Non ci sono più al mondo i grandi laboratori che condividevano costi e risultati dell’attività di ricerca e che fino a pochi anni fa operavano in autonomia e custodivano brevetti legati alle innovazioni e producevano vaccini. Con internet è cominciata l’era della open science, cioè le scoperte hanno cominciato a fluire libere fra i computer nel mondo. E’ sorta la open innovation, per cui le innovazioni sono condivise con terze parti, motivo per cui molte scoperte necessarie per il genere umano vengono realizzate con maggiore velocità ed in minor tempo.E’ tutto questo quello che attendiamo per la realizzazione del vaccino contro il CORONAVIRUS.
Infatti sono stati già realizzati prodotti che superano i test preliminari in campo biologico, ma non comunque le fasi del test sull’uomo per i danni collaterali che le molecole innovative comporterebbero per il corpo umano. Scienziati affermati sostengono che trovare un vaccino contro il Corinavirus è oggettivamente complesso, ma ci sono buone speranze per una pronta riuscita.
Abbiamo una lunga lista di malattie infettive verso le quali i vaccini sono solo parzialmente efficaci.La COVID19-è una malattia al suo primo apparire, per cui servono la open science e la open innovation per abbattere i costi di un vaccino e per realizzarlo nel più breve tempo possibile.
L’Unione Europea, con mezzo miliardo di persone e con il 19% della popolazione sopra ai 65 anni, dovrebbe sostenere economicamente programmi di ricerca anche per i vaccini ed assistenza sanitaria, che dovrebbe servire a salvare milioni di vite umane.Alcune nazioni del nord europa sono contrarie a questa soluzione, dal momento che temono che i fondi concessi per la lotta contro la pandemia siano usati impropriamente.
E’ necessario scoprire in fretta un vaccino contro questa ed altre pandemie future, ma nel frattempo trovare subito anche farmaci almeno che rallentino il decorso della malattia allungando la vita dei malati gravi.
Trenta sono fino ad ora i vaccini studiati attualmente nel mondo contro il CORONAVIRUS (corsera 9 Aprile 2020),”Il vaccino deve essere capace di indurre nell’organismo la produzione di anticorpi con una immunizzazione attiva-profilassi- per difendersi…… contro la proteina SPIKE, che permette al virus di legarsi alle cellule di rivestimento di bronchi e polmoni”.
E’ in via di sperimentazione anche una immunizzazione passiva- plasmaferesi, che consiste nell’usare siero di persone guarite dall’infezione per la cura, insieme ai numerosi farmaci che si stanno sperimentando.
E’ necessario fare presto dal momento che, anche quando la diffusione della pandemia ora in corso si sarà fermata, potrebbero crearsi nuovi focolai e solo un vaccino potrà garantire alla popolazione la sicurezza di non contrarre una nuova infezione.
Antonio Molfese torremolfese.altervista.org
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