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Casa di Riposo “San Giuseppe”, la testimonianza di un familiare di un degente: “Non abbiamo notizie da due settimane”

Il focolaio Covid esploso all’interno della casa di riposo “San Giuseppe” di Brienza continua a destare preoccupazione, soprattutto tra i familiari degli ospiti della struttura.

In merito a questo, siamo stati contattati da una persona che ha dichiarato di avere un parente stretto tra i degenti del centro.

Molte famiglie starebbero vivendo giorni e settimane di tensione, soprattutto a causa dell’assenza di informazioni certe in merito allo stato di salute dei propri cari.

La nostra redazione ha voluto dare spazio a questa storia, rispettando la richiesta del testimone di mantenere l’anonimato.

Da quanto tempo il suo familiare è ospite della struttura?
” Da più di un anno. Devo dire che fino all’emergenza di queste settimane non avevamo mai riscontrato alcun problema particolare. Tra l’altro, non essendo una struttura che garantisce assistenza sanitaria continua, vi è necessità di un nostro continuo supporto dall’esterno.”

Prima dell’emergenza Covid-19, come erano gestite le visite di parenti e familiari?

“Non vi era un orario di visite Istituzionale, ma la Madre Superiora ha sempre mostrato grande disponibilità nel garantire la possibilità di vedere frequentemente gli ospiti. Era nostra premura contattare la struttura e concordare le visite.”

Nel corso della prima ondata Covid di Marzo, come era gestita la comunicazione (a distanza) tra pazienti e famiglie?

” Durante il lockdown, come si può immaginare, non era consentito alcun ingresso all’interno della Struttura. Mantenevamo il contatto con il nostro familiare attraverso videochiamate (in particolar modo la Domenica), ma avevamo un continuo aggiornamento rispetto alle condizioni di salute del paziente, dunque eravamo abbastanza tranquilli.”

Dunque quando iniziano i problemi?

” Domenica 27 Settembre. Quel giorno, come di consueto, contattiamo la struttura per la visita pomeridiana ma ci comunicano che il centro è stato chiuso in via precauzionale perchè c’è stata una casa di riposo allertata nella Val d’Agri. Dal quel momento in poi, non abbiamo più notizie in merito allo stato di salute del nostro familiare, non sappiamo cosa succede all’interno della struttura e siamo davvero molto preoccupati.”

Poche ore dopo, la notizia delle prime positività all’interno della struttura…

“Esattamente. Martedì 29 Settembre apprendiamo da un comunicato social del Sindaco di Brienza della positività della Madre Superiora e di un ospite arrivato da fuori all’interno della struttura. Sono trascorse oramai due settimane e non riusciamo ad avere un contatto con il nostro familiare, non sappiamo se i pazienti ospiti della struttura sono a conoscenza della situazione e soprattutto non abbiamo alcuna informazione rispetto all’eventuale assistenza sanitaria che stanno ricevendo.”

Possibile che nessuno sia in grado di darLe qualche informazione un po’ più dettagliata rispetto all’evoluzione dei fatti?

“Guardi, io ho contattato immediatamente la Superiora (la quale peraltro si trova in quarantena) che c’ha esortato a restare tranquilli ma non è stata in grado di comunicare nessun’ altra novità. A quel punto ci siamo rivolti al Sindaco, il quale ha affermato che la sua unica possibilità era quella di chiudere la struttura con all’interno tutti i pazienti (malati e non) e disporre il periodo di quarantena. Come può immaginare, non è per nulla rassicurante sapere che da circa quindici giorni il nostro familiare è all’interno di questa struttura, a contatto con altre persone, senza che nessuno sia in grado di spiegare come si sta gestendo il periodo di quarantena all’interno del centro.”

Oltre all’amministrazione comunale ha provato anche a sentire il medico responsabile sanitario della Struttura?

“Certamente sì. E’ stato il passaggio immediatamente successivo che abbiamo tentato, ma purtroppo nemmeno lui è stato in grado di fornire i necessari chiarimenti. La situazione sta diventando davvero disperante. Paghiamo un canone mensile di 1.300 euro alla struttura ma dal 27 Settembre nessuno è in grado di dirmi se il mio familiare sta bene, viene accudito, se gli vengono somministrati i farmaci di cui ha bisogno. Oltre all’assistenza sanitaria, vi è proprio un problema di cura della persona: molti di questi pazienti non sono autosufficienti, dunque hanno bisogno di attenzioni costanti. Ad ogni modo, l’unica cosa che siamo riusciti a sapere è che il Comune invita a contattare uno psicologo e un assistente sociale in caso di bisogno.”

 Cosa pensate di fare ora?

” Ci sono trenta famiglie che attendono  di conoscere in che situazione stanno vivendo i propri cari da due settimane, siamo riusciti a sapere dalle autorità sanitarie che nelle prossime ore dovrebbe arrivare l’esito di un tampone che riguarda il nostro familiare. Attenderemo questo esito, ma pensiamo sia arrivato il momento di fare luce sulla situazione che riguarda gli ospiti della struttura. Puntualizziamo infine che non è nostra intenzione scatenare polemiche o creare scandali, però abbiamo diritto di tutelare la salute del nostro familiare e di tutti gli ospiti della struttura.”

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