Società e Cultura

“Alle fronde dei salici”…al tempo del Covid-19

“E come potevamo noi cantare, con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze….. sull’erba dura di ghiaccio……”

Inizia con questi versi, una nota poesia di S. Quasimodo, composta durante il periodo della resistenza (II° Guerra Mondiale). Il poeta, prendendo spunto dell’occupazione di Milano da parte delle truppe naziste, si interroga sul ruolo del canto, ossia della poesia, evidenziando la propria e l’altrui impotenza nel comporre dei versi in mondo così turbato e ferito dalla violenza e dall’orrore della guerra. Anche noi, in questo periodo così terribile e spaventoso, ci sentiamo come “in guerra” perseguitati da un nemico invisibile che sembra doverci colpire in ogni momento e da ogni parte. Le notizie si susseguono con elenchi di soggetti positivi di decessi e fortunatamente di persone guarite. Un mal di gola, poche linee di febbre, anche un colpo di tosse ormai ci fanno temere il peggio e vorremmo essere sottoposti tutti alla prova tampone per poterci tranquillizzare, ma purtroppo ci dobbiamo tenere le nostre paure e sperare che i sintomi passino, in quanto i tamponi per tutti non ci sono.

Ed allora mi chiedo che cosa possiamo scrivere noi (giovani apprendisti) al di fuori dei questo argomento? Tutto ci sembra meno importante anche perché, se si è colpiti personalmente, si sente il bisogno di comunicarlo per alleviare un po’ questa angoscia collettiva. Il mio pensiero, in questi giorni, è rivolto solo ed esclusivamente all’improvvisa scomparsa di mio nonno, il quale, nonostante l’età (77 da compiere qualche giorno dopo) era sempre attivo, pieno di entusiasmo di vivere, di allegria, di capacità di rendersi utile agli altri. Non avrebbe mai immaginato di lasciarci così, senza un lamento o una raccomandazione. Sicuramente il suo decesso non è avvenuto in seguito al Coronavirus, ma se non ci fosse stata questa emergenza, forse si sarebbe potuto salvare.

Giulia Giarletta

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