Diversi commentatori (ed anche alcuni cronisti) si chiedono perchè il dibattito sulla nascente “European – SuperLeague” di calcio abbia addirittura scansato la Pandemia dalle prime pagine dei quotidiani e dalla testa dei telegiornali.
Alcuni, con falsa sorpresa e senza aver mai nutrito una vera passione per questo sport, parlano addirittura di “Morte annunciata”, “Finale già scritto” e infine “Già da decenni il calcio è in mano a chi fattura di più.”
Con tutto il rispetto per le opinioni di tutti, ritengo si stia fortemente sottovalutando la portata degli eventi di queste ore.
Partendo dal presupposto che l’organizzazione politica ed economica del calcio soffre da decenni di diverse malattie (Totale subordinazione agli assegnatari dei diritti televisivi, ingaggi dei calciatori fuori da ogni logica, Istituzioni sportive da ammodernare, invadenza incontrollata dei procuratori ecc. ecc.), fino a questo momento nessuno si era mai spinto a stravolgere le regole del gioco.
Ebbene, in queste ore ciò si profila come possibile, forse probabile.
Dodici club hanno deciso arbitrariamente di staccare la spina allo sport più seguito al mondo perchè in preda ad una profonda (forse irreversibile) crisi finanziaria. A causa della Pandemia (ancora in corso) gli introiti che provenivano dagli ingressi allo stadio e da tante altre fonti sono venuti meno, dunque le “grandi del calcio”, anzichè accettare la sfida di riformare il mondo del pallone rendendolo meno “lussuoso” e più solidale (sarebbe stata una grande opportunità) hanno scelto di regalare definitivamente (anche) questo sport ai colossi finanziari a stelle e strisce.
A quanto pare, questa “SuperLega” sarà finanziata da JP Morgan (pronta ad investire qualcosa come 6miliardi di euro) risolvendo così i problemi finanziari di questi magnati pieni di debiti e archiviando, nello stesso tempo, il concetto di uguaglianza sportiva.
La nuova competizione, infatti, prevederebbe una partecipazione ad “invito” con 15 posizioni fisse e cinque “contendibili”: dovrebbero qualificarsi dai diversi campionati nazionali.
Le prime conseguenze del “golpe” sportivo ardito da Florentino Perez ed Andrea Agnelli sono la vera e propria guerra in corso tra le Istituzioni che fino a questo momento hanno governato il calcio mondiale FIFA,UEFA (in particolar modo) e i club dissidenti.
Il presidente Uefa Aleksander Ceferin, sconvolto e spiazzato dal “voltafaccia” improvviso del Presidente bianconero Andrea Agnelli ha annunciato che tutte le squadre che aderiranno al nuovo progetto verranno escluse da tutte le competizioni europee fin’ora conosciute.
Anche le federazioni nazionali, tra cui la Figc, hanno preso posizione per tentare di ostacolare la nascita del circolo “elitario” che si profila: potrebbero esservi conseguenze per le squadre interessate a partire dalla conclusione del campionato di Serie A ancora in corso.
Ad ogni modo, tornando alla riflessione iniziale, ciò che spaventa di più miliardi di appassionati di questo sport è l’inquietante principio che questa nuova competizione rischia di instaurare: anche nel calcio, come in molte tristi realtà della vita quotidiana, vincerà sempre e solo chi avrà più denaro e potere.
Anche l’ultima passione contemporanea rischia dunque di sparire definitivamente sotto i colpi dell’ultraliberismo finanziario: non conterà più nulla il valore sul campo, l’organizzazione tattica, il gesto tecnico del calciatore,l’apporto della tifoseria, conterà soltanto il fatturato e la discrezionalità di un ristretto gruppo di “investitori privati” i quali potranno decidere o meno di accogliere nuovi soci all’interno della nuova aristocrazia del calcio.
L’atto finale della “normalizzazione” : da tifosi a “consumatori”.
Finirà davvero così?