Sulla gestione dell’emergenza Covid-19 si profila una nuova fase nei rapporti Regione-sindacati che si auspica possa tradursi, nel più breve tempo possibile, in atti concreti che coinvolgano oltre le strutture regionali di Cgil, Cisl, Uil, quelle confederali di categoria della funzione pubblica-sanità e pensionati. E’ in sintesi il giudizio espresso dai Segretari Generali di CGIL CISL UIL Summa, Gambardella e Tortorelli al termine dell’incontro avuto oggi (in presenza) con l’Assessore regionale alla Salute Leone.
I dirigenti sindacali hanno consegnato ed illustrato all’Assessore Leone un documento particolarmente circostanziato in analisi, valutazioni e proposte ed indicato un percorso per la sottoscrizione di un’intesa che si sostanzi sull’istituzione di un tavolo permanente per affrontare ogni problematica relativa all’emergenza sanitaria.
L’Assessore ha chiesto tempo per valutare insieme al Presidente Bardi la proposta sindacale.
CGIL CISL UIL – che proprio a seguito della convocazione dell’incontro di oggi hanno sospeso la giornata di mobilitazione promossa per domani – nel confermare l’atteggiamento assunto di grande responsabilità continuano a sollecitare un’autentica svolta nel comportamento della Giunta.
Lo scenario ed i più recenti approdi della crisi pandemica
Il sindacato confederale raccoglie i grandi timori e le preoccupazioni diffuse insieme alle speranze di superare il ritorno autunnale della pandemia che rischia di aumentare le disuguaglianze sociali nella salute, nella qualità di vita e nell’accesso alle cure, specie nelle nostre realtà più periferiche.
La situazione è straordinaria, di grande emergenza sanitaria e sociale e richiede interventi e decisioni di governo politico dei fenomeni, altrettanto straordinari per la piena tutela e messa in sicurezza della salute pubblica.
I recenti provvedimenti del Governo per contenere la crescita epidemica del Covid-19 fanno leva sulla compartecipazione responsabile dei cittadini e delle comunità.
Ma è evidente che lo Stato e, in specie, la Regione debbano recuperare ritardi, inefficienze e aggiornare il sistema di protezione e sicurezza dei singoli e delle comunità con un’offerta di salute affatto nuova e all’altezza delle sfide della pandemia.
Già lo stesso Decreto Rilancio invitava le Regioni ad adottare “piani di potenziamento e riorganizzazione” della rete assistenziale territoriale per un monitoraggio costante e ad un tracciamento precoce dei casi e dei contatti al fine della relativa identificazione, isolamento e trattamento. Con lo stesso Decreto le Regioni erano invitate ad adottare i Piani di riordino della rete ospedaliera per potenziare i posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva anche rimodulando l’offerta ospedaliera per poter fronteggiare l’emergenza COVID.
Purtroppo la Basilicata non risponde agli appelli del governo, né si confronta con alcun soggetto e la dimostrazione tangibile di quanto affermiamo sta nei numeri stessi e nell’andamento della pandemia:
- la Basilicata è passata da regione covid free a zona arancione
- è stata superata la quota di 6.000 contagiati
- si è perso il tracciamento per circa 250 contagiati
- indice Rt nei giorni scorsi ha sfiorato 1,99, per poi scendere a 1,21, confermando comunque il triste primato della Basilicata.
Una gestione inadeguata della crisi pandemica in Basilicata
Appare evidente che, allo stato, la Regione non ha la capacità né di direzione né di controllo dei nodi essenziali, a partire dal Servizio sanitario.
Nessuna azione programmatica, nessun potenziamento dei servizi territoriali, nessun piano di assunzione personale, pur avendo a disposizione oltre 30 milioni di euro messi a disposizione dal Decreto rilancio. Nessuna struttura Covid individuata, nessuna “vera” cabina di regia e monitoraggio per il tracciamento.
Regione e Aziende Sanitarie sembrano navigare a vista, non hanno una visione progettuale più complessiva. È difficile rintracciare indirizzi, linee guida, né è certo il percorso di cura e la presa in carico dei cittadini pazienti.
Cgil Cisl Uil avversano questo stato di incertezza generale del Sistema Sanitario Regionale.
Ci vuole un cambio di passo con un Piano di azione di rilancio per recuperare i tanti fallimenti emersi a livello organizzativo e logistico (la situazione trasporti, i focolai nelle RSA, il ritardo clamoroso nell’approvvigionamento e nella distribuzione dei vaccini antinfluenzali).
La gestione di questa emergenza va coniugata con un vero e proprio piano di rilancio del sistema sanitario regionale, nella cornice di una riforma del Servizio Sanitario nazionale. Un piano di azione con una road map degli obiettivi e di risultati attesi per riordinare le strutture oltre le sfide del Covid risolvendo le questioni aperte con immediatezza e senza altri ritardi.
Il Governo regionale eserciti la propria funzione di guida, tracciando le direttrici per ridisegnare un sistema sanitario regionale rispondente ai bisogni di salute dei lucani con un impiego virtuoso delle notevoli risorse messe a disposizione dal Governo nazionale, Decreto Cura Italia, Decreto Rilancio, oltre alle disponibilità del Recovery Fund e, auspicabilmente, del MES.
Le criticità, i cambiamenti e le misure necessarie
Il piano di azione per l’emergenza Covid 19 e post-Covid deve tradursi in due grandi manovre lungo i sistemi e sottosistemi di cura dell’ambito territoriale e di quello ospedaliero, fino a provocare una trasformazione complessiva e coordinata dei servizi per un nuovo assetto organico delle funzioni sanitarie.
Il punto è che la Regione e le Aziende sanitarie devono cambiare rapidamente il loro modello operativo per recuperare ritardi e carenze gravi registrate in più direzioni, a partire dal “tracciamento precoce dei positivi di modo che si possa intercettare e anticipare il processo di diagnosi e ridurre il carico di ospedalizzazione”.
Occorre rendere massiccio e crescente l’impiego delle diverse tipologie di tampone, da estendere ed amplificare ad ampio raggio attraverso una permanente campagna di screening nelle scuole, nelle comunità e nei luoghi di lavoro, campionati per paesi e per nuclei familiari attraverso i test rapidi validati per individuare i positivi e ridurre al minimo sia le quarantene che i tempi di attuazione delle eventuali misure di isolamento.
Per realizzare tali campagne si preveda l’impegno dei medici di medicina generale, dei pediatri e dei farmacisti, individuando le modalità e le strutture idonee dove svolgere tali campagne con test rapidi.
Sono necessarie inoltre regole certe per lo screening dei pazienti con sintomi sospetti rilevati dai diversi punti abilitati del sistema (dai medici di medicina generale alle Strutture di Cure Primaria, alle U.O. del Dipartimento Igiene, ecc.) con protocolli per la gestione dei casi sospetti e/o positivi in tutte le circostanze e la costituzione di una centrale regionale unica di tracciamento per garantire il contact-tracing in grado di aggiornare settimanalmente le priorità delle attività di testing e la modulazione delle attività di testing.
L’incremento massivo delle campagne di screening richiede il contestuale rafforzamento delle capacità di processare attraverso il rafforzamento della Rete dei laboratori pubblici e privati accreditati sul territorio regionale allo scopo di garantire una rapida refertazione dei tamponi somministrati alla popolazione.
Una volta tracciati i pazienti positivi occorre dare una risposta immediata di assistenza territoriale.
Manovra di potenziamento e riordino della risposta territoriale anti-covid 19 attraverso misure operative regionali e aziendali
Allo stato il territorio appare il punto di caduta più significativo registrato nel nostro Sistema Sanitario Regionale. Occorrono azioni e misure urgenti per invertire la rotta.
Serve innanzitutto la definizione di un protocollo unico regionale per una rapida presa in carico dei soggetti risultati positivi al tampone (anche quelli processati da strutture private) e per il tracciamento dei contagi al fine di uniformare le modalità operative delle USCA/USCO presenti sul territorio regionale che vanno incrementate e distribuite omogeneamente sul territorio.
Bisogna definire team zonali multidisciplinari in cui i medici di medicina generale, i medici delle Strutture di Cure Primarie, i medici del servizio Igiene e quelli delle USCA/USCO operino con gli infermieri territoriali per garantire la programmazione e l’esecuzione di prestazioni, il monitoraggio e il follow-up dei pazienti incluse le visite domiciliari e l’avvio e diffusione di strumenti informatici e di telemedicina finalizzati al controllo in remoto dei soggetti fragili.
Utilizzare l’emergenza covid rafforzando i servizi di assistenza domiciliare e potenziando la valutazione multidimensionale dei bisogni dei pazienti e l’integrazione dei servizi sociali e socio-sanitari territoriali per garantire il massimo livello di assistenza in favore dei pazienti in isolamento domiciliare o quarantenati. In prospettiva un’implementazione dell’assistenza ai soggetti fragili, le cui condizioni sono ulteriormente aggravate dall’emergenza in corso, ovvero ai soggetti cronici, disabili, con disturbi mentali, con dipendenze patologiche, non autosufficienti, bisognosi di cure palliative/terapia del dolore.
Previsione e allestimento con sollecitudine di strutture intermedie per accogliere pazienti positivi che non necessitano di cure ospedaliere ma di cure e terapie a sorveglianza medico-infermieristica.
Solo in questi giorni si sta provvedendo ad allestire strutture intermedie (Presidio distrettuale territoriale di Venosa e quello di Stigliano, l’unico ad oggi effettivamente operativo) per accogliere pazienti positivi che non necessitano di cure ospedaliere ma di cure e terapie a sorveglianza medico-infermieristica di media e bassa intensità. Questo ha determinato un inevitabile sovraccarico degli Ospedali di Potenza e Matera che vanno assolutamente decongestionati per garantire l’assistenza ospedaliera ai pazienti covid più acuti o in evoluzione e per poter contestualmente assicurare la continuità dell’assistenza rispetto alle attività di alta specialità relative ad altre patologie.
È ancora agli albori la previsione di strutture alberghiere dove accogliere persone positive che non possono sostare a domicilio senza mettere a repentaglio la salute dei conviventi.
Manovra azioni di potenziamento e riordino della risposta ospedaliera anticovid 19
Occorre la chiara definizione e formalizzazione di un Piano di riordino ospedaliero che riallinei le strutture potenziandone i servizi anti Covid e consolidando le attività ordinarie e specialistiche.
Bisogna adottare il piano di riorganizzazione dei Dea di I e II livello per l’incremento di attività in regime di ricovero in Terapia Intensiva e in aree di assistenza ad alta intensità di cure, inclusa l’area di semi-intensiva.
Una manovra importante per la rimodulazione impiantistica ed assistenziale dell’offerta Covid 19 degli Ospedali sede di Dea di I e II livello di Potenza e Matera potenziati “a fisarmonica” nell’area medica infettivo-pneumologica, rafforzando la capacità di risposta alla casistica a maggiore complessità clinica ed assistenziale, dal semplice ricovero fino all’accesso in terapia intensiva.
Nello stesso tempo, per scongiurare che siano nuovamente sospese tutte le attività no covid, ivi compresa l’alta specialità, è necessario che gli ospedali sul territorio, sedi di PSA, svolgano una funzione di filtro rispetto al San Carlo e al Madonna delle Grazie .
In concreto occorre riprogrammare i percorsi di Pronto Soccorso in tutti i presidi ospedalieri rafforzando l’Osservazione Breve del paziente e filtrando in ambienti
separati i casi sospetti in attesa di diagnosi Covid 19, con successivo iter del paziente nelle strutture di bassa media assistenza, individuate per singolo distretto, o di alta nei Dea I e II livello.
Questo richiede:
- l’adeguamento, anche transitorio, di alcuni presidi ospedalieri con posti letto congrui per consentire il potenziamento delle attività di ricovero programmato dei pazienti non urgenti, non acuti o di medio- bassa assistenza Covid;
- l’attivazione e conferma permanente di procedure di sorveglianza sanitaria per il personale con applicazione certa e verificata dei dispositivi di protezione sui luoghi di lavoro;
- l’avvio e diffusione di strumenti informatici e di telemedicina finalizzati al controllo in remoto dei soggetti fragili, un sistema interfacciato tra ospedale e territorio.
Azioni di piano per l’impiego dei diversi canali finanziari previsti per l’emergenza
Queste scelte qualificanti ed urgenti devono fare il paio con una efficace e rapida manovra della Regione e delle Asp, superando lentezze croniche con una più fertile capacità attuativa per coordinare e spendere in modo programmato e finalizzato i fondi cospicui stanziati dal Governo per un rilancio del sistema sanitario con investimenti spiccati in più direzioni.
L’emergenza Covid richiede senza alcuna incertezza di procedere ad irrobustire la dotazione delle risorse umane utilizzando le risorse destinate alle nuove assunzioni: complessivamente 16 mln per il 2020 e 10mln per il 2021. Il rafforzamento degli organici è un punto centrale da cui ripartire, perché mancanza di personale, precariato diffuso e frammentazione derivante da dinamiche professionali e contrattuali rischiano di far implodere il sistema se non affrontate con immediatezza.
Rilevanti sono inoltre i 14 milioni ex L 77/20 per il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera finalizzati al rafforzamento e incremento delle terapie intensive, aumento dei posti letto, ristrutturazione dei pronto soccorso, percorsi separati negli ospedali per garantire la massima sicurezza ai degenti e ai lavoratori. La Regione deve formulare un vero Piano riorganizzativo degli ospedali in relazione all’incremento significativo che lo Stato ha deciso per le terapie intensive e sub, oltre che per i reparti di infettivologia e pneumologia.
Per altro verso sono da utilizzare le risorse, per complessivi 6mln, destinate al recupero di ricoveri ospedalieri, sia chirurgici che medici, nonché di prestazioni diagnostiche e visite specialistiche cui non è stata data risposta durante la pandemia e che hanno registrato una riduzione media del 40%.
Si tratta di un sostegno importante che la Regione deve cogliere per una piena ripresa delle attività non Covid in sicurezza, pena una nuova emergenza con danni per la salute di pazienti cronici, oncologici, polipatologici a rischio di danni irreversibili, senza cure e follow up.
Nel contempo è di assoluta urgenza affrontare e risolvere la questione delle liste d’attesa e delle richieste di prestazioni specialistiche già prenotate da marzo scorso pendente nel numero di circa 290 mila.
Occorre il coinvolgimento di tutte le diverse strutture ospedaliere e di quelle dei privati convenzionati, fino ad impegnare i venti e più punti di assistenza specialistica territoriale.
Una più generale riprogrammazione per un modello di “sanità-sociale”
I sindacati rivendicano un cambio di programma per riallineare, proprio nel tempo del Covid, le funzioni sanitarie e in primis territoriali a partire da una riprogrammazione e ricostituzione dei servizi territoriali intorno alla realizzazione di un Distretto della salute.
Si riparta con le Conferenze di servizio tra Regione, Aziende Sanitarie, operatori e soggetti istituzionali e sociali per attivare il Distretto della salute come luogo di programmazione e produzione dei servizi sanitari, la presa in carico multidisciplinare. È tempo di rimettere in asse il Servizio Sanitario Regionale proprio a partire dal fronteggiamento del Covid 19.
Si tratta di costruire un modello in grado di andare incontro alle persone e ai loro bisogni attraverso una presa in carico multidisciplinare, con un reticolo assistenziale in grado di valorizzare e potenziare l’assistenza domiciliare, in una logica di prossimità con modelli innovativi, in specie legati alla prevenzione, agli stili di vita, alla multicronicità.
Attualmente in Basilicata i servizi sanitari territoriali sono una sommatoria di ambulatori, i piani sociali di zona e gli ambiti territoriali sono dei fantasmi con cui i cittadini ingaggiano una battaglia impari.
Decisiva è la regia rafforzata dei servizi a bassa soglia di accesso (pediatri, medici di famiglia, medici di continuità assistenziale, consultori familiari, centri vaccinali, centri di diabetologia, servizi socio-sanitari per anziani, disabili, sofferenti psichici, tossicodipendenti, ecc.), definendo finalmente un assetto certo della continuità assistenziale, strutturato “a scorrimento” ospedale-territorio, con le dimissioni protette, i percorsi diagnostico-terapeutici, la medicina d’iniziativa e rafforzando le strutture intermedie tra domicilio, servizi territoriali e ospedalieri ad esempio attraverso le case della salute quale luogo in cui riorganizzare la medicina territoriale.
In definitiva bisogna accogliere e non rinunciare a sperimentare proprio in Basilicata un modello di “sanità-sociale”, integrato e non scisso tra ospedale e territorio.
La pandemia provoca e scuote le radici stesse del Servizio Sanitario così come l’abbiamo conosciuto dopo le riforme straordinarie ed uniche degli anni ‘70.
Parole come “universalità, generalità, equità” e persino “gratuità” risuonano come non mai nella sempre più forte e generalizzata consapevolezza che la sanità pubblica è un bene prezioso sul quale bisogna investire di più.
I sindacati avvertono uno stato di grande allerta sociale e rivendicano l’attuazione del Piano di azioni per una sanità regionale che salvaguardi la salute nell’emergenza da Covid, subito senza rinvivi e senza ancora facili ed improbabili promesse. Sono stati inferti colpi durissimi alla credibilità ed affidabilità del sistema sanitario lucano.
Le Confederazioni denunciano troppi ritardi rinvii ed una persistente inadeguatezza della Regione, priva di una benché minima visione ed azione di governo.
Senza risposte certe e tempi rapidi nel ripristinare ed indirizzare il complesso dei servizi ospedalieri e territoriali verso un modello organizzativo che guardi, nell’emergenza, al potenziamento dei servizi per la gestione della pandemia, senza una svolta evidente e decisiva nelle azioni con una pianificazione certa negli obiettivi, nei tempi con un cambiamento reale nei comportamenti, nelle scelte e negli incarichi di responsabilità inadeguati, senza un confronto vero ed aperto riconoscendo pari dignità e diritto di partecipazione alle scelte delle forze sindacali, le Confederazioni manifesteranno e lotteranno per modificare gli orientamenti inadeguati ed errati del Governo regionale, dando voce alla preoccupazione dei lucani che vedono mettere in discussione la tutela della loro salute.