La settimana che ci lasciamo alle spalle non sarà affatto facile da dimenticare.
Tutti i cittadini lucani, nelle ultime settantadue ore, hanno potuto scorgere con i loro occhi il superamento di uno stereotipo che pareva un monolite indistruttibile: il mito de “La Basilicata Felix”.
Una terra in cui non accade mai nulla, in cui si è tutti molto “Tranquilli” e “Operosi”, un territorio in cui il disagio sociale praticamente non esiste, un posto anche difficile da individuare all’ interno delle carte geografiche.
C’ hanno voluto far credere per decenni che la mancanza di servizi, infrastrutture e possibilità di sviluppo garantisse quantomeno il vantaggio di una vita morigerata, lontana dalle fonti della “perdizione”.
Noi Lucani, orgogliosi della nostra storia di compromessi e servitù, un po’ volevamo credere che fosse vero, faceva comodo nascondere la polvere sotto il tappeto utilizzando becera retorica a basso costo.
In realtà, sappiamo tutti che soltanto di retorica si trattava e si tratta.
Nell’ ultima settimana, oltre a tutte le vicende già tristemente note, abbiamo addirittura scoperto l’ esistenza di una Basilicata che odia, che picchia per l’ aspetto fisico e che discrimina.
Oggi abbiamo scoperto l’ esistenza di una Basilicata che uccide per una rivalità tra tifoserie, accidentalmente o meno non importa. Purtroppo il risultato è angosciante: la morte che si impadronisce delle cronache di una tranquilla e colorata Domenica Sportiva Lucana…
Quante ne ho vissute, mai davvero avrei pensato che potesse accadere.
Sono giorni difficili per tutti noi, giorni che devono far riflettere sull’ imbarbarimento del nostro vivere quotidiano.
In fondo, in quanto abitanti della Lucania “Felice”, speravamo di essere esclusi da questo bombardamento a pioggia di ignoranza, superficialità e violenza (purtroppo non soltanto verbale) che pervade oramai da tempo tutta la penisola.
Gli ultimi episodi di cronaca sono lì a confermare che stavolta la solidarietà virtuale non basta, ora è necessario fermarsi a pensare.
È giunto il momento di riflettere tutti insieme sul modello educativo che vogliamo seguire, riflettere sulla qualità del nostro vivere associato, sulla reale incidenza dei luoghi della Pubblica Istruzione e della Cultura.
Ritengo sia un problema che riguarda tutti, nessuno escluso.
Si trovi il coraggio di individuare le ragioni sociali e culturali di questa barbarie che sta montando.
Si trovi il coraggio di rinsaldare l’ identità del popolo Lucano, un popolo che ripudia la violenza, in tutte le sue forme.