Aliano non sarà capitale italiana della cultura per l’anno 2027, sarà Pordenone. Credo che come il buon allievo universitario che chiede lumi sugli errori commessi alla prova scritta, per consapevolizzarsi ed elaborare al fine di immagazzinare e non ripetersi in errore ma, soprattutto, per assimilare ciò che dalla verifica scritta è risultato sconosciuto al proprio bagaglio di preparazione, così “Aliano” deve capire quali errori sono stati commessi.
‘La mia prima riflessione, stimolata da un caro amico e persona innamorata del territorio è stata questa: Credo che la nomina di Aliano a Capitale avrebbe avuto un senso ed un significato per un comprensorio intero. Il neo, a mio parere, è che questo comprensorio sia stato chiamato solo per costruire la rete di solidarietà e non la rete infrastrutturale di cui abbisognava un evento di quella portata e di quella valenza. Diciamo che i comuni ed i territori limitrofi ed interconnessi con Aliano dovevano essere coinvolti nella costruzione dell’evento, rendendosi parte attiva e mettendo a disposizione i territori e le strutture d’accoglienza e di svago (non di solo calanchi si nutre la cultura – per lo più una cultura di rimando e generata dalle macerie della povertà descritta da Levi ); Ogni Comune avrebbe dovuto costruire e rifare il maquillage al proprio territorio ed al proprio patrimonio urbanistico, coinvolgendo operatori e cittadini in un progetto unico, la cui punta di diamante sarebbe stata Aliano. Così come l’abbiamo vista mi è sembrato che i sindaci, con la fascia tricolore che sostenevano ed hanno sostenuto la candidatura, hanno rappresentato (benché convinti e con le dita incrociate a loro volta ) un sostegno ad un’aspirazione che ha assunto il sapore della velleità.’
Ora al netto del fatto che la mia opinione rimane una opinione ed una visione del tutto personale, va fatta comunque una riflessione. Occorre farla, è d’obbligo farla al di fuori delle pacche sulle spalle in stile amico che ti consola quando non hai superato un esame o quando una performance non ha dato i risultati attesi: è come dire <<le ho prese, ma quante gliene ho detto oh!!>>.
Aliano è senza dubbio un posto che fa notizia, in un circuito mediatico nazionale che gode della disciplina “paesologica” di Franco Arminio, poeta e, appunto, “paesologo”. L’evento libera risorse e freni inibitori in stile Woodstock, dando il giusto ristoro ai tanti professionisti, intellettuali, notabili, fricchettoni di rimando canuti con codini invecchiati come il ricordo di un decennio fatto dei vari “Parchi Lambro”. Ed ovviamente apportando il giusto contributo all’economia locale. Ma la riflessione è sul lungo tempo, su un anno intero che preme su un territorio che è tarato, con sforzi e resistenze estreme, ai quattro giorni de “La luna e i calanchi” nella parte centrale del mese di agosto. In fisica applicata ai materiali si osserva il fenomeno della fatica che rompe e spacca anche ciò che all’apparenza sembra resistere a sforzi rilevanti: un filo di ferro non si rompe con la semplice piega, ma se viene sottoposto ad un esercizio continuo di piegatura, nei due sensi, arriva al punto di rottura e del pezzo intero stretto tra le dita delle mani ne restano due con taglio netto nel punto di piegatura. Ora immaginiamo Aliano ed il suo territorio sottoposto allo sforzo di una “luna e i calanchi” che duri dodici mesi, più i mesi necessari alla fase di rientro. Sarebbe stato uno sforzo, una fatica di non poco conto e pure pericolosa. Credo che il sostegno degli apparati regionali avrebbe dovuto assumere il ruolo dell’egida di antica memoria. Quella corazza che protegge ma che ti aiuta e, senza interferire, contribuisce a mantenere dritta la barra per raggiungere l’obiettivo. Credo pure che più che il viaggio alla BIT di Milano ed in qualche salotto istituzionale e televisivo, da parte dei rappresentanti istituzionali della Regione Basilicata, sarebbe stato più proficuo attivare una macchina di concreto supporto. Magari accelerando e sburocratizzando il processo di ripristino e rifacimento della strada provinciale n. 47, che collega il centro abitato di Aliano alla “saurina”, quella che attacca dal ponte sull’agri, famoso dai tempi in cui fu calpestato dagli zoccoli dei bufali che trainavano il carro su cui viaggiava Giuseppe Zanardelli nel suo storico passaggio in Basilicata. Così come il ripristino di una gestione seria e consapevole della viabilità di fondovalle, vedasi “saurina” oggetto di intervento solo quando il fango la invade e quando (a fine estate) passa lo sfalcio di trattori terziari che frantumano ogni tipo di stelo ai lati delle barriere, con il risultato espressivo di una decente approssimazione. Ma anche una rivisitazione verso l’efficienza della rete di trasporto pubblico che si integri bene con le linee di lunga percorrenza verso le città metropolitane, ancora raggiungibili agli snodi delle strade comunali di collegamento dei paesi con le c.d. fondovalli; chi non ha avuto modo di vedere valigie, trolley, scatoloni, e macchine pericolosamente in fila ai lati delle strade di fondovalle per poter agganciare il Bus Turistico verso le mete del Nord Italia? Come non sarebbe stato inutile un intervento di coordinamento delle strutture ricettive con un’analisi dei contesti del circondario ed un progetto di riavvio delle attività non attive. Ma anche una progettazione di svago e di cultura coinvolgente le tipicità dei tanti paesi che hanno deliberato solidarietà alla cittadina di Aliano.
Voglio ripetermi con le citazioni, sperando di incontrare il vostro perdono:
- Proverbio africano: “Se vuoi arrivare primo corri da solo, se vuoi arrivare lontano, cammina insieme”.
Ora non è che a me abbia procurato felicità la non elezione di Aliano a Capitale italiana della cultura, sia chiaro; ma in un certo senso credo e spero che si analizzino bene le vicende e si apra una stagione nuova che coinvolga i territori non solo per portare i gonfaloni al seguito del fercolo del santo patrono.
Mi ripeto ancora, questa è ancora la Basilicata che sogna attorno alla cultura, ai paesaggi ameni e calanchivi ed al turismo archeologico ed enogastronomico ma che come disse Gianni Riotta – nell’incipit del report finale del Think Tank Basilicata – deve prendere atto che “non saranno le vestigia del passato, il calore di una comunità, la fragranza del cibo, l’aroma del vino o lo spettacolo magnifico della natura a convincere un ragazzo laureato in informatica al Nord, o una ragazza specializzata in ingegneria in America, a tornare a casa, finiti gli studi. Saranno il lavoro, una società civile attiva e produttiva, la certezza che per i figli il Sud non sarà un Museo magnifico e deserto, ma l’avvenire operoso”.
Se dai fallimenti e dalle sconfitte nascono le nuove forze per futuri progressi, credo e spero che stavolta, dopo tre tentativi andati a vuoto, non ci siano più margini per sbagliare. Solo così i soldi spesi in cultura ci faranno arrivare lontano anche se non saremo arrivati primi.
Gianfranco Massaro – Agos