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Decreto Sostegni, la delusione di ristoratori e titolari di Bar. Confcommercio Potenza vicina alla Comart di Villa D’Agri

Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma di Confcommercio Potenza.

 Con il decreto Sostegni il ristorante tipo che in Basilicata nel 2019 fatturava 225mila euro e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso almeno il 30% del proprio fatturato, 67.500 euro, beneficerà di un contributo una tantum di 2.250 euro.

Poco cambia per un bar tipo. Chi nel 2019 fatturava 100mila euro e ne ha persi 25mila a causa delle restrizioni, avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, il 4,7% della perdita media annuale. Sono queste le simulazioni prodotte dall’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici esercizi, all’indomani dell’approvazione del Dl Sostegni. Dati – commentano gli esercenti lucani di ristoranti e bar – che esprimono forte delusione, proprio come se dal “tunnel” della crisi dovuta all’emergenza pandemica non si intraveda ancora la luce. E – si precisa – i dati delle simulazioni non tengono conto di fatturati che nei piccoli comuni sono decisamente più bassi.

Antonio Sorrentino, Federmoda-Confcommercio e Michele Tropiano, Federalberghi-Confcommercio nel ricordare le numerose azioni di protesta attuate nei giorni scorsi, iin particolare a Potenza e a Villa d’Agri, sottolineano che “la manifestazione di protesta indetta dall’Associazione Comart Villa d’Agri, presieduta da Piscopia, per domani a Potenza è un’ulteriore spia del profondo malessere delle categorie degli esercizi commerciali ed artigiani oltre che bar, ristoranti di tutti i settori, ai quali va il nostro sostegno ed impegno. I contributi del Dl Ristori sono fortemente inadeguati e pertanto è nei confronti del Governo che concentreremo la nostra iniziativa , dopo il giudizio di insoddisfazione espresso dal Presidente nazionale Carlo Sangalli che ha già annunciato azioni di pressing al Governo. Crediamo tuttavia che la Regione, nonostante le misure approvate sin dal primo locdwon in relazione alle proprie disponibilità finanziarie che hanno consentito un’erogazione veloce dei primi aiuti, possa produrre uno sforzo ulteriore. Le piccole imprese, quelle individuali e di famiglia che da noi rappresentano l’ossatura storica del commercio rischiano di chiudere e noi non lo permetteremo”.

Altri due dati del Centro Studi Confcommercio. ll quarto trimestre 2020 registra una contrazione del fatturato della ristorazione complessivamente pari a -44,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Il periodo si conferma come un vero e proprio secondo lockdown per le imprese del settore portando l’intero anno ad una perdita complessiva del 36,2 % pari a 34,4 miliardi di euro.

“Il decreto Sostegni era certamente necessario, ma è evidente quanto non possa essere considerato sufficiente. Da settimane si parlava di aiuti perequativi, selettivi, adeguati e tempestivi e questi aggettivi non descrivono le misure proposte – ha dichiarato il presidente della Federazione, Lino Enrico Stoppani -. Innanzitutto, la coperta del sostegno a famiglie e imprese è evidentemente troppo corta per la platea che si propone di aiutare: settori come la ristorazione sono stati messi letteralmente in ginocchio dalla gestione dell’emergenza e i limiti imposti sulla perdita di fatturato o sui massimali erogabili hanno effetti perversi sul sostegno alla parte più sana della nostra economia. Bastano due esempi: ci si lamenta del nanismo delle imprese italiane e poi si mette un limite di 10 milioni di fatturato per accedere ai sostegni; e ancora: si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media. C’è la spiacevole sensazione di voler aggirare il problema. Il punto è che bisogna uscire immediatamente dall’ottica di breve periodo e mettere in piedi un piano di ripartenza che garantisca il diritto al lavoro e non sottoscriva semplicemente il dovere di stare chiusi. Serve un progetto che dia una prospettiva di futuro reale alle imprese e non solo un sostegno temporaneo, che appare oggi una fragile stampella.”

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