L’Epifania – che nella tradizione contadina è una delle feste più importanti con tanti significati – quest’anno sarà sotto tono per effetto della diffusione della pandemia. I tradizionali riti ed eventi che la Cia-Agricoltori e le aziende agrituristiche associate a Turismo Verde organizzano da anni per il 6 gennaio non potranno svolgersi. Ma non per questo si rinuncia all’evento che nel corso degli anni ha coniugato la tradizione popolare e la cultura rurale con la promozione e la valorizzazione dei prodotti alimentari di qualità e locali.
Senza “scomodare” gli antropologi – spiega una nota della Cia – è soprattutto una delle più antiche feste contadine che in alcune aree rurali lucane è da sempre vissuta con uno spirito tradizionale nonostante l’Epifania continui ad essere un argomento sconosciuto per gran parte dei lucani o più semplicemente la festa per regalare doni ai “bambini buoni”. L’origine della “vecchietta” è da ricondurre ad alcuni riti propiziatori pagani: gli antichi credevano che nelle prime dodici notti dell’anno, fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. C’è chi sostiene che sia vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l’immagine dell’anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo terribile aspetto, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi’ una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l’usanza di bruciarla.
Quanto ai regali ai bambini, a cui non si rinuncia, l’invito è di tornare ai giocattoli in legno e creativi e di non dimenticare di mettere nelle calze confetture, dolci fatti in casa e prodotti alimentari locali perché la Befana fa la spesa in campagna.
Nella piattaforma online dedicata al progetto “Il Paese-la Basilicata che Vogliamo”, c’è una scheda che rinnova l’esigenza di tenere vive le tradizioni della cultura rurale. Di qui l’impegno della Cia a rilanciare l’attività di l’Associazione Basilicata Rurale secondo cui le radici di una popolazione debbono essere sempre coltivate e mantenute vive, perché non inaridiscano, perché non ci si dimentichi della cultura e delle tradizioni. Un contenitore per colmare la grave lacuna che si registra nell’associazionismo della cultura popolare contadina.
L’associazione Basilicata Rurale rappresenta in particolare per i giovani uno strumento capace di accompagnarci verso il mondo della rappresentanza e dell’impresa. Solo conoscendo il nostro passato possiamo proiettarci verso il futuro. Oltre al ruolo culturale e di “memoria” storica che riveste, l’associazione è anche un serio strumento di animazione e aggregazione, capace di approfondire tematiche e svolgere attività di sostegno alle comunità rurali. L’obiettivo è studiare quelle che sono le “nuove” agricolture, per proiettare i giovani verso un modello di Sviluppo Rurale moderno. Una vera “officina delle idee”, che vanta “maestri” di rilievo, protagonisti nella nostra regione. Naturalmente la capacità deve essere anche quella di “aprirsi” al territorio, con seminari, tavoli di lavoro, pubblicazioni, studi ecc. ed è su questo che oggi si sta lavorando “a ritmi accelerati”, coscienti che il futuro della nostra regione può ripartire solo puntando su un’agricoltura che si apre a nuovi settori e nuovi soggetti, sostenendo che l’agricoltura lucana è bioresistente.
L’appello di Cia e Turismo Verde agli agricoltori e alle famiglie è di tenere viva, anche in questa occasione, la tradizione popolare raccontando ai bambini e ai più giovani il suo più autentico significato in modo da distinguerlo da quello esclusivamente consumistico.