile, per mantenere lo stesso risultato devi aumentarne un’altra; ovvero se prima dentro cinquanta metri quadrati mantenevi trenta posti a sedere ora per lo stesso numero occorreranno centoventi metri quadrati. Va da sé che bisogna disporre di molto spazio all’aperto per cercare di salvare la stagione commerciale; sempre sperando che la gente venga nei Borghi ed utilizzi i Bar! Perché se oltre le restrizioni di legge si aggiunge la psicosi, vorrà dire che sarà dura risalire la china per talune attività. Ma noi vogliamo ragionare stando nella sfera dell’ottimismo, ed immaginiamo che nella fase tre si ritorni ai numeri dello stesso periodo degli anni scorsi. Siccome i nostri Borghi hanno la peculiarità di essere isolati dal mondo al punto che nemmeno il Virus li ha raggiunti; situazione che si è rivelata, una volta tanto, un vantaggio, al punto che ci ha consentito di ottenere lo status di Virus Free.  E come un lottatore Zen, dobbiamo trarre la forza per cogliere il vantaggio che la congiuntura ci offre. Sfruttare l’amenità delle tipiche strettoie, gli archi ed anciporti che potrebbero trasformarsi in Dehor naturali ed accoglienti con il valore aggiunto dell’ospitalità tipica dei paesani. Ora vi tocca una citazione, me la consentirete, sperando di non annoiarvi. Nel 1979 un Film pluripremiato di Maurizio Nichetti, allora regista emergente, ci presenta una storia esilarante di un Ingegnere elettronico, Ing. Colombo, talmente innovativo, per l’epoca, che non riesce a trovare lavoro. Svolge, come ripiego, l’attività di cameriere di un chiosco sulla collina di San Siro. Sostanzialmente il suo lavoro è il nulla per mancanza di avventori, in pratica si riduce a servire la sua padrona beona ed alcolizzata. Nella città, in uno dei grattacieli dove si decidono le sorti dell’economia e di tutti gli affari è in corso una riunione capeggiata da un capoclan malavitoso, storpio e costretto a muoversi su una sedia a rotelle. Ad un tratto il boss avverte un malore, uno dei presenti al vertice telefona a un bar nei paraggi per far portare un bicchiere d’acqua ma per errore compone il numero del chiosco. Colombo si ritrova a dover attraversare di corsa tutta Milano portando su un vassoio il bicchiere d’acqua, che durante il percorso subisce una sequenza di ridicoli incidenti: viene dapprima versato nell’elmetto di un vigile urbano, poi degli imbianchini vi intingono per sbaglio i pennelli, viene sporcato dallo scarico di un camion, dei piccioni vi mangiano del becchime e infine vi cade dentro anche un insetto. Giunto a destinazione, l’intruglio viene comunque fatto bere al boss ormai cianotico, il quale non solo si riprende, ma miracolosamente si alza dalla sedia a rotelle ridendo e saltellando. Parrebbe quindi che la vita di Colombo sia a una svolta: al chiosco una lunga fila di paralitici è in coda per bere l’intruglio miracoloso, che Colombo prepara riproducendo sapientemente sul posto tutta la trafila di disavventure capitate in precedenza. Il Boss, infine, compra a suon di milioni l’intero chiosco per trasformarlo in santuario.

Ed allora sogniamo, perché sono sempre i sogni a dare forma al mondo, ripete il cantante Rock nostrano, Luciano Ligabue nello slang di un bellissimo brano degli anni scorsi. Immaginiamoci i nostri Borghi animati da ragazzi in giro per le strettoie con vassoi di aperitivi, caffè o rusticheria varia, per soddisfare gli ordini dei visitatori che lungo il tragitto della loro camminata troveranno tavoli e sedie in angoli attrezzati all’uopo predisposti dai bar o ristoranti locali.  Si tratta di creare sinergia con la burocrazia locale e individuare angoli da assegnare alla gestione dei bar, i quali angoli saranno dotati, a cura dell’esercente di riferimento, di tavoli, sedie, e di una tavoletta su cui è indicato il metodo di chiamata dell’ordine. Animeremmo i paesi di figure allegre, gioiose e vogliose di ridare vitalità. E si rispetterebbero le distanze stabilite dalle autorità sanitarie e governative. Lo sforzo sarebbe nella diversa gestione; si tratterebbe di un ripensamento del proprio modello di offerta del servizio o, se vogliamo dirla più forbita, sarebbe una innovazione di processo. Ognuno però, dovrebbe mettere il suo impegno, dal cameriere che dovrebbe mantenere basso il suo costo del lavoro, l’avventore che dovrebbe capire la necessità di pagare un po’ in più il servizio, l’esercente che deve assumere impegni maggiori sia in termini economici che organizzativi e le autorità burocratiche locali che devono snellire e sostenere l’organizzazione sparsa per gli angoli del paese.  Tutti però potranno dire di aver partecipato alla rinascita del sistema e poter gridare al miracolo una volta usciti da questo incubo; il cameriere per aver lavorato con impegno e dedizione, l’avventore per aver colto il senso e l’importanza della sua domanda di servizio all’esercente locale, la burocrazia per aver sostenuto piuttosto che frenato l’innovazione di processo.  Ovviamente la ripresa economica e sociale non dipenderà solo dalla rinascita delle attività commerciali; ma, va detto, un locale che mantiene la saracinesca alzata e la luce accesa, in paesi di poco più di cinquecento abitanti, è di vitale importanza per la psiche generale e per dare la speranza ad altre attività che sostengono lo scorrere della vita quotidiana. Perché i paesi avranno pure l’abitudine a sembrare luoghi di fantasmi, ma il lockdown ci ha fatto sperimentare cose tetre con le porte sbarrate e le saracinesche abbassate delle poche attività che ancora davano, e si spera continuino a darlo, il senso di luoghi animati. Ecco, dunque, dobbiamo sperare di diventare santuari del turismo semplice, rilassante ed avere la capacità di saper vendere l’amenità dei luoghi utilizzando questo momento di congiuntura che ha visto l’isolamento come soluzione al problema; isolamento che potrebbe essere il punto di forza di luoghi, appunto, isolati.

Gianfranco Massaro – Agos  

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