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Quarant’anni dal 23 novembre 1980 – Il giorno che divise in due la storia dell’Irpinia e della Basilicata.

Compie quarant’anni il terremoto. Il terremoto che cambiò la geografia e la sociologia di parte della Campania e della Basilicata, ma in generale del Mezzogiorno peninsulare.

Per chi ha vissuto quei fatidici novanta secondi di terrore, la sera del 23 novembre 1980, si è creato un confine netto. Come per l’era antica e l’era volgare, prima di Cristo e dopo di Cristo. Noi abbiamo un prima del terremoto e dopo il terremoto; ovviamente sorvolo sulla suddivisione manichea tra l’essere antico e volgare.

Nei paesi restò lo sgomento, la paura, il tremolio e l’incertezza; il dolore per un parente o un caro  amico perso. L’odore acre e secco della polvere dei calcinacci attaccato alla faringe, alla laringe ed alle narici. Occhi spauriti ed umidi di bambini lerci e bisunti più di quanto già non lo fossero per l’innata condizione ancora troppo vicina ai luoghi narrati da De Martino, Levi; volti, tuniche, cipigli e promiscuità ritratti da Cartier Bresson, Pinna e via via fino a Mario Cresci e Gianni Berengo Gardin, che si ripresentavano sotto gli obiettivi dei reporter accorsi per documentare la tragedia.

Di colpo si riparla di queste lande desolate della bassa Italia. Superato il disincanto per i confusi soccorsi, il dolore, lo sgomento la classe dirigente si mette al lavoro per ricostruire un popolo e riprendersi, nel mentre si sarebbe ricostruito la geografia economica, ciò che gli spetta da quando si consumò il passaggio da regno a questione meridionale.  Riunioni in container o casette di legno lì d’uopo per ospitare uffici speciali preposti alla ricostruzione, per iniziare la conta dei danni e la quantificazione del fabbisogno finanziario, per riportare le cose allo status quo ante, ma con effetti reiterativi per migliorare lo standard sociale.  Non era il tempo della telefonia mobile e, dunque, il vezzo delle intercettazioni era di là da venire ma ciò nonostante emersero fenomeni di malaffare a segnare il passo di un percorso di rinascita rivelatosi lungo e tortuoso. Chi non ricorda i furbi delle derrate o dei capi d’abbigliamento pervenuti dalla generosa seppur confusa macchina della solidarietà! E come non ricordare l’odore acre del legno bagnato e il suono del martello da carpentiere a tirar su assiti ed arcarecci per reggere muri incerti ed anch’essi impauriti. Purtuttavia vi sono stati alcuni paesi che hanno tratto beneficio dal processo di ricostruzione post sisma. Potremmo parlare di altri pochi fenomeni virtuosi ma ne scelgo uno a caso per ragioni anagrafiche, Guardia Perticara.

Guardia Perticara ha subìto danni al punto da rientrare nella fascia dei paesi gravemente danneggiati. Con i fondi della legge straordinaria si è avviato il lavoro di ristrutturazione e ricostruzione del patrimonio edilizio. Questa operazione ha letteralmente trasformato il paese che ha assunto un caratteristico aspetto medievale. Molti sono stati i riconoscimenti ricevuti per quest’operazione di recupero, riconosciuto come uno dei borghi più belli d’Italia. É stato definito un balcone fiorito che si affaccia sulla valle del Sauro. E, in un convegno in cui si parlava di bellezze architettoniche, alcuni funzionari della Soprintendenza per i beni Architettonici della Basilicata, hanno paragonato l’operazione eseguita a Guardia Perticara al quartiere Laboratorio d’Otranto, che vide impegnato l’architetto di fama internazionale, Renzo Piano.

Alcuni anni fa intervistai Rocco Grezzi, giovane Sindaco eletto a giugno del 1980. Gli chiesi di spiegarci, in termini politici, la base del progetto che ha portato Guardia Perticara ad avere molti riconoscimenti per il suo caratteristico aspetto assunto proprio grazie agli interventi di riparazione post terremoto! E mi rispose che “le scelte operate dal Comune sulla Ricostruzione post-terremoto sono state dettate da una precisa linea politica tendente da un lato a garantire l’applicazione della normativa tecnica (unità d’intervento coincidente con la struttura dei fabbricati e non con la proprietà degli stessi) e dall’altro al recupero architettonico ed ambientale delle case. Tutto ciò è stato codificato nella normativa del Piano di recupero di cui il Comune si è dotato e che è tutt’ora vigente. Un’altra scelta fondamentale è stata quella di chiedere ai proprietari la delega al Comune per la ricostruzione. Ciò ha consentito un intervento unitario ed organizzato sia per la progettazione che per l’esecuzione dei lavori.”

All’architetto Vito Balzano, che ha diretto l’ufficio ricostruzione del Comune di Guardia Perticara fino al 2018, chiesi di illustrarci la base di questo progetto visto che c’è chi sostiene che è stato realizzato un eclatante falso storico! Ecco la risposta:Quando si parla di falso storico viene subito da pensare ad altre realtà, tipo Assisi. All’inizio del secolo, questa graziosa città umbra, era tutta intonacata, in seguito fu riportata a vista, operando delle gradevoli aggiunte che hanno fatto storcere il naso ai cultori del restauro puro. Ma Assisi è lì, ad accogliere le migliaia di visitatori che affollano le strade ed i vicoli, mostrando le sue gradevoli facciate e vivendo di turismo grazie all’immagine che riesce ad offrire, oltre naturalmente al culto del “Santo”. A Guardia abbiamo fatto esattamente la stessa cosa. Le case erano quasi tutte in pietra e non si è fatto altro che liberarle dell’intonaco che le avvolgeva. Operazione riuscita? Sbagliata? Non sta a me dirlo. La migliore risposta possono darla i numerosi visitatori neutrali che hanno la possibilità di fare immediatamente i raffronti con altre realtà a loro note. Sembra che alla maggior parte dei visitatori Guardia piaccia”.

Invece, uno dei professionisti impegnato nell’opera di ricostruzione, il più presente ed operativo a tutto tondo, proveniente dalla scuola di Firenze, l’architetto Antonio Loria, alla mia domanda del come si è mosso sul campo, nei cantieri e tra i murazzi del Borgo ha risposto diaver operato come un artigiano che modella pezzi unici, che cesella rarità. Ricercando soluzioni istante per istante, scavando nella memoria edilizia per riportare alla luce ciò che restava sotto i sedimenti dell’incuria e dell’indigenza di un popolo che emigrava anno per anno. Un vantaggio, dice l’architetto Loria, è stato, paradossalmente, quella povertà che ha impedito ammodernamenti, preservando il patrimonio edilizio dalle sopraelevazioni e da altre modernità costruttive tipiche del meridione. In buona sostanza possiamo dire che la mancata evoluzione edilizia, frenata dall’assenza di rimesse provenienti dagli emigranti, ha reso possibile l’opera di maquillage restituendo un Borgo che oggi è ammirato ed apprezzato”.

Tuttavia, mi corre l’obbligo di dirlo, ciò che ha frenato un poco l’emorragia demografica non è stato il turismo né il bilancio occupazionale che un grande cantiere dell’edilizia solitamente restituisce; finita l’opera di ricostruzione l’emigrazione è ripresa a piè sospinto. Fenomeni industriali ed antropizzazioni avversate hanno, invece, dato possibilità a tante famiglie di poter vivere dignitosamente. Senza petrolio e senza eolico forse Guardia Perticara sarebbe in vetta alla classifica dei paesi fantasma; per fortuna ciò non è stato. L’abilità dei Sindaci e dei politici in genere, nel disegnare le città, sta anche nel fatto di saper gestire eventi ed evoluzioni senza rovinare il bello che c’è ma creando quelle condizioni minime per far si che la gente resti e non vada altrove a sviluppare i propri sogni. Non tutti hanno la possibilità di avere un posto fisso, dunque, alternative valide, oltre al turismo, penso bisogna crearle altrimenti rischiamo di assumere l’aspetto di un parco o di un villaggio turistico che vive intensamente alcune settimane dell’anno a seconda della propria vocazione territoriale. Assisi ha il Santo ma non solo; a noi resterebbe solo l’aspetto gradevole del paese e, a mio parere, non basta.  Possiamo dunque dire che il dopo terremoto, quell’era volgare di cui dicevo in esordio, ha dato ossigeno per altri quarant’anni a questo come ad altri paesi che hanno raccolto le idee dopo aver pianto i morti, assorbito i dolori e smaltito lo sbigottimento per i novanta interminabili secondi che scossero la Basilicata e l’Irpinia.

Gianfranco Massaro – Agos

da LANUOVADELSUD 23.11.2020

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