Villa Nitti non c’è più, quella sopravvissuta è un’altra casa che non può raccontare le memorie più antiche. Solamente il mare e gli scogli davanti sono rimasti gli stessi>>. Con queste parole di Mariano Dolci – nipote del meridionalista Francesco Saverio Nitti – e le immagini del mare di Maratea si chiude “Villa Nitti: le radici, la pianta, il silenzio”. di Massimiliano Troiani.
Il docu-film viene proiettato il 28 giugno nella Biblioteca Comunale (ore 21.15) del piccolo centro valligiano nel corso della XV° edizione di “Frammenti Autoriali –Le visioni”, rassegna sulle nuove cinematografie d’autore del mondo promossa dal Festival Internazionale Marateale e dal Gal La Cittadella del Sapere col sostegno in loco dell’Associazione Culturale Ca.tali.te. Il lavoro del regista romano ricostruisce la storia della nota magione signorile di Acquafredda da quando, agli inizi degli anni venti del secolo scorso, venne acquistata dalla famiglia di Francesco Saverio Nitti (Melfi 1868 – Roma 1953), lo statista lucano, già due volte ministro (governi Giolitti, Orlando) e poi – tra il 1919 e 1920 – capo del governo , quindi, dopo la seconda guerra mondiale, senatore e componente dell’Assemblea dei Padri Costituenti. I ricordi rievocati intorno alla dimora che Nitti elesse a suo “buen retiro lucano”, compongono la saga di una famiglia che visse in quella villa momenti felici, ma pure dolorosi e tragici. Prodotto da Nicola Timpone ed Antonella Caramia, il bel documentario di Massimiliano Troiani è anche l’amara ammissione che la villa, con gli ultimi lutti familiari e la sua vendita, non sarà più “il punto di memoria”, “il luogo dove un tempo ci si sentiva sicuri”. Oggi è un posto orfano, svuotato, senza anima e un suo “genius loci”. Agli occhi di Mariano Dolci si presenta come “una casa spostata altrove”.
La Villa – afferma il regista Massiliano Troiani – non ha avuto in destino felice. Nel giugno del 1970 tutto si spense perché scomparve a soli 37 anni il nipote di Nitti, Gianpaolo, il quale da una quindicina d’anni aveva preso in mano la gestione della Villa pur vivendo a Roma, dove era docente universitario di storia moderna. Morì in un incidente stradale, si schiantò contro un pullman di linea in una curva poco distante dal cancello della villa. Accanto a lui c’era il suo giovanissimo assistente Ernesto Galli della Loggia (da tantissimi anni lo conosciamo come editorialista politico di punta del Corriere della Sera) che rimase solo ferito e nel mio documentario racconta nei dettagli quell’episodio tragico. Quando morì Gianpaolo stava vivendo un momento felice, era raggiante per essere stato eletto consigliere comunale a Maratea e, da indipendente nelle liste del Partito Comunista , si apprestava a sedere nel primo consiglio regionale di Basilicata >>. << Come si vede nel mio film – aggiunge Troiani – dopo la morte del nonno, Gianpaolo era diventato l’anima di Villa Nitti, in quel posto ci stava bene e poi ad Acquafredda, Maratea, Trecchina, Sapri tutti lo conoscevano e tutti lo stimavano. Io sono andato per la prima volta a Villa Nitti nel 1968, avevo 18 anni, e lì ho potuto constatare come Gianpaolo aveva trasformato quella dimora in un cenacolo per intellettuali, artisti, politici che arrivavano da ogni parte d’Italia. A Villa Nitti passò l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, oltre a Paola Pitagora, Giorgio Bassani, Alba de Cespedes, Dario e Gianni Puccini, Giorgio Amendola.