Altro che ‘salva ambulanti’: siamo di fronte ad un Provvedimento assurdo, che non solo getta ancora di più nel caos il settore del commercio su aree pubbliche, ma lo degrada in modo inaccettabile, privandolo della dignità imprenditoriale e trasformandolo in un’attività marginale, che esiste solo per garantire i livelli di occupazione. Così Anva – Associazione Nazionale Venditori Ambulanti – aderente alla Confesercenti, sull’Emendamento alla manovra sul commercio ambulante, che sposta i termini di rinnovo di scadenza delle Concessioni su area pubblica al 2020.
In provincia di Potenza al 30 giugno 2017 – sottolinea la nota – gli esercizi del commercio ambulante sono 592 con al primo posto il comparto alimentare (230) seguito da abbigliamento e tessuti (114) e “altri articoli” (122).
L’Emendamento rinvia solo i termini delle Concessioni ancora non rinnovate, lasciando nella più totale ed immotivata incertezza tutti quegli operatori che – obbedendo alla Normativa – hanno già terminato la procedura. Questo comporterà ulteriori assurde conseguenze: oltre al disallineamento temporale fra Concessioni già assegnate e Concessioni da assegnare, i due gruppi avranno anche criteri di selezione diversi. Chi ha già partecipato ai Bandi emessi dalle Regioni più virtuose, che hanno completato le procedure nei termini inizialmente stabiliti, vedrà applicarsi i criteri previsti dall’Intesa del 2012, mentre le Concessioni da assegnare verranno valutate con altri parametri. Una differenza inaccettabile, una vera e propria assurdità politica che si somma ad una giuridica: il Provvedimento, infatti, limita la libertà di impresa e relega incredibilmente il settore a fenomeno di natura sociale, il cui unico scopo è garantire l’occupazione.
La Categoria viene di fatto completamente marginalizzata, come avvenne nel periodo del Ventennio. Senza alcun vero motivo, se non per una logica clientelare che punta ad accontentare chi grida di più, anche al costo di fare disastri: un’operazione di cui il Governo dovrà assumersi la responsabilità. Auspichiamo che si tratti di un passo falso, e che l’Esecutivo possa intervenire in extremis per correggere questa stortura: c’è ancora tempo. Se ciò non dovesse avvenire, a questo punto si deve prendere l’impegno di escludere una volta per tutte il settore dal campo di applicazione della Direttiva Bolkestein, già a partire dalla prossima Legislatura.
Ai consumatori lucani – è scritto nella nota – i “mercatini” piacciono sempre di più, anche per gli effetti della crisi e della necessità di risparmiare, soprattutto perchè, grazie a un commercio di prossimità, possono acquistare prodotti tessili, abbigliamento e calzature, ma anche prodotti per la casa, fiori e piante, piccoli elettrodomestici o materiale elettrico, a prezzi inferiori a quelli dei negozi. E magari togliersi qualche “sfizio” senza spese folli comprando bigiotteria o profumi e cosmetici. Nelle recenti festività natalizie il fenomeno è cresciuto. Ma – aggiunge Giorgio Lamorgese, presidente Confesercenti – troppe bancarelle sono gestite da extracomunitari che operano nella piena illegalità sia perché non hanno alcuna licenza che perché vendono prodotti di provenienza estera che non rispondono a normative di sicurezza alimentare e di altro. Il sospetto è che i cittadini che vengono da Paesi non UE, molto spesso, siano intrappolati e sfruttati da reti e organizzazioni malavitose nostrane che ne gestiscono l’entrata in Italia: dal permesso di soggiorno – spesso per lavoro autonomo, ottenuto proprio fingendo un lavoro come operatore ambulante – all’avvio di attività commerciali nella piena illegalità”. I casi più significativi denunciati da tempo dalla Confesercenti nel capoluogo di regione dove la situazione è sempre più inaccettabile per la presenza di ambulanti abusivi in più aree urbane da Via Del Gallitello a Viale Del Basento, che da sole rappresentano un quinto del potenziale commerciale lucano.
L’Anva-Confesercenti rilancia pertanto il progetto del mercato di vicinato: qualità, accoglienza, luogo di incontro e opportunità di acquisto, basta degrado, basta abusivi. E infine rinnova l’invito ai Comuni per adeguare i piani commerciali individuando aree idonee per i mercatini fornite di servizi adeguati per esercenti e utenti.