A quanto pare, siamo ripiombati nell’incubo.
I dati delle ultime ore confermano una ripresa generalizzata dei contagi da Covid-19 in tutto il Paese e senza particolari differenze territoriali.
Di certo, questa è la prima vera differenza tra la seconda ondata e la prima: a Marzo e ad Aprile, circa il 50% dei contagi giornalieri complessivi era concentrato all’interno delle regioni settentrionali. Oggi, invece, vi è una distribuzione abbastanza omogenea all’interno di tutto il territorio nazionale (con delle punte importanti in Campania e nel Lazio).
Un secondo elemento che individua una differenza sostanziale rispetto alla scorsa primavera, è il seguente: per il momento, circa l’80% dei nuovi contagiati risultano essere asintomatici.
D’altra parte, è chiaro che con un incremento giornaliero di 10.000 contagi (a fronte di un numero di tamponi infinitamente superiore e non paragonabile statisticamente ai dati di Marzo), diventa comunque ragionevole immaginare un possibile sovraccarico dei reparti di Malattie Infettive e soprattutto delle terapie intensive, nel corso delle prossime due settimane.
Rammentiamo, tra l’altro, che questo problema è presente in maniera importante in quasi tutti i grandi Paesi Europei da circa 40 giorni.
Non è compito di chi scrive, esprimere pareri o sputare sentenze in merito all’opportunità di nuove eventuali chiusure o sulla loro fondatezza scientifica: chi si assume la responsabilità di certe scelte ha i titoli per farlo ed eventualmente pagherà anche le conseguenze dei suoi errori (ove dovesse commetterli).
Mantenendo un minimo di razionalità, vorrei però porre l’attenzione su come i media e gran parte della classe dirigente di questo Paese stanno gestendo a livello comunicativo il progressivo avvicinamento dell’Italia a nuove forti misure restrittive.
Anzitutto, quello che risulta evidente, è la totale mancanza di controllo della comunicazione istituzionale da parte dei decisori.
Come a Marzo, assistiamo quotidianamente a “balletti” tra bozze di DPCM, rumors su ordinanze regionali, dirette fiume di qualche governatore che ha costruito la gran parte del suo consenso sul “Teatrismo” mediatico.
Appare vergognoso, secondo chi scrive, il fatto che dopo sette mesi, un cittadino italiano debba ancora assistere inerme e sconvolto ad un quotidiano e stucchevole rimpallo di responsabilità rispetto all’assunzione di decisioni esiziali per la vita di tutti noi.
Protocolli ministeriali sulle scuole violati serenamente da alcuni governi regionali, ordinanze “sceriffo” dei sindaci sui locali o attività pubbliche che anticipano (a volte in maniera assolutamente insensata) le misure dell’esecutivo nazionale.
Tutto questo accade mentre gran parte del circo mediatico continua a diffondere le notizie e i famosi “bollettini giornalieri” come se fossimo ancora in guerra contro l’Impero Austro-Ungarico, senza entrare nel merito dei dati e, soprattutto, diffondendo gratuitamente terrore ed angoscia.
Come se non bastasse, abbiamo a che fare con un tessuto economico – sociale che non ha ancora per nulla smaltito la sofferenza e la crisi dovute al lockdown di Marzo – Aprile.
Oltre a questo, mi spaventa moltissimo un’Italia in cui il Covid torni ad essere unico argomento di discussione sulla scena pubblica.
Mi spaventa un Paese in cui i bambini, i disabili, i poveri, tornino ad essere sostanzialmente dimenticati per lasciare spazio alla narrazione della “Guerra contro il Covid.”
Questa volta non lo possiamo consentire.
E’ giusto che le Istituzioni (a tutti i livelli) chiedano responsabilità ai cittadini, ma, allo stesso tempo, mostrino RISPETTO nei confronti di un popolo stremato e lavorino concordemente per offrire soluzioni.
Oggi, dire “Io resto a casa” non basta più.