Si chiama «Blue water». È il nome di un progetto che prevede la realizzazione dell’impianto per il trattamento dei reflui prodotti nel Centro oli dell’Eni a Viggiano (Potenza). La struttura consentirebbe di trattare in loco quelle che in gergo si chiamano «acque di strato», vale a dire le acque che emergono insieme al petrolio e al gas durante le estrazioni. Attualmente una parte viene reiniettata nel pozzo «Costa Molina 2» e un’altra parte smaltita nell’impianto di Tecnoparco a Pisticci. Qualora il progetto «Blue water» dovesse andare avanti, queste acque, una volta separate dagli idrocarburi, verrebbero purificate nel nuovo impianto e poi riutilizzate all’interno del ciclo estrattivo. A Tempa Rossa, territorio interessato dal giacimento petrolifero della Total, c’è già qualcosa di simile. In questo caso le acque di strato vengono stoccate in una grossa vasca – detta di decantazione – per poi essere reimpiegate per il raffreddamento dei macchinari del Centro olio. Quelle in eccesso, invece, vengono versate nel sottostante torrente Sauro.
Fino ad ora al Centro olio della Total non c’è mai stata produzione di acque di strato in eccesso , quindi non si è mai verificata la circostanza di doverle smaltire nel Sauro . E la situazione non dovrebbe cambiare nel prossimo quinquennio. Tuttavia, la sola ipotesi di un convogliamento nel Sauro ha già provocato una dura reazione degli ambientalisti che temono un possibile inquinamento del torrente.
Ma tornando all’impianto di Viggiano, a sostenere la realizzazione del progetto «Blue water» è l’assessore regionale all’ambiente Cosimo Latronico: «Con quest’opera si raggiungono alcuni obiettivi importanti per la Basilicata – sottolinea -. Innanzitutto, si registrerà una diminuzione del traffico di autobotti verso l’impianto di Tecnoparco dove vengono attualmente smaltiti i reflui petroliferi. Poi si avrà un notevole risparmio di acqua che soprattutto in questo periodo rappresenta la strada obbligata per evitare problemi di irrigazione e di uso potabile».
Il progetto, dopo tre anni di silenzio, sarà al centro di una conferenza di servizio tra i comuni e gli altri enti interessati. È il terzo tentativo per ottenere il nulla osta soprattutto dalla Soprintendenza che, fino ad ora, ha espresso parere negativo alla realizzazione del sito. I piani precedenti, presentati rispettivamente da Simam e da Syndial (oggi Eni Rewind), non erano mai arrivati alla conclusione dell’iter di autorizzazione. Eni rewind, dopo il primo parere negativo ma non vincolante della Soprintendenza, ha apportato delle modifiche che prevedono opere di mitigazione dell’impatto ambientale.
«Blue water» è da sempre osteggiato dagli ambientalisti che lo considerano un pericolo per i bacini idrici locali. Oggi avanzano il sospetto che dopo il recente accordo con la Regione Basilicata per il gas gratis ai lucani, rappresenti una sorta di cambiale da pagare.
FONTE GAZZETTADELMEZZOGIORNO