Eravamo ancora nell’anno 2019, un anno che sembra passato da molto tempo ma che non dimenticheremo facilmente, perché la nuova pandemia sarà ricordata per sempre come COVID-19.
Il 31 dicembre del 2019 le autorità sanitarie cinesi comunicarono un focolaio di polmonite in una delle province cinesi, pochi giorni dopo, il Gruppo di Studio sul Coronavirus del Comitato internazionale per la tassonomia dei virus lo classificò ufficialmente con il nome di SARS-CoV e responsabile di COVID-19 (Corona Virus Disease).
Il 30 gennaio 2020, solo un mese dopo, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiara il focolaio internazionale da COVID-19 un’emergenza di rilevanza internazionale. Una pandemia! I casi confermati nel mondo sono circa 450.000, i decessi circa 20.000 e nella sola Europa si perla ormai di più di 10.000 decessi. L’Italia è stata il primo focolaio in Europa e sono ancora in aumento i numeri dei contagiati e dei decessi, ma per fortuna anche dei guariti.
Non mi dilungherò sui numeri, che si possono verificare giornalmente sul sito ufficiale della Protezione Civile e che sono in continua evoluzione.
Questa pandemia ci ha colto nel pieno del nostro caos, delle nostre vite globalizzate, ci ha colto alla fine del ventennio di un nuovo secolo! Dall’inizio di questa pandemia, abbiamo letto di tutto, delle coincidenze con il primo ventennio con le altre epidemie che i secoli scorsi hanno decimato intere popolazioni: diciamo subito che non sono proprio coincidenti gli anni. Poi si è letto dei libri che annunciavano, prevedevano questa tragedia, come quello scritto e pubblicato negli anni ottanta da Dean Koontz, in cui si parla di un virus chiamato proprio “Wuhan-400”, in cui si parla di questa arma perfetta che colpisce solo gli esseri umani, ambientato proprio nel 2020! Ma sappiamo anche che nella prima edizione dello stesso libro, il focolaio non era previsto in Cina, ma in piena guerra fredda e dunque era logico che partisse dall’ Unione Sovietica, infatti la cittadina da cui si faceva partire la pandemia era Gorki, nell’edizione del 1996 Whuan prese il posto di Gorki.
Qualcuno invece teorizza che sia stata prevista dallo scrittore italiano Ammaniti Niccolò nel libro “Anna” che parla di una epidemia che lascia in vita solo bambini ed è ambientato anche questo nel 2020. Ma se spulciamo bene nella nostra libreria, forse troviamo ancora altri romanzi in cui qualcuno si è divertito a prevedere il futuro, un po’ catastrofico come quello che stiamo vivendo. Altri invece, mentre aumentano i numeri di contagiati, sono alla ricerca delle cause fantasiose che hanno scatenato il virus. E’ ormai certo che sia un virus che dagli animali è passato all’uomo, dunque naturale al 100% ma c’è chi ancora pensa ad un virus costruito in laboratorio, qualcuno ipotizza che siano stati gli Stati Uniti, per bloccare così il primato della Cina sull’economia mondiale, o forse è la Cina che ha creato questa arma letale per conquistare il mondo senza perdere più tempo a comprare debiti degli Stati in crisi o forse perché no, potrebbe essere la Russia, sempre pronta a fare complotti. Qualcuno avrà pensato ai “poteri forti”, si proprio quelli, quelli a cui nessuno è mai riuscito a dare un volto, un corpo, quelli che ci vogliono tutti schiavi, tutti poveri e adesso anche tutti a casa!!!
Purtroppo, chi conosce la storia, sa che queste pandemie hanno riempito pagine tristi di generazioni che non ce l’hanno fatta, in ogni tempo, anche quando non esistevano i vaccini, anche quando non c’erano organismi internazionali a coordinare le ricerche scientifiche, anche quando per spostarsi da un continente all’altro ci volevano mesi, anche allora, il primo argine che si metteva ai virus, era l’isolamento! Isolare gli individui affinché non potessero infettarsi tra loro.
Oggi viviamo tutti in “quarantena”, siamo tutti isolati nelle nostre case, oggi che per andare da un continente all’altro ci vogliono solo una manciata di ore, oggi, che abbiamo fatto della mobilità veloce il nostro modo di vivere, proprio oggi è dunque necessario non muoversi, perché con la stessa velocità con cui siamo abituati a muoverci da una parte all’altra delle nostre città, da una parte all’altra del mondo, con la stessa velocità si propaga il virus, questo sconosciuto Covid-19 che è sano e giovane e ci conquista a nostra insaputa. Un virus che toglie letteralmente il respiro, che toglie tragicamente l’aria. Oggi, più che preoccuparmi di fantomatiche probabilità di catastrofi studiate a tavolino, mi concentrerei a respirare, a fare questo movimento naturale che ci apre i polmoni, talmente naturale come la vita.
Una generazione ci sta lasciando in silenzio, accompagnati dalle preghiere di chi crede in un modo al di là del nostro, accompagnati dal pianto dei figli, dei nipoti, degli amici. Senza il calore di una carezza.
Il nostro Governo ha affrontato questo momento, che è un vero dramma per tutti, con provvedimenti eccezionali, mai sperimentati prima nella nostra democrazia. Ci ha gradualmente privato della nostra vita quotidiana: ha chiuso le scuole, ha invitato a non assembrarsi, ha chiuso i ristoranti, i parchi, le fabbriche (lasciando aperte quelle che producono beni strettamente necessari…) ogni luogo di lavoro non necessario, ci ha vietati di passare da una regione all’altra, da un comune all’altro e da una casa a all’altra. Ha vietato tutto questo ai cittadini che da più di settant’anni vivono in un paese democratico dove la libertà dell’individuo è stata sempre garantita e difesa!
Analizzeremo in altri articoli le deficienze di alcuni strumenti legislativi adottati, la confusione tra i poteri dello Stato e quelli delle Regioni e parleremo dei Sindaci, tornati protagonisti dei loro territori, difensori della salute dei propri cittadini, mettendosi davvero addosso la divisa di responsabile della protezione civile. Parleremo degli aiuti internazionali, dell’Europa e delle sue debolezze. Parleremo di un Nord ricco, forte, che ha spesso beffeggiato il sud e le sue inefficienze e oggi, paga un caro prezzo nell’aver investito in una sanità privata incapace di tutelare la salute dei suoi cittadini. Ci ricorderemo della necessità di avere politiche pubbliche che funzionino, nella sanità, ma anche nella scuola, così come terremo conto della legge sullo spreco del cibo. Nei prossimi articoli, proveremo ad analizzare, a stimolare un dibattito su tutto ciò, ma oggi, bisogna prendere atto che il nostro è un Paese che si è privato della libertà, della libertà di muoversi, di incontrarsi, in alcuni casi di amarsi e l’ha fatto con la responsabilità di chi sente il peso di questa tragedia.
Ai più giovani va davvero un ringraziamento grande, ai più giovani, egoisti assolti, perché essere egoisti in giovane età è naturale quasi quanto cantare in una giornata di sole. A loro va un ringraziamento da parte di tutti, perché in modo disciplinato, hanno rinunciato alla loro vita sociale, pur sapendo di essere soggetti meno a rischio. In tutta questa tragedia che stiamo vivendo è poca cosa, certo, ma ripartire dalla solidarietà generazionale è un bel modo di ripartire. La maggioranza degli italiani sta facendo uno sforzo enorme, i giovani ancora di più.
Si riconosca che il popolo tutto ha risposto all’Italia che ha chiamato, come suona nel nostro Inno nazionale, i giovani ancora di più!
Mi piace pensare che dopo, perché ci sarà presto un dopo saremo tutti più solidali, più tolleranti, saremo tutti un po’ più giovani!!!
FDS