Lavoro

Confesercenti: combattere l’abusivismo non è un’impresa impossibile

Il consuntivo dall’operazione “Spiagge Sicure”, voluta quest’estate dal Ministero dell’Interno, conferma che, se c’è la volontà, combattere l’abusivismo dilagante è possibile e porta a buoni risultati e non solo sulle spiagge ma anche, ci auguriamo, nelle città. E’ il commento di Confesercenti affidato al presidente provinciale di Potenza Giorgio Lamorgese, ricordano che – secondo dati del Centro Studi Confesercenti – le vendite abusive e di materiale contraffatto rubano il 14% del fatturato delle imprese regolari di turismo e commercio. Una situazione particolarmente grave soprattutto nel commercio ambulante, dove l’abusivismo muove secondo le nostre stime un fatturato di 1,85 miliardi di euro – con un’evasione fiscale che sfiora il miliardo– e danneggia pesantemente, oltre alle imprese regolari, anche l’immagine e la qualità dei nostri mercati. Ma il danno creato dall’illegalità coinvolge tutta la comunità: se le attività abusive fossero azzerate, l’Erario recupererebbe abbastanza entrate – oltre 11 miliardi di euro – per finanziare un cospicuo taglio dell’Irpef o un intervento sulla previdenza. E ci guadagnerebbe anche l’occupazione: la regolarizzazione farebbe emergere 32mila posti di lavoro aggiuntivi.

Lamorgese ricorda in proposito la nuova iniziativa che Anva-Confesercenti (Associazione Nazionale Venditori Ambulanti) ha promosso d’intesa con Fiva Confcommercio che insieme rappresentano oltre il 60% delle imprese regolari di commercio su aree pubbliche. Nel contesto economico attuale – caratterizzato da una forte mutazione dei consumi – i mercati ambulanti sono – più di altri comparti – esposti ai rischi di marginalità e di concorrenza sleale. Con fenomeni significativi di abusivismo e contraffazione, gli operatori regolari del settore rischiano di essere additati come “venditori ambulanti” nel senso più deteriore e negativo del termine.

Nel commercio su aree pubbliche c’è, dunque, un problema non solo economico, ma anche di trasparenza e di legalità che spesso viene ignorato. Le due organizzazioni stimano l’esistenza di un mercato sommerso di oltre 100 mila operatori abusivi, con un giro d’affari che si aggira intorno a 1 miliardo di euro all’anno. Quanto ai prodotti contraffatti, i più venduti riguardano l’abbigliamento, l’occhialeria, la pelletteria, gli articoli musicali e audiovisivi.

Questa situazione di incertezza si è aggravata negli ultimi anni in coincidenza con l’introduzione nell’ordinamento nazionale della cosiddetta Direttiva Bolkestein che ha fermato gli investimenti e creato profonde spaccature all’interno della categoria. Il risultato è che in questo modo un intero settore rischia di ritornare nel limbo di una mediocrità che frena lo sviluppo economico dell’impresa. Un esempio lampante è la norma sulle modalità di assegnazione delle concessioni (il comma 1181 della Legge di Bilancio 2018) che richiede il requisito del reddito unico familiare e della conduzione diretta del banco per bypassare l’accesso all’attività. Una disposizione da abrogare immediatamente.

Tra le proposte sostenute e particolarmente rilevanti per la nostra realtà commerciale– evidenzia Lamorgese – il rilancio dei mercati tramite politiche di ammodernamento delle aree e degli impianti, linee di credito agevolato per la ristrutturazione delle imprese e l’acquisto di mezzi ecocompatibili, politiche fiscali mirate che favoriscano gli investimenti aziendali. Per noi è arrivata l’ora di dire basta. Vogliamo certezze, siamo imprenditori e vogliamo agire come tali. Rivendichiamo il ruolo che storicamente ci compete nella distribuzione commerciale. Un commercio di qualità, di semplicità, sempre vicino alla gente, la forma allo stesso tempo più antica e più moderna. Per questo, rivendichiamo una legge speciale per il nostro comparto. Un comparto che oggi noi tutti abbiamo il dovere di mettere in condizione di funzionare”.

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