Si è tenuta domenica 27 maggio nel centro sociale Alberti/Marone di Viggiano la presentazione del libro di Giovanni Battista Bochicchio “Basilicata. Origini e cammino di una Regione”.
Evento organizzato dall’Associazione Supertramp e in cui fa parte il Professore Francesco Petrone che ha moderato l’incontro.
Petrone ha introdotto i relatori e il libro parlandone come uno strumento utile nella storia della Basilicata. Prendendo spunto dal libro il prof. Petrone ha rivolto due domande ai relatori: il problema dello spopolamento dei piccoli centri della Basilicata; l’influenza che ha sulla crescita economica della regione la visione di Edward Banfield autore di The Moral Basis of a Backward Society, il libro traeva spunto dall’analisi della società di un paesino della Basilicata degli anni cinquanta, Chiaromonte. L’analisi di quella «società arretrata» lo portò ad introdurre la nozione da lui denominata di “familismo amorale”. La società è arretrata perché le famiglie si chiudono in questo familismo amorale cioè non fanno associazione pensando solo al bene della propria famiglia e per il bene di quest’ultima risultano privi di morale calpestando il bene comune.
Ha proseguito negli interventi il Vice-Sindaco di Viggiano Paolo Varalla. “Nel libro si raccontano storie, apre tante finestre che incuriosiscono e può essere un libro motivazionale per chi come me vuole conoscere bene questa regione perché la Basilicata dobbiamo raccontarla noi. Troppe volte abbiamo concesso e permesso di far raccontare questa terra da chi veniva da fuori con slogan e stereotipi anche offensivi. Nei 131 paesi della Basilicata c’è tanto da fare e bisogna smetterla di dire il contrario. Si è aperta una discussione che gli economisti hanno ridotto a «polpa e osso». Polpa perché si sta ridisegnando un’Europa in cui tutte le persone si devono spostare dove ci sta la polpa economica e noi saremo contenti, un domani, di vivere dove contano solo il PIL, lo Spread, gli indicatori economici o l’industria? Io credo di no e citando il libro del Prof. Bochicchio posso dire: «soprattutto nelle terre dell’osso che risiede il patrimonio culturale italiano».
Chiude l’intervento Paolo Varalla: “nelle scuole bisogna ritornare a parlare di Basilicata”.
Dopo il Vice-Sindaco ha preso la parola il Consigliere Regionale Aurelio Pace. “Questo libro nasce da un lavoro molto attento di uno storico vero. Le istituzioni hanno un dovere: il bene comune si fa attraverso la conoscenza. Il tema generazionale istituzionalmente ha un senso perché lo fa attraverso le storie; quelle storie raccontate attraverso varie generazioni trovano un compimento se le istituzioni portano avanti la conoscenza”.
Ha proseguito nel suo intervento il Consigliere Pace parlando di come questo libro sia un tassello importante per provare a raccontare questa terra. “Noi siamo un grande «meticciato culturale» dai Normanno-Svevi, passando per gli Arabi, fino alle comunità arbereshe, un meticciato culturale perché siamo figli del Mediterraneo. Noi siamo duemila anni di storia, è quegli anni di storia dobbiamo provare a raccontarli in un tema di comunità regionale e di quelle comunità regionali fanno parte le istituzioni, fa parte la scuola, fanno parte le associazioni. Dobbiamo riappropriarci dei luoghi della conoscenza. Siamo tante Basilicate insieme, siamo diversi per dialetti, paesaggi, cultura, storia ma quella diversità è un valore; quel meticciato che io rivendico è un valore straordinario”.
“L’immagine che si dà di questa terra è un’immagine strabica. Noi non dobbiamo condannarci al monologo, i lucani hanno sbagliato per molti anni parlando di noi stessi in maniera così rassicurante che ci siamo convinti di essere bravi davvero. Noi dobbiamo confrontarci con gli altri e farci raccontare dagli altri ciò che noi non riusciamo a vedere”.
“Un testo che apre una serie di riflessioni sulla modernità, sull’oggi. Un lavoro serio di ricostruzione storica da riconoscere all’autore”. Apre così il suo intervento il Docente dell’Università federico II di Napoli Enzo V. Alliegro, parlando di come sia utile utile evidenziare quanto il discorso sulla storia, il discorso sulla memoria siano importanti per discorrere di identità.
Una prima riflessione: la lucanità. “La Basilicata crea radici, crea amor proprio e diventa motore – in alcuni ritornando al proprio paese quando si svolge la festa – e in altri produce l’amore verso la propria terra che si manifesta attraverso la scrittura. La Basilicata come pensiero e azione, come pensiero è un qualche cosa a cui ritornare con sentimento ma in funzione di un’azione da farsi. Qual è il problema della nostra comunità? Sono le infrastrutture mentali, servono i contenuti e non tanto i contenitori. Magari si risolvessero le emergenze educative con i mattoni e il cemento”.
Alliegro riconosce due grandi meriti all’autore: non cadere vittima di un facile revisionismo storiografico e non vi sono determinismi di sorta nella lettura delle vicende lucane.
“Il «Noi» abusato da lucani, un retaggio simbolo di una sofferenza che va superato ma forse non è un complesso di inferiorità; è un segno della ricerca di un più forte radicamento culturale come se fosse una dignità da riparare. Ci si auto-definisce in un certo modo a partire dalla memoria, il vero motore dell’identità non è la lingua, non è il rapporto con il territorio. Questi due elementi sono pilastri fondamentali di consolidamento dell’identità per distinguersi da altre popolazioni grazie alla lingua e al territorio in cui abita. Il vero motore dell’identità che li cementifica è il passato. Il passato restituisce una sorta di dignità da riparare o una colpa da espiare”.
Alliegro racchiude tutto quello che ha detto inquadrabili nel termine: identizzazione. Noi abbiamo bisogno di radici ecco il perché dei processi di auto-identizzazione.
Chiude il suo intervento l’Antropologo dell’Università Federico II di Napoli portando un esempio pratico: il rito arboreo di Accettura. “Cosa ci dice questa festa? Ci dice qualche cosa su di noi lucani che possiamo recuperare in chiave moderna senza scomodare i testi dei lucani eccelsi che non vanno comunque ignorati. Vengono fuori un paio di elementi interessanti: «l’intelligenza e forza collettiva». Un automatismo che governa le azioni dei singoli in funzione del lavoro del gruppo. I saperi sono suddivisi e viene fuori davvero un gioco di squadra. In serata con l’albero teso avviene un qualcosa di incredibile che ci dice molto di questa Basilicata: un ragazzo fa la scalata dell’albero mettendo a repentaglio la propria vita. Scendendo giù il pubblico che ha assistito alla scena da batticuore – una scena senza la quale tutta la festa non funzionerebbe – applaude il ragazzo che ha compiuto un grande gesto. Applauso che non c’è da chi ha concorso a tutta l’operazione e non c’è nemmeno una stretta di mano”. Perché si chiede il Professore Alliegro? “Perché non si celebra l’individuo ma si celebra la comunità. Non c’è esaltazione banale del singolo, nessun’altro sfida l’albero per etica della comunità”.
A chiudere gli interventi del tavolo l’autore del libro Giovanni Battista Bochicchio ringraziando l’Associazione Supertramp per aver organizzato la presentazione del libro e tutti i relatori che lo hanno preceduto.
“La Basilicata come uno snodo fondamentale nella storia del Sud Italia come l’apporto importante nella rivoluzione del 1799 di Mario Pagano nella breve repubblica napoletana. Nel tema spopolamento, che emerge dal mio libro, qualche tentativo è stato fatto e mi riferisco in un altro snodo citato nel libro cioè quello del sisma del 1980. Allora in quella occasione con la legge post sisma si puntò all’industrializzazione di alcune valli della Basilicata, industrie che allo stato attuale sono tutte svanite”.
L’autore mette l’accento sulla dignità del contadino lucano in rapporto alla terra che lui ha evidenziato nell’appendice del suo libro. Lo sforzo dell’autore è stato notevole, uno sforzo di fornire alle scuole uno strumento per essere l’avvio, poi chiaramente va approfondito, sulla storia della Basilicata con altri testi.
Dal pubblico presente prende la parola il Professore Vittorio Prinzi che ha apprezzato tutti gli interventi dei relatori e ringrazia l’autore del libro per il lavoro svolto, un lavoro di raccolta storiografico ampio e di ordine per poter scrivere il libro.
Pone la sua riflessione su di un collegamento «storia-geografia». “In passato si diceva e si dice che la geografia faceva e fa la storia, oggi credo che bisogna sovvertire questo binomio perché è la storia che fa la geografia. Recuperando la storia degli uomini si può determinare oggi l’avvenire di un paese o di una comunità; dobbiamo essere noi i protagonisti del futuro della comunità. Non possiamo addebitare sempre alla geografia, come si faceva in passato, i problemi della nostra regione. Oggi abbiamo i mezzi, l’intelligenza di sovvertire le cose e far sì che la storia degli uomini possa determinare la geografia, restituire una storia a questa terra che si evolve con le generazioni ma che sottometta la geografia, la governi finalmente facendo diventare protagonisti la storia e l’uomo“.
Di seguito alcune foto dell’incontro:
Foto e testo di Gianfranco Grieco