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Consiglio Regionale: rendicontazione 2023 e il NO alla mozione contro l’autonomia differenziata

Autonomia differenziata: la Basilicata non ricorrerà al referendum

Il Consiglio regionale ha approvato, oggi, all’unanimità, l’atto amministrativo riguardante “Approvazione del Rendiconto della gestione del Bilancio del Consiglio regionale esercizio finanziario 2023”.

La gestione dell’esercizio finanziario 2023 del Consiglio regionale della Basilicata si chiude con un avanzo di amministrazione pari ad euro 4.330.598,71 e con un fondo di cassa finale al 31/12/2023 pari ad euro 3.572.618,60. Le risorse per il funzionamento dell’Ente a carico del Bilancio regionale sono pari a 14.500.000,00 euro.

All’inizio della seduta pomeridiana del Consiglio regionale, l’Assemblea è tornata a confrontarsi sul tema dell’autonomia differenziata. Dopo il dibattito sulla legge n. 86 del 26 giugno 2024 riguardante le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art.116, terzo comma, della Costituzione”, tenutosi lo scorso 17 luglio, quest’oggi la massima Assise territoriale ha votato sull’argomento una mozione e due risoluzioni. Tutti e tre i documenti non sono stati approvati.

Si trattava della mozione “Ricorso contro il disegno di legge Calderoli dinanzi la Corte Costituzionale e possibilità di promuovere referendum abrogativo ex art.75 Cost.”, di iniziativa dei consiglieri Araneo, Verri (M5s) Cifarelli, Marrese, Lacorazza (Pd), Bochicchio (Avs-Psi-Bp) e Vizziello (Bcc). Gli altri due documenti erano risoluzioni, la prima a firma di Morea (Azione), e la seconda, primo firmatario Napoli (FdI).

Sull’argomento per dichiarazione di voto sono intervenuti i consiglieri Bochicchio, Araneo, Pittella, Vizziello, Chiorazzo, Cifarelli, Verri, Casino, Marrese, Lacorazza, Tataranno, Napoli.

Giunta regionale della Basilicata:

“Le mozioni delle opposizioni in Consiglio regionale, tese a deliberare la richiesta del referendum abrogativo sull’autonomia differenziata, non sono passate. La Basilicata, dunque, non percorrerà la via referendaria contro l’autonomia differenziata. La minoranza – che si è fermata a otto voti – non ha avuto l’appoggio di Italia Viva e Azione (che a livello nazionale hanno espresso contrarietà alla legge Calderoli) e ha fallito l’obiettivo”.

Consiglieri di opposizione in Regione su votazione ricorso Regione Basilicata contro legge Calderoli dinanzi la Corte Costituzionale: “Il centrodestra diviso condanna la Basilicata, la nostra battaglia continua con il referendum

Nel Consiglio regionale odierno si è svolta la votazione sulla mozione, presentata nel consiglio dello scorso 9 luglio dai consiglieri di opposizione: “Ricorso contro la legge Calderoli dinanzi la Corte Costituzionale e possibilità di promuovere referendum abrogativo ai sensi dell’art. 75 della Costituzione”, i quali unitariamente hanno espresso un voto favorevole alla mozione per le ragioni espresse nella discussione ovvero una forte bocciatura della riforma dell’autonomia differenziata ritenuta lesiva dell’unità nazionale e del diritto all’uguaglianza dei cittadini. 

“Crediamo fermamente che la legge sulla autonomia differenziata accentui ulteriormente le disuguaglianze territoriali all’interno del Paese. La nostra visione di società si basa sull’equità e sulla solidarietà tra tutte le aree e non possiamo accettare misure che possano avvantaggiare solo alcune parti a discapito di altre. In secondo luogo, riteniamo che l’autonomia differenziata, così come è stata approvata, non garantisca le necessari garanzie per consentire a tutti le regioni di assicurare ai cittadini i servizi essenziali con grave svantaggio per il nostro Meridione che parte storicamente da una posizione arretrata. Inoltre pensiamo che la riforma, se attuata nella sua interezza, disintegri nei fatti l’unità nazionale creando un Paese con ventuno sistemi legislativi e politiche diverse, che renderebbero difficile non solo l’attività imprenditoriale ma anche la vita dei cittadini” dichiarano congiuntamente i consiglieri di opposizione.

La maggioranza che sostiene il Presidente Bardi ha dimostrato di essere divisa sui temi politici fondamentali, la nostra mozione non è passata per l’astensione dei consiglieri di Azione e l’assenza determinante di Polese rappresentante di Italia Viva, partiti che a livello nazionale sono contro la legge ma che in Basilicata si comportano diversamente per meri motivi di interesse politico.

La coalizione composita che sostiene il secondo governo Bardi si regge su fragili equilibri e la difficoltà che ha avuto nell’affrontare l’esame della nostra mozione sarà replicata ed accentuata su ogni tema.  

Con la decisione di non ricorrere contro la legge Calderoli il centrodestra condanna la Basilicata e il sud alla marginalità e al sottosviluppo.

Dal canto nostro continueremo a condurre questa battaglia fino all’abrogazione della legge attraverso la strumento del referendum e ribadiamo il nostro impegno a difendere l’idea di un’Italia unita e inclusiva, dove ogni cittadino possa avere accesso alle stesse opportunità e diritti, indipendentemente dal luogo in cui vive.

 

Autonomia, Bardi: “Non sia strumentalizzata”

“La persistenza dei divari tra le regioni del nord e quelle del sud, i cui dati sono noti a tutti, dimostra che l’attuale modello di distribuzione delle funzioni decisionali della Repubblica non riesce a produrre risultati diversi da quelli noti”.

Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, durante il Consiglio regionale di oggi in riferimento al dibattito sull’autonomia differenziata.

“L’esperienza di questi decenni conferma che i risultati raggiunti sono insufficienti per superare i divari territoriali e unificare l’Italia anche dal punto di vista economico. Pur tenendo conto delle tante osservazioni critiche, il modello in atto è ancora prevalentemente incardinato su un sistema di accentramento delle funzioni decisionali, peraltro in piena espansione a partire dall’impianto del PNRR, ed è oggettivamente distante da quello scelto dai Costituenti nel 1946, in alternativa al modello accentrato, per superare i divari territoriali”.

“L’articolo 5 della Costituzione è inequivocabile: ‘La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento’. Ma anche durante l’Assemblea Costituente l’approvazione di questo testo non fu unanime”.

“Occasione di conflitto è, oggi, la legge n. 86 del 26 giugno 2024, recante Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. Ma si tratta dell’attuazione della legge costituzionale n. 3/2001, il cui testo, sottoposto positivamente a referendum, è stato approvato da una maggioranza allora di centro sinistra”.

“Questi i risultati, ad oggi, delle dinamiche conflittuali: è ancora prevalente il modello di accentramento delle funzioni decisionali della Repubblica; il modello di autonomia, proposto dall’articolo 5 della Costituzione, è ancora ad uno stato parziale di attuazione; sono immutati i dati dei divari tra regioni del nord e regioni del sud”.

“Alla luce dei fatti viene, confermata la validità del percorso costituzionale tracciato nell’articolo 5, solo parzialmente attivato. Come tutte le riforme anche questa ha necessità di essere monitorata con continuità per verificarne la coerenza, per analizzare nel concreto costi-opportunità, per discernere su quali materie è opportuno o meno, per una Regione come la nostra, avvalersene. È di questo che dovremmo occuparci, con serenità, rigore e passione, accettando la sfida del cambiamento. I gruppi di lavoro affrontino nel merito le opportunità di questo possibile nuovo scenario e sappiano muoversi all’interno di fasi attuative tutt’altro che semplici, ricche di confronto e di negoziazione con ministeri e governo”.

 

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