“Orizzonti, idee dalla Val d’Agri”, l’hanno chiamata così la rivista spammata da Eni in ogni angolo della Basilicata. Pagine patinate e griffate, bucoliche narrazioni petrolifere che non possono certo farci dimenticare i rischi connessi alle attività di ricerca e coltivazione idrocarburi. Rischi che a più riprese, ahinoi, si sono concretizzati traducendosi in inquinamento delle matrici ambientali, dell’acqua, della terra, dell’aria.
Di fronte a una propaganda pervasiva e invasiva, che nasconde sotto un tappeto di belle immagini, canti di Natale da discount e romanissimi “volemose bene” un futuro potenzialmente distopico, tocca tornare a ricordare a noi stessi ciò che l’Eiar di Viale Mattei vorrebbe farci dimenticare.
Ricordare, per esempio, quel che scrivevano alcuni docenti universitari ingaggiati dalla Regione Basilicata nel rapporto “Ambiente e petrolio” datato 1996: “La Val d’Agri e la Basilicata sono aree sismogeneticamente attive colpite da vasti fenomeni di dissesto idrogeologico […] in aggiunta al normale rischio che caratterizza le attività petrolifere è dunque necessario tener conto dei rischi derivanti da fenomeni sismici e dalla franosità, ivi includendo anche quella indotta da fenomeni sismici”. Nello stesso rapporto gli esperti elencavano con puntualità i “normali” rischi collegati alle attività estrattive: inquinamento delle falde nella fase di perforazione, blow out (fuoriuscita incontrollata di gas e petrolio), incidenti nella reiniezione delle acque di processo, incendi esplosivi e sversamenti, fuoriuscite di petrolio. Eventuali incidenti – avvertivano i docenti – avrebbero potuto recare danno alle risorse idriche compromettendo una delle principali risorse dell’area.
Il Centro Olio Val d’Agri, gioverà ripeterlo, non è il Mulino Bianco ma uno stabilimento a rischio incidente rilevante, ubicato a ridosso di una diga e in prossimità di fiumi e sorgenti.
Il processo autorizzativo, che ha consentito la reiniezione delle acque di produzione nell’unità geologica profonda Costa Molina 2, non ha tenuto in alcun modo in considerazione le prescrizioni contenute nell’ allegato 5 della Delibera del Consiglio dei Ministri datata 4 febbraio 1997, recante norme a tutela delle acque dall’inquinamento.
Nell’allegato in oggetto, che in base a una sentenza del Consiglio di Stato (n. 477 del 15 ottobre del 2015) è da ritenersi tutt’ora vigente, si afferma che lo scarico nel sottosuolo può essere effettuato, ma a patto che i siti siano ubicati in zone “tettonicamente e sismicamente favorevoli”.
Quali Orizzonti per la Val d’Agri? I nostri non coincidono con quelli di chi sta procedendo all’occupazione manu militari del nostro territorio.
Domani (sabato 22 dicembre) terrò un sit-in fuori al Centro Olio Val d’Agri. Un sit-in per ribadire che vogliamo aria pulita, che non vogliamo altri pozzi a ridosso di sorgenti, centri abitati e aree delicatissime dal punto di vista idrogeologico. Babbo Natale Radicale sarà a Viggiano per ricordare a tutti che da oltre due anni attendiamo che l’Eni recuperi tutto il greggio fuoriuscito dai suoi serbatoi; per chiedere che fine hanno fatto le 62 tonnellate ancora disperse delle 400 fuoriuscite dai serbatoi del COVA. In sit-in a Viggiano per chiedere controlli stringenti e per dire stop ad ulteriori permessi di ricerca e reiniezioni. Per dire che abbiamo già dato e che “‘o presepio nun me piace”.
In queste festività, Eni chiuda per qualche giorno il Centro Olio e regali ai cittadini della Valle dell’Agip un Natale senza h2s, idrocarburi non metano e veleni vari.
Sabato 22 dicembre, dalle ore 10.30 alle ore 13.00
Babbo Natale Radicale torna a Viggiano
Sit-in “Nun me piace ‘o presepio” e volantinaggio fuori al CENTRO OLIO VAL D’AGRI (Cova)
Interverrà
Maurizio Bolognetti
Segretario di Radicali Lucani e Membro della Presidenza del Partito Radicale, Consigliere dell’Associazione Coscioni
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