Per alcune tipologie di prodotti e di servizi in settori ritenuti ad alto rischio di evasione l’ipotesi è di incrementare l’Iva di un punto percentuale in caso di pagamenti in contanti e ridurla di due punti percentuali per chi sceglierà una modalità alternativa e tracciabile.
Alla fine, il Governo ha deciso di tassare, in un modo o nell’altro, l’uso dei contanti. Tra le varie ipotesi discusse in un vertice fra il premier Conte e il ministro dell’Economia Gualtieri dopo il Consiglio dei ministri di ieri c’è anche un “bonus malus” in base al tipo di pagamento scelto dall’acquirente: in pratica – come riporta Il Sole 24 Ore questa mattina in edicola – si tratterebbe di aumentare l’Iva su una serie di beni e servizi, soprattutto quelli più a rischio evasione, solo per chi paga in contanti; di converso, l’Iva si ridurrebbe per chi usa carte e bancomat. In uno degli scenari, l’aumento dell’Iva sarebbe dell’1% (per cui passerebbe dall’attuale 22% al 23%); invece, lo sconto sarebbe del 2%, ma si studiano anche bonus maggiori. In verità, non si tratterebbe di uno sconto ma di un credito di imposta da recuperare in un momento successivo, ad esempio quando arriva il momento di pagare le tasse oppure con una restituzione mese per mese nell’estratto conto delle carte operato dagli istituti di credito e di intermediazione che le gestiscono.
L’Iva, quindi, non aumenterà per merito delle clausole di salvaguardia ma come strumento per la lotta all’evasione. Chi “collaborerà” con l’erario, utilizzando gli strumenti tracciabili – che impediranno all’esercente di non emettere lo scontrino – pagherà meno tasse.
Chiaramente, una soluzione del genere, oltre ad essere abbastanza complessa dal punto di vista operativo, potrebbe richiedere delle coperture aggiuntive che, in questo momento, lo Stato non ha. Difatti, il forte deterrente all’uso del contante, anche solo per un caffè e cappuccino (anche se parliamo di poco più di un centesimo di maggiorazione), porterebbe la gran parte delle persone a usare le carte per pagare di meno: con conseguente minor gettito da parte dell’Erario. Queste minori entrate dovrebbero, nel breve periodo, ritornare attraverso un recupero dell’Iva sino ad oggi evasa (l’Iva è infatti l’imposta con il primato del maggior tasso di evasione).
La soluzione, come anticipato, avverrebbe non in via generale, ma solo nei settori a maggior rischio evasione. . Secondo questo schema, con una cena al ristorante il conto saldato con banconote farà scattare l’aliquota Iva dal 10 all’11% mentre per chi si presenta con la moneta elettronica l’aliquota scenderebbe dal 10% all’8 per cento. Discorso simile anche per chi salda il conto finale dell’albergo o per chi sostiene spese di manutenzione della casa.
Nel pomeriggio di ieri, Alessio Villarosa, sottosegretario al Mef, ha parlato di «possibili ritocchi Iva a carico fiscale invariato». Ma nella maggioranza cresce la tensione. Matteo Renzi ricorda che «il Governo è nato per non aumentare l’Iva e l’aumento selettivo è da evitare a tutti i modi». «Evitare l’aumento dell’Iva» è «il punto di partenza» anche per il leader M5S Di Maio, che rilancia però l’idea di «abbassarla a chi utilizza il bancomat o la carta di credito».
Sembra, invece, uscire di scena per l’ennesima volta il riordino delle tax expenditures. La partita non è chiusa, ma sarebbe affidata più che altro al decreto verde che secondo il ministro dell’Ambiente Costa potrebbe tornare in Consiglio dei ministri a inizio ottobre «agganciato alla manovra».
FONTE: LA LEGGE PER TUTTI