La crisi di governo entra dunque nella sua fase decisiva.
Come era ampiamente prevedibile, il voto della settimana scorsa al Senato (governo ottiene la fiducia ma è molto lontano dalla maggioranza assoluta) ha aperto uno degli scenari maggiormente temuti dall’esecutivo e dal Premier Giuseppe Conte.
Nel corso di questi giorni, i numerosi tentativi della maggioranza e dei partiti che la sostengono di stimolare la nascita di nuovi gruppi parlamentari (soprattutto a Palazzo Madama) al fine di sostituire i voti dei gruppi Renziani, non hanno sortito gli effetti sperati.
Al contrario, in vista del voto (inizialmente previsto per Mercoledì 27 Gennaio) sulla relazione annuale del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, le tensioni sono aumentate ed il sentiero della maggioranza del Senato si è fatto ancora più stretto.
Ai 156 voti ottenuti dal governo settimana scorsa a Palazzo Madama, bisognava sottrarre quelli di tre senatori a vita (che non sarebbero stati presenti) e quelli della senatrici Lonardo Mastella e del Senatore Nencini (difficilmente immaginabile il loro sostegno al ministro del Movimento Cinque Stelle.)
Come se non bastasse, con tutta probabilità l’astensione di settimana scorsa del gruppo di Italia Viva, si sarebbe trasformata in un secco No alla relazione del Ministro.
Tutte queste considerazioni politiche hanno spinto il presidente del Consiglio ad annunciare il colloquio con il Capo dello Stato e le conseguenti dimissioni.
Cosa succede ora?
La mossa del Premier ha un solo obiettivo: riottenere l’incarico dal Presidente della Repubblica con la speranza di aver allargato, nel frattempo, la base parlamentare a sostegno del suo governo.
Non è per nulla scontato che questo accada, quello che è certo è che l’inquilino di Palazzo Chigi dovrà pensare ad una squadra di governo molto diversa da quella del Conte-bis.
La sopravvivenza della legislatura è praticamente legata alla formazione di nuovi gruppi Parlamentari (centristi in massima parte) che possano sostituire deputati e senatori renziani.
Le posizioni delle forze in campo
Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, ha fatto sapere qual è la posizione ufficiale dei democratici: “Con Conte per un governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità.”
Politichese a parte, il messaggio appare abbastanza chiaro: siamo dalla parte di Giuseppe Conte ma è necessario ogni sforzo per allargare la base parlamentare. Toni leggermente diversi e meno ultimativi rispetto a quelli dei giorni scorsi : “O Conte o il voto.”
L’altra principale forza che sostiene il governo, il Movimento Cinque Stelle, fa eco a questa posizione e annuncia: “Il passaggio per il cosiddetto Conte ter è ormai inevitabile ed è l’unico sbocco di questa crisi scellerata.
Un passaggio necessario all’allargamento della maggioranza.
Noi restiamo al fianco di Giuseppe Conte, continueremo a coltivare esclusivamente l’interesse dei cittadini, puntiamo a uscire nel più breve tempo possibile da questa situazione di incertezza che non aiuta. “
Il tema è che non è scontato che questa missione vada a buon fine. Per allargare la maggioranza,infatti, è necessario acquisire nuovi voti.
Per il momento Matteo Renzi e i gruppi Parlamentari di Italia Viva restano “alla finestra” in attesa dell’apertura di eventuali consultazioni, auspicando di essere decisivi per la formazione di un nuovo esecutivo.
Come si accennava in precedenza, il sentiero per evitare le elezioni anticipate è abbastanza angusto.
A testimonianza di questo, i gruppi Parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia fanno sapere: “Unica strada è il voto anticipato.”
Toni più sfumati ma non così differenti quelli di Berlusconi e Forza Italia: “Dopo Dimissioni Conte soltanto due strade: voto anticipato o governo di unità nazionale.”
L’ultima opzione presupporrebbe l’uscita definitiva dalla scena politica di Giuseppe Conte, questa è un’ipotesi che il Movimento Cinque Stelle e gran parte del Partito Democratico non vogliono prendere in considerazione.
In ultimo, i movimenti sempre meno chiari e fumosi dei cosiddetti parlamentari “Responsabili” o “Costruttori”: appare ancora lontana la costituzione di nuovi gruppi Parlamentari a sostegno di un nascente “Conte-ter”.
Domani sarà una giornata decisiva anche su questo fronte.
Al netto di questo, bisognerà tenere in considerazione cosa deciderà di fare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Di sicuro il Capo dello Stato ascolterà il Premier Dimissionario e poi valuterà se conferirgli un nuovo incarico (se nel frattempo dovesse materializzarsi una nuova e solida maggioranza Parlamentare) oppure aprire la strada alle Consultazioni.
Di fatto è una crisi al buio in piena Pandemia.
Uno scenario difficilmente immaginabile e davvero incerto.