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La DAD e la sua fine appena partiranno le strategie regionali.

E come si immaginava, le scuole superiori restano ferme e continuano con la DAD, l’acronimo più conosciuto degli ultimi tempi. I ragazzi, che siano matricole o prossimi all’ingresso nel mondo del lavoro, dovranno fare ancora i conti con la Didattica A Distanza. Molti sono felici di poter fare ingresso in classe direttamente e comodamente sommersi sotto il piumino dalla propria camera da letto, altri sono felici così possono marinare la scuola senza per questo girovagare per parchi e ville delle città ma molti soffrono perché vorrebbero il contatto fisico o quanto meno l’incontro in presenza, con amici e compagni di scuola, con i professori, con le persone che scandivano le giornate di un tempo che si allontana sempre più dal proprio presente.

Ne abbiamo sentite molte in queste settimane, dallo screening di massa alla presenza al cinquanta per cento fino ai turni, tralasciando banchi a rotelle ed altre amenità che per carità avrebbero anche dato significato e sorretto la didattica in questo periodo che sta segnando gli anni venti del XXI secolo.

Ho ascoltato alcune considerazioni di studenti delle superiori e, al netto delle diverse opinioni e propensioni a frequentare la scuola, tutte confluivano nella considerazione che nelle scuole, nel breve lasso di tempo dell’anno scolastico in corso in cui hanno frequentato in “presenza”, i veri contatti, le vere condizioni di probabili contaminazioni si sono verificate a bordo degli autobus; perché nelle scuole le regole venivano rispettate. Ovviamente tenendo presente che chiunque, fuori dal perimetro del plesso scolastico, può mostrare rispetto o disprezzo per le regole che evitano il diffondersi del virus. Un dato è certo, se uno studente che porta addosso il virus indossa la mascherina e mantiene le distanze non rappresenta un pericolo per chi lo incontra e che a sua volta mantiene le distanze e rispetta le regole. Dunque, continuo a dire, la scuola resta un luogo sicuro oltre che un luogo fondamentale per sostenere questo terribile momento di crisi, perché se queste generazioni usciranno con le “ossa rotte, l’orizzonte della ripresa resterà molto lontano.

Credo che la Regione, con la sua Task Force, abbia raccolto tutti i dati occorrenti per una programmazione dell’emergenza e, soprattutto, per la gestione della vita quotidiana in questo periodo di congiuntura. Immaginiamo tutti che il commissario regionale abbia messo in sinergia tutti gli attori quali, per restare alla scuola, Dirigenti scolastici, dirigenti e funzionari regionali, personale del provveditorato e delle aziende di trasporto pubblico fino ai comuni. Esiste sicuramente un dato, sempre per restare alla scuola, che ci dà l’elenco dei siti dei Licei e degli Istituti Superiori, il numero generale degli studenti iscritti e frequentanti, la loro provenienza, il loro status anagrafico di residente o domiciliato nella città ove frequenta oppure di pendolare giornaliere; e, spingendo oltre, quante donne, quanti maschi, quanti maggiorenni e quanti lo diventeranno nel corso dell’anno scolastico e via via fino a sapere tutto di ogni singolo studente. Questo dato, dunque, perché non incrociarlo con le società di trasporto pubblico e mettere a punto un sistema di trasporto calibrato alle nuove esigenze? Magari aumentando o riducendo gli autobus ove necessario. Perché non rivedere le sezioni scolastiche – compito dei dirigenti scolastici – e rimescolare i nominativi per farli rientrare nell’elenco che più si presta ai probabili orari degli autobus del TPL? Magari con turni alternati tra residenti/domiciliati in loco e pendolari.  Sarebbe un trauma per gli alunni che dovrebbero adattarsi a nuovi compagni di classe ed a nuovi docenti, ma sarebbe comunque un male molto inferiore al peso che tutti stiamo sopportando con la famigerata DAD.  Ecco, perché non si fanno o si prova a fare tutte queste cose? Non vogliamo mica pensare che in tutti questi mesi nessuno abbia pensato di ordinare i dati, aggregandoli e disaggregandoli, per poter mettere in condizione chi governa i processi di prendere decisioni!? Perché tutti gli attori protagonisti della vicenda di cui narravo in esordio, mica stanno per reagire ai problemi chiudendo o aprendo le possibilità dei contatti sociali e dello svolgimento della vita quotidiana, no! Non lo pensiamo, perché una cosa così semplice la può fare chiunque, non c’è bisogno del grande stratega o dirigente capace e competente. Sarebbe come dire: se piove la cosa naturale è aprire l’ombrello; Mentre lo stratega, il manager, la persona capace di assumersi le responsabilità e di governare i processi, invece, se piove studia come poter lenire i disagi a chi non ha l’ombrello e di non far pesare, a chi ha l’ombrello, l’handicap di avere una mano impegnata per sorreggerlo. Noi siamo sicuri che così non è, e ci chiediamo come mai questi dati non vengano usati per mettere su strategie che ci consentano di vivere, se pur limitati, in sicurezza questo periodo particolare. E siamo certi pure del fatto che in una rete sinergica tra Regione, Provveditorato, Dirigenze Scolastiche, Strutture sanitarie e Comuni si avvierà, nei paesi di residenza, uno screening di tutti gli studenti che frequentano le “scuole superiori”, così non appena riprenderà in sicurezza la didattica in presenza ognuno saprà la sua condizione sanitaria rispetto al contagio del Virus.

E siamo ancora certi che ora stiano elaborando strategie tenendo a base tutti quei dati che dicevo sopra, come siamo certi che partirà subito lo screening della popolazione scolastica in vista della riapertura per l’1 febbraio prossimo venturo, altrimenti vuol dire che la classe dirigente è incapace di governare questa Regione.

Gianfranco Massaro – Agos

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