Per la valorizzazione dei prodotti e piatti tipici della cucina contadina lucana la Cia-Agricoltori ha tenuto ieri a Viggiano la tradizionale “Rafanata” giunta alla 25esima edizione, manifestazione per la promozione del rafano da ingrediente delle più antiche ricette della tradizione contadina (specie del martedì grasso, ultimo giorno di Carnevale) che può diventare un’ulteriore opportunità per incrementare il reddito degli agricoltori.
Il rafano è una pianta erbacea perenne di cui si usa la radice, che viene grattugiata e preparata in vari modi: da sola, conservata sott’olio o aceto (preparato in questo modo viene detto anche “cren”) o insieme a salse, senape, mostarde. Il rafano è marroncino, molto piccante e ha proprietà antibatteriche. Nella gastronomia tipica lucana è usato specie per i fusilli al sugo di maiale, per aromatizzare alcuni piatti e per una grande frittata, a base oltre che di uova e rafano grattugiato, pecorino, erbetta selvatica.
Non avendo bisogno di particolari cure la radice cresce spontaneamente in varie zone della regione e in particolare in Val d’Agri, è un prodotto di grande richiesta che riesce a spuntare prezzi di vendita al consumatore sino ai 10-12 euro al kg (sulla base della qualità, della grandezza, della tipicità della zona di raccolta) e sui mercati del Nord -dov’è cresciuta la richiesta, specie in negozi specializzati alimentari e da parte dei ristoratori- può spuntare anche 15 euro al kg.
Il dirigente della Cia della Val d’Agri, Nicola Pisano, è un autentico pioniere di questo prodotto e spiega come “negli ultimi anni stanno nascendo in Val d’Agri i primi veri e propri piccoli imprenditori di rafano, tenuto conto che la richiesta di questo prodotto è notevolmente cresciuta nel Paese e si fa ricorso all’import da Paesi europei e persino dal Giappone. Per la Cia -evidenzia Pisano- la Rafanata che si celebra ogni anno con i coltivatori di Galaino di Marsiconuovo (che consiste nella produzione di un gigantesco panettone salato cotto in forno a legna realizzato con 400 uova, 6 kg di rafano macinato, 6 kg di pecorino di Moliterno ed erbe aromatiche) è un’occasione per valorizzare le tradizioni gastronomiche rurali e per dimostrare che quella che una volta si definiva la ‘cucina povera’ oggi può rappresentare reddito aggiuntivo specie per i titolari di aziende agricole a conduzione familiare”.
Anche il “tartufo dei poveri”, il rafano – sottolinea Giovanna Perruolo, direttrice Cia Potenza, – rientra nel progetto di filiera agroalimentare della Val d’Agri a cui sta lavorando la Cia-Agricoltori Italiani lucana. Perché il destino dell’area, più che il petrolio, è un’agricoltura di qualità a certificazione territoriale, con la piena valorizzazione di ogni prodotto tipico. Ancora una volta il binomio cibo e cultura risulta essere la carta vincente per la Basilicata. Un ringraziamento alle diverse centinaia di partecipanti alla 25.ma Rafanata che hanno potuto apprezzare l’elevata qualità dei prodotti gentilmente offerti dalle migliori aziende agricole.