Il passaggio della Basilicata da zona gialla a zona arancione materializza anche cromaticamente la gravità della situazione nella quale sta precipitando la nostra regione e le difficoltà del nostro sistema sanitario regionale nel reggere l’onda d’urto di questa pandemia dai caratteri ormai galoppanti.
Sono inaccettabili i ritardi che si registrano nell’individuazione di strutture covid. Sono mesi che chiediamo a gran voce di accelerare sull’individuazione e l’allestimento di strutture Covid e in questa fase di recrudescenza, con oltre 2500 positivi in regione e un rapporto tamponi/positivi che sfiora il 25% ci troviamo a dover gestire ancora una volta l’emergenza. Siamo in perenne ritardo: il virus non conosce la lentezza di chi ci amministra.
Abbiamo suggerito di allestire strutture covid di tipo alberghiero a bassa intensità di cure dove poter isolare gli asintomatici, che sarebbero facilmente gestibili dalle unità Usco. Non più tardi della scorsa settimana abbiamo lanciato l’allarme evidenziando che la veloce corsa del contagio rischiava di intasare l’Azienda Ospedaliera Regionale con malati covid determinando un inevitabile, quanto imminente, blocco, proprio nel momento della loro ripresa, di tutte le altre attività, anche le alte specialità.
Avevamo ragione, lo stato di emergenza e di sovraccarico ha portato a dover individuare stanze contumaciali covid nei vari reparti del San Carlo, a rismantellare il presidio distrettuale territoriale di Venosa e a dover nuovamente rinunciare ad attività che dovrebbero essere imprescindibili come quelle fornite dal Nucleo Alzheimer del presidio oraziano. Non tutti i pazienti covid possono arrivare al San Carlo, bisogna decongestionare l’Aor di Potenza, bisogna che i pronto soccorso di Lagonegro, Melfi e Villa D’Agri facciano da filtro trattenendo i pazienti a media intensità di cura.
Decisioni di grande importanza e complessità che consentono di differenziare e garantire l’assistenza per i casi covid ad alta e media intensità non privando delle cure per le altre patologie i cittadini lucani ma che necessitano di essere accompagnate da adeguate garanzie in termini di sicurezza per gli operatori e i pazienti.
In questo contesto è essenziale dotarsi di protocolli stringenti che separino il percorso sporco (covid) da quello pulito (non covid) e garantire idonei dpi e in quantità sufficienti a tutti gli operatori sanitari, senza tralasciare efficaci percorsi di addestramento al corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, che riteniamo debbano offrire un livello di protezione dei lavoratori anche superiore a quello ritenuto adeguato dagli organismi tecnico-scientifici, in quanto a oggi gli stessi rappresentano uno dei mezzi principali per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Gli infermieri, i medici, tutto il personale impegnato in questa emergenza non sono eroi né scansafatiche, sono donne e uomini normali, come tutti noi, con le loro paure e le loro ansie. Ma sono anche la prima trincea contro questo nemico da battere. Sono lavoratrici e lavoratori che proprio per la loro funzione debbono essere rassicurati e protetti in tutti i modi possibili ed hanno il diritto-dovere di proteggersi e di proteggere di conseguenza tutti i pazienti a loro affidati. L’obiettivo prioritario da perseguire deve essere quello di coniugare la prosecuzione delle attività sanitarie, socio sanitarie e socio assistenziali per tutte le varie patologie oltre che per il covid19, con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro, garantendo in via prioritaria a tutto il personale che opera nei servizi gli standard di protezione in maniera rigorosa.
Una serie di proposte e azioni che ribadiamo da settimane e mesi, con forza e coerenza. Le uniche posizioni della Fp Cgil Potenza, al di là di documenti, attribuiti anche a questa organizzazione sindacale, circolati nelle scorse ore.
FP CGIL DI POTENZA
Giuliana Pia SCARANO
Donato SUMMA
Giovanni DEL VECCHIO