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Le feste patronali di questi giorni assomigliano agli spaghetti con le vongole “fujute”

Si racconta che il  grande Eduardo De Filippo, una sera, al termine di uno spettacolo, fosse così stanco da saltare la solita cena che faceva sempre con i fratelli Titina e Peppino. Arrivato a casa,  la fame si fece sentire e decise di prepararsi uno spaghetto alle vongole………. però, mancando l’ingrediente principale, si arrangiò con quello che aveva in casa e, così, nacque lo spaghetto con le “vongole fujute”. Riuscì uno spaghetto che ancora oggi fa parlare di se, diventato elemento importante della cultura partenopea; piatto semplice ma gustoso, soluzione a tutte le cene improvvisate che si rispettano.

Noi, nei Borghi, invece, abbiamo, inutile dire perché, le processioni con i santi “fujuti”; non scappati altrove, ma lasciati sui loro piedistalli, dentro le chiese, perché il giro di processione in paese creerebbe quelle condizioni vietate dalla legge ma, direi di più, soprattutto dal buonsenso.

Giornate che sarebbero state caratterizzate dalla confusione mattutina di autovetture incastrate tra i pali e le arcate delle luminarie, omini con tracolle e fazzoletti come Alberto, protagonista del Film, Mamma mia che impressione, intenti a raccogliere fondi per il comitato feste e la Banda che si insinua nei vicoli e nelle strettoie di  selciato per far rimbombare ovunque le note di “Squinzano” o “ La ricciolina”; e poi i botti scuri del fuochista che sin dalla mattina prepara batterie di candelotti da usare la sera per lo spettacolo pirotecnico. Niente di tutto questo.

La legge stabilisce regole e comportamenti. Quindi nessun tipo di assembramento, né condizioni che possano costituire fonte di contatti tra persone di luoghi e provenienze diverse o, addirittura, sconosciute.

Le parrocchie sono contente, o dovrebbero esserlo, perché finalmente le chiese sono frequentate da pochi ma buoni ed autentici praticanti. Non più folle di persone con interessi a cavallo tra il sacro ed il profano; quei figuri che seguono le processioni sudati, sbuffanti, palesemente a disagio ma resistenti per via di un interesse trasversale o infantile, come seguire la banda perché affascinati dallo slang delle marcette. Considerazione valida anche per l’attaccamento alla festività che talvolta, anzi, il più delle volte è rivolta alle attività serali piuttosto che al santo protettore del paese. Salvo poi verificare che anche la questua registra il ricavato con gli euro “fujuti”; ma questa è un’altra storia. Resta dunque da capire che i Santi vanno venerati praticando le buone ferree regole della chiesa; così come le regole e le indicazioni del governo.

E allora, prendiamoci il buono che ci arriva da questo mesto periodo estivo e pratichiamo le nostre attività nel rispetto dei santi e delle leggi. Ma non leghiamo le questioni ai decreti o ai cavilli burocratici, perché il virus non conosce argomenti validi se non quello di saltare di bocca in bocca per mestiere. Ad esempio: se il governatore ha stabilito che chi rientra dalla Croazia o da altri paesi in elenco deve sottoporsi a tampone ed a isolamento obbligatorio non serve verificare se si è giunti in Basilicata alle ore 23:00 del 13 agosto ovvero due ore prima che l’ordinanza producesse i suoi effetti come per legge; il buon senso dovrebbe prevalere sulla burocrazia, perché non si sta rispondendo ad una filiera di cronologia burocratica per ottenere un diritto, si sta, invece, cercando di evitare che si riapra la crisi da contagi che ci farebbe piombare nel baratro dal quale stiamo ancora tentando di tirarci fuori.

Quindi è solo al buon senso, al senso civico ed alla capacità di saper rinunciare a qualcosa, traendo insegnamento anche dalle rinunce come fece il grande Eduardo De Filippo – che non disperò per la mancanza dell’ingrediente principale per i suoi spaghetti ma seppe gestire quel momento di frugalità non voluta con grande saggezza -, potremmo evitare di ricadere nella crisi che abbiamo appena abbandonato. Così, noi dovremmo saper cogliere, da questi momenti di ristrettezza dei rapporti sociali l’essenza vera delle feste patronali; otterremmo due risultati: uno di non aumentare le probabilità di “ricontagio” e l’altra di onorare i Santi senza associarli alle band canore ed ai lazzi ed i frizzi ai quali, credo, farebbero volentieri a meno.

Gianfranco Massaro – Agos

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