Cronache

Centauro investito a Pignola, non fu un incidente

Non si trattò di un incidente causato da un pirata della strada, ma di un agguato in piena regola ai danni di un presunto esponente di un clan rivale. Svolta nelle indagini sulla morte di Luciano Lotito, 51 anni di Pignola, che perse la vita a luglio scorso investito da un’auto mentre rientrava nel suo paese. Polizia e carabinieri hanno eseguito, questa mattina (lunedì 11 dicembre), un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Potenza nei confronti di Michele Sarli, potentino di 31 anni. Sarebbe stato lui ad investire con l’auto e ad uccidere Lotito e, secondo l’ipotesi accusatoria, lo avrebbe fatto volutamente e con premeditazione. Motivo? Questioni legate al predominio nello spaccio di droga. Rivalità anche di natura personale che si sarebbero aggiunte a quelle storiche tra i rispettivi gruppi criminali di appartenenza. Lotito, infatti, – è stato detto in conferenza stampa –  risultava essere vicino al clan ‘Riviezzi’ di Pignola da sempre contrapposto al clan di Potenza ‘Stefanutti’ ai cui ambienti Sarli era collegato. L’agguato risale alla notte del 24 luglio quando Lotito transitava con il suo motorino sulla strada di contrada Pantano che porta a Pignola. Secondo gli inquirenti, Sarli lo aspettava al varco e, dopo averlo speronato con la vettura che stava guidando (una Golf), lo avrebbe spinto per circa 17 metri ‘fino a farlo cadere violentemente a terra’. Lotito venne ritrovato agonizzante sulla strada e morì alcuni giorni dopo all’ospedale San Carlo del capoluogo di regione. Le indagini passarono dall’iniziale ipotesi di lesioni e omissione di soccorso a quella più più grave di omicidio stradale. Ma alcuni particolari hanno fatto cambiare ulteriormente la scena offrendo agli investigatori una pista alternativa a quella del tamponamento involontario, seguito dalla fuga del responsabile. In primo luogo, l’assenza di tracce di frenata sull’asfalto nel punto in cui Lotito venne tamponato e trascinato. Poi l’individuazione dell’auto che l’aveva investito risultata intestata ad una familiare di Sarli, ma, secondo quanto emerso dagli accertamenti, utilizzata regolarmente proprio dal 31enne. A quel punto, le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate sui precedenti per droga della vittima e del presunto carnefice e sulle loro vecchie ruggini. E gli sviluppi delle indagini hanno portato al provvedimento di fermo eseguito oggi all’alba. Anche perché, frattanto, Carabinieri e Polizia hanno scoperto come già tempo prima di quel 24 luglio Sarli aveva provato a uccidere il suo rivale speronandolo. 

 

 

 

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