Il dibattito pubblico delle ultime ore sta assumendo delle proporzioni grottesche.
Mentre il Paese vive inesorabilmente il contrasto tra le pulsioni dei “Garantiti” e di chi non ha più alcuna fonte di reddito (a seguito di un anno di chiusure forzate), la politica Italiana -senza escludere nessuno schieramento – sembra distante anni luce dalla percezione del sentimento popolare delle ultime settimane.
Questa comoda ma fuorviante distinzione tra “Aperturisti” e “Rigoristi” è utile a riempire le colonne di qualche giornalone o le poltrone (ben sanificate) di qualche salotto televisivo.
La realtà del Paese è un’altra, molto più inquietante ma nessuno ha il coraggio di raccontarla. Centinaia di migliaia di lavoratori di diversi settori sono oramai alla fame e quando sono costretti a scendere in piazza temono anche per la propria salute.
Il principio è molto semplice: “Tu mi chiudi, tu mi paghi. ” Il dramma è che l’Italia non ha rispettato questo principio (o almeno lo ha fatto molto peggio di altri Paesi Europei). Le tensioni nascono da questo, inutile perdere tempo a formare gli schieramenti mediatici a difesa di questo o per attaccare quell’altro.
La classe dirigente tutta, non ha idea dello tsunami sociale che è in corso in questo Paese. Come se non bastasse, inoltre,si percepisce poca avvedutezza e ancora molto e inutile paternalismo.
L’obiettivo primario del governo in questa fase così complicata per tutti, dovrebbe essere quello di garantire un minimo di coesione sociale. La verità è che si continua a non mostrare sufficiente attenzione alla tenuta sociale e psicologica del Paese. L’approccio comunicativo è sbagliato, forse lo sono anche alcune scelte che con la prevenzione del contagio hanno molto poco a che vedere (es.coprifuoco alle 22). Ad ogni modo, il tempo è scaduto. Lo scollamento tra il teatrino mediatico e la vita quotidiana delle persone è oramai un dato acclarato. L’estate potrebbe essere molto calda, forse infuocata.