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…… Ce n’è ancora di strada (J. Kerouak)

Ho letto l’articolo dell’antropologa, Anna Teresa Lapenta, dove ci parla di una giovane viaggiatrice di Gorgoglione, piccolo paese dell’entroterra Lucano nella cinta mineraria di Tempa Rossa, luogo del più grande giacimento petrolifero – on shore – d’Europa.

È stato così forte il solletico che me ne è derivato, che ho voluto ricercare collegamenti tra il sostantivo “viaggiatore” ed il verbo “viaggiare”. Ne è uscito un elenco folto e nutrito ed a tratti anche esilarante, se penso che tra i nomi è venuto fuori anche quello di Albert Hofman, inventore della droga LSD e dei viaggi psichedelici, vissuto lucido per ben 102 anni. Nelle note viene riportato come uno dei viaggiatori più prolifico, che ha visitato il Messico (reale) e poi la Luna, Marte e molti altri luoghi a noi sconosciuti (nella sua mente).

Poi vi sono personaggi del calibro di Alessandro Magno, Marco Polo, Cristoforo Colombo, Vasco da Gama, Charles Darwin, Ulisse, Babbo Natale e finanche Capitan Harlok. Ovvio che è un elenco non esaustivo e, talvolta, anche surreale. Ma ci basta per capire che i viaggi servono ad aprire la mente, a rendersi conto dell’immensità dell’universo (il mondo riusciamo a racchiuderlo nelle nostre capacità cognitive anche senza essere affetti dalla sindrome di Wanderlust) ed a portare il mondo negli occhi. Passaggio successivo è stato quello di incontrare Ilaria. Capelli “rasta”, semplicità tipica della studentessa fuori sede ed occhiali con montatura grande, quasi a voler sottolineare la voglia di avere la vista a largo spettro per non farsi sfuggire nulla di quanto di meraviglioso il mondo ci offre.

Ilaria Grieco vive in un paese Lucano che, in rapporto alla grandezza del mondo, volendolo indicare su di una cartina geografica, è poco meno di un puntino infinitesimale. Tuttavia per ragioni di studio si trova a frequentare le rive Irlandesi con vista atlantico e da lì me la immagino seduta in riva sul bordo degli strapiombi rocciosi che ci ricordano lo sbarco in Normandia.  Ora io non voglio pensare ad una sindrome perché mi dà l’idea di una malattia, di un malfunzionamento della psiche o dell’organismo; voglio, invece, immaginarmi Ilaria assalita dalla curiosità, dalla voglia di vedere e di capire. Mi viene un pensiero da una reminiscenza della lettura recente di un bel romanzo e penso ad un personaggio ovvero al professor Sabino Corelli da Marcianise, che diceva ai suoi allievi: << Guagliù, ma voi vi credete che le cose a uno gliele regalano? Cristoforo Colombo, per esempio, com’è che ha scoperto l’America? Gli altri, al mare ci andavano a guardarsi il tramonto con la fidanzata o a pescare, a lui questo non gli bastava, lui voleva sapere cosa c’era dietro la linea lontana dell’orizzonte>> dicevo mi viene il pensiero (A. Hofman giuro che non c’entra niente) di Ilaria che osserva l’orizzonte e non si dà pace tanta è la curiosità di sapere cosa c’è oltre.

E, dunque, intraprende la corsa verso la conoscenza del mondo facendo e rifacendo viaggi per il pianeta.  Sempre per stare alle mie evoluzioni del pensiero, immagino Ilaria, come la cruna di un ago che porta in giro per il mondo il filo per unire paesi, tradizioni, persone ed emozioni con la trama che prende il punto dal suo paese ogni volta che ritorna (per tre giorni al massimo) per poi ripartire; ed allora questo filo che ritorna ad unire e a tessere la tela della globalità, che vuole le genti unite sotto un unico cielo pur nella diversità delle culture. Ilaria, così, diventa una risorsa per il suo paese e per quanti hanno la fortuna di incontrarla, perché, così com’è peculiarità dei viaggiatori, incrociare il suo sguardo e confrontarsi con il suo pensiero allarga le vedute come un espettorante balsamico della mente e dell’anima e me ne convinco sempre di più, leggendo la risposta alla mia richiesta di spiegarmi, sinteticamente, la sua attività e la sua voglia di viaggiare. Una risposta che salta i preamboli e va dritta alla poesia di Gio Evan che di seguito vi riporto in estratto:

Viaggiate.     
che sennò poi
diventate razzisti

………
viaggiate
che se non viaggiate poi
non vi si fortificano i pensieri

…………
viaggiate
che sennò poi finite per credere
che siete fatti solo per un panorama
e invece dentro di voi
esistono paesaggi meravigliosi
ancora da visitare.

Ecco, dopo questa poesia credo sia inutile ogni altra mia parola se non che vi è un tremendo bisogno di persone come Ilaria per aprire le finestre verso l’accoglienza; perché, dimenticavo, Ilaria lavora presso la cooperativa che gestisce il centro di accoglienza per immigrati ed immaginate voi quanta fortuna hanno questi ragazzi, proprio nel momento in cui il mondo ci fa rivedere stendardi con scritte dai caratteri “Antiqua-Fraktur”.

Ilaria poi è quella che fa la designer di moda, che realizza pezzi unici con la genialità di chi ha una mente aperta. Porta nei suoi occhi, ogni volta, un pezzo di mondo che visita. E ci credo perché, sono sempre più convinto che i suoi occhiali da 5pollici lo stanno a testimoniare, e se gli occhi sono direttamente collegati al cuore è inutile dirvi che il suo cuore ha una grandezza fuori dal comune. Ora mi direte perché ho parlato di Ilaria?  Perché questo luogo sperduto del mondo ancorché ignoto anche a buona parte dei Lucani, non è un luogo dove si vive solo davanti ai Bar con la birra fra le mani, né dove l’ombra proiettata a terra è solo quella del traliccio di Tempa Rossa. Questo luogo ha eccellenze che vanno stanate e pubblicizzate. Ilaria non ha conseguito titoli di studio per arricchire il curriculum e semplificare il lavoro del facilitatore d’assunzioni; lei è una di quelle eccellenze che il suo miglioramento culturale lo riverbera sul dintorno, generando speranza in quanti hanno deciso di stare radicati qua ma di poter vivere come i loro omologhi sparsi in altre parti del mondo, senza sentirsi diversi, nel bene e nel male l’ho fatto perché credo che bisogna incominciare a non parlare della cronaca triste, tetra, nera, che ci riporta tutte le negatività di luoghi difficili da vivere.

Bisogna parlare di cose positive, di cose di cui vale la pena riempiere le pagine; dei cuochi d’eccellenza che hanno avuto i natali nei nostri paesi, dei nostri migranti che fuori dai confini regionali e Nazionali hanno saputo esprimersi e diventare governatori d’eccellenza, imprenditori d’eccellenza, professori, ricercatori ed altro ancora; farlo senza per questo piangersi addosso per la solita litania dei cervelli che migrano altrove. I cervelli devono migrare altrove, non possono sguazzare nello stagno di questi piccoli paesi; i cervelli devono esprimersi nei luoghi deputati alla ricerca, alla medicina al design ma devono farlo con la consapevolezza delle loro radici. Ed allora io ho iniziato a farlo e continuo.

E questa volta ho voluto parlarvi di Ilaria Grieco, eccellenza Lucana – e son sicuro che non è la sola – di cui poter andar fieri.

Gianfranco Massaro – Agos

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