EditorialePrimo Piano

Basilicata, scuola: pagano i più deboli

Siamo arrivati al dunque disse Paura alla Scuola ormai stremata, sono riuscita a farti stare chiusa.

Non è vero io vado avanti con la DAD rispose con l’ultimo alito di vita… e chiuse gli occhi davanti al sorriso beffardo di Paura.

E’ così che una bambina riassume in una sua esposizione testuale le sensazioni generate dal contrasto estenuante tra il fronte della chiusura delle scuole e le Istituzioni che in ogni modo hanno lavorato affinché anche la Basilicata potesse tornare a garantire la didattica in presenza come le Regioni in zona Rossa. Ebbene in questo breve aneddoto si racchiudono le miserie di un popolo tanto distante dalla realtà quanto obnubilato dalla paura in preda alla quale preferisce rinunciare al diritto all’istruzione per i propri figli pur di far passare il momento e salvarsi.

Certo è che non c’è da prenderla sotto gamba, la Pandemia sta mettendo a dura prova ogni Uomo, ogni Medico, Scienziato e rappresentante del Governo; le vittime mietute in ogni dove senza alcuna distinzione fanno da monito per capire, gestire e contrastarne l’avanzamento.

Ma non lasciamo che la paura generata da un nemico invisibile ma conoscibile grazie a coloro che hanno dedicato la propria vita allo studio, alla sperimentazione ed alla conoscenza possa irretirci in uno stato di fatto che produce ulteriore paura andando ad intaccare proprio la fonte che oggi ci garantisce la speranza di superare il problema.

Ascoltiamo e leggiamo quotidianamente di gruppi più o meno spontanei di genitori che chiedono a gran voce di tenere le scuole chiuse ancora un po’, magari fino a Natale, e poi magari fino  a quando la situazione sarà stabilizzata, eppure è sotto gli occhi di tutti , anche di chi non vuol vedere, ma forse spera di redimersi  promuovendo la chiusura delle scuole, che in giro, in Basilicata, nel resto del Paese e ancor più fuori dai confini, la vita va avanti anche in modo antitetico rispetto alle indicazioni antipandemiche che i Governi hanno dettato. Le piazze e le vie dello shopping sono piene, le file davanti alle boutique cozzano con l’impegno chiesto ai bambini, i caffè d’asporto dei genitori durante la pausa a lavoro deridono i ragazzi costretti dietro ad uno schermo da soli, anche se connessi. Siamo certi di fare il possibile per la salvaguardia della salute dei nostri figli e dei nostri cari chiedendo alle Istituzioni di continuare a risolvere i problemi chiudendo le scuole? Quelle Istituzioni che già hanno altalenato nelle scelte brancolando nel buio spesso arrendendosi anch’esse alla paura, non possono negarlo gli Uomini e le Donne che ne fanno parte, ma ora che sono determinati ed hanno ben compreso a tutti i livelli quanto sia essenziale la didattica in presenza si osteggiano ancora queste scelte così difficili quanto coraggiose.

Togliendo la presenza ai bambini, ai giovani in fase di sviluppo togliamo loro la possibilità di confrontarsi davvero, li priviamo di ciò che la prossemica ci fornisce come valore aggiunto alla parola, la faccia e le espressioni dei compagni, lo sguardo di approvazione o disapprovazione del maestro fanno parte del bagaglio socio culturale che li accompagnerà per il resto della vita. Perché lo sappiamo tutti che la scuola non è solo un luogo in cui si vendono nozioni, non possiamo usare la Scuola ed i suoi Maestri come se fossero dei meri informatori, sarebbe offensivo verso una professione tanto nobile.

La storia ci insegna quali differenze culturali abbia generato la didattica in presenza degli uomini a discapito di quella in casa fatta alle donne e quanto si sia dovuto lottare ed ancora sia attuale questo scontro in alcuni paesi islamici o sottosviluppati.

La Paura non può e non deve minare la funzione scuola quale sviluppatore di cultura e di condivisione sociale, pilastro della Società civile, perché abbiamo altri strumenti, forse più faticosi da porre in essere, ma possiamo tutti fare altre rinunce senza doverci piegare alla volontà della paura che inevitabilmente genera mostri invisibili dei tempi moderni che in un futuro non tanto lontano potrebbero avere la meglio sugli adulti di domani cui stiamo rubando (rinviando, usando un termine caro a chi minimizza la necessità di tornare subito in classe) la possibilità di affinare gli “arnesi” giusti.

Il passato e chi ci ha preceduto anche in posti di Governo è colmo di esempi in tal senso; si pensi alla pandemia si “Spagnola” che nel 1919 sconvolse il Paese, ebbene allora il Ministero dell’Interno in una nota sull’epidemia di influenza in Italia sulla base di una nota del Consiglio superiore della Sanità adottò misure di contenimento molto pervicaci limitando le attività pubbliche e le funzioni religiose, mantenendo però le scuole aperte e ancor più ne prolungò l’orario : “si riteneva infatti che i bambini fossero esposti a minor rischio se raccolti nelle aule scolastiche piuttosto che lasciati liberi e senza sorveglianza, come spesso allora avveniva nelle famiglie dei ceti lavoratori.” (estratto dall’ASPd, Prefettua I serie b.846 provv. Archivio di stato di Padova).

Protestare e chiedere agli altri delle rinunce non dovrebbe mai minare alcun altro diritto fondamentale dell’uomo e se la salute lo è non sono da meno quello all’istruzione ed i tanti cui l’infanzia deve rinunciare in questo momento, ben di più rispetto a quelli di cui godono gli adulti. Allora siamo davvero coraggiosi ….. Aiutiamo i nostri figli a capire quali sono i diritti per cui val la pena continuare a lottare.

Un Papà

 

Articoli correlati:

Mobilità scolastica, Assessore Merra: “insediato coordinamento in Prefettura”

Bardi: domani gli alunni delle scuole elementari e medie della Basilicata ritorneranno in classe

Articoli correlati