Quando si parla della Val d’Agri avverto una vibrazione, vorrei che ogni valligiano parlasse benissimo del suo territorio. Alcuni miei amici che sono venuti qui in valle, ma preceduti da una immagine non positiva del territorio, quando sono andati via lo hanno fatto malvolentieri e tutti mi hanno detto: “dici ai valligiani di non parlare male della Val d’Agri”.
“Ma perché quindi in valle si parla così male della Val d’Agri?”
Ultimamente parlare male della valle del petrolio è lo sport nazionale più diffuso nella politica, nelle professioni, in tv, sui giornali e nella vita quotidiana. Il motto («giusto o sbagliato è il mio Paese») non ha mai avuto fortuna nella nostra discussione pubblica e privata. Ritrovare un po’ d’orgoglio di quello che siamo, non sarebbe poi così tanto male. In realtà, il tema dell’incapacità della nostra valle a valorizzare se stessa, a fare sistema, a considerare l’interesse per essa non un muro da abbattere ma un fortino da proteggere, la mancanza d’amor proprio provoca lo scarso o nullo rispetto di sé. Se ci pensiamo bene, oggi tutto questo vale ancor di più rispetto al passato e per capire la ragione è sufficiente pensare alla fase particolare in cui ci troviamo a seguito all’emergenza da Covid-19. Però a volte, leggendo i giornali e sbirciando sui social ti accorgi che, fuori dalla Val d’Agri, i problemi di cui discute la valle non sono problemi.
Ma allora chi ha ragione?
Quando, nella seconda metà degli anni novanta vennero avviate le attività di estrazione, la popolazione locale vedeva nel petrolio la soluzione ad ogni problema. In tanti oggi pensano che la scelta petrolifera mostra tutta la sua inefficacia rispetto alla soluzione dei problemi economici e sociali del nostro territorio e convinti che l’attività estrattiva rappresenti un grave rischio sia per la salute che per le prospettive di sviluppo economiche. Per altri invece è tutto il contrario. È difficile quindi veramente capire se in questa valle di sudore e di fatiche il lavoro offerto dall’indotto petrolifero sia una condanna oppure la fonte di ogni salvezza e beatitudine. Questi sono solo una parte dei temi su cui nascono alcune maldicenze sul nostro territorio.
Mi trovo mio malgrado, costretto a trascrivere questo mio pensiero per provare a difendere la comunità dell’intera Val d’Agri dagli attacchi immotivati, ingiustificati e cruenti che sta subendo, da parte di fonti autorevoli e meno autorevoli. Quando si parla male di un luogo, senza conoscerlo con i propri occhi, si fanno due errori: il primo nel pregiudizio e il secondo nelle cattive informazioni o come diciamo oggi, fake news. Non è assolutamente bello che in alcune trasmissioni televisive (talk show) si parla in maniera molto superficiale della Val d’Agri, offrendo una rappresentazione non veritiera della realtà. Sembra che solo in questo posto d’Italia esistono problemi occupazionali, di inquinamento e di una cattiva politica. La diffusione di notizie di questo tipo, penso ha determinato conseguenze anche sui mercati che fanno riferimento a settori strategici per il nostro territorio, come quello turistico e agricolo.
Ma ancora peggio quando a parlar male della propria terra sono i suoi abitanti. Sicuramente sono tanti i problemi che affliggono il nostro territorio, ma sono anche gli stessi che affliggono altre zone d’Italia. Ma perché noi dobbiamo evidenziarli più degli altri, così tanto, da distruggere la reputazione di questa splendida valle ricca di natura, ma anche di arte, storia e beni culturali e di interessanti iniziative ed eventi.
Ma cosa spinge ad affermare ultimamente anche che la colpa dell’aumentare dell’epidemia da coronavirus in valle è dovuta alla presenza del Centro Oli con il suo inquinamento presunto? Se così veramente fosse il mondo sarebbe pieno di Centro Oli. Sicuramente, sia quello nell’area industriale di Viggiano e Grumento Nova, così come quello a Corleto Perticara hanno le loro colpe, ma non certo anche quella del Coronavirus.
Perché trovare sempre una colpa per qualcosa che non c’è?
Mah! Forse perché siamo invasi da una nuova figura: gli “scoraggiatori”. Una valle con tanti problemi, con opinioni diverse sulla questione estrazioni petrolifere, presenta anche tante contraddizioni. Ricca di oro nero ma povera di lavoro, con un ambiente da salvaguardare e l’occupazione da salvare, e per finire, ad essere contrari all’oro nero però poi pretenderne le sue royalty. Insomma, si ha anche il coraggio di pensare che non ci sia nessuno che meriti una lode. In fondo ne basta uno, basta che ci sia ancora un generoso in giro e loro, gli scoraggiatori, non hanno vinto.
I valligiani non sono più quelli di una volta, quelli potevano essere inchiodati alle tradizioni, ostili al nuovo, ma almeno erano solidali col luogo. I valligiani di oggi spesso sono relitti antropologici e acrobati del pessimismo. Forse la politica dovrebbe tener conto della situazione psicologica prima ancora che di quella economica.
Con le nostre azioni siamo gli artefici del futuro, è il momento di non chiedere tutto alla politica ed essere noi i protagonisti di un riscatto. Screditare quindi il proprio territorio sui social, in programmi televisivi e sui giornali, mette in evidenza la mancanza di attaccamento, che forse sarebbe meglio arieggiarlo con persone che possano incoraggiare, senza rassegnarsi alla maldicenza, senza praticarla. Ma non certo quegli “scoraggiatori” che cercano assiduamente le nostre polemiche, i nostri dubbi e la nostra rabbia per i propri fini soprattutto politici. La Val d’Agri è dei valligiani, non è accettabile che lo “scoraggiatore di turno” provi a screditarla e a derubarla delle poche cose che le sono rimaste. Avevamo un Ospedale e ne è rimasto ben poco, avevamo le royalty e sono servite per sanare i bilanci altrui, lasciateci almeno la dignità perché forse quella e difficile rubarcela. Quindi difendere il proprio territorio è un concedersi qualcosa in più senza escludere nient’altro. È un fare i conti con la realtà che ti circonda, è una questione di identità.
Anche il paese più piccolo e apparentemente insignificante, nasconde di certo qualcosa che valga la pena far scoprire, promuovere e togliere dall’ombra. Far sapere dove si vive, far sapere dove siano i siti d’interesse culturale e turistico della propria zona è un dovere a cui ogni abitante di questa splendida valle, che si consideri tale, dovrebbe adempiere. Promuoverlo va oltre tutte quelle persone che fastidiosamente gli pronunciano frasi contro per non farla crescere, conoscere nel suo splendore per niente e anzi, peggio ancora, la considera di poco valore.
Forse è giunto il momento di non invadere più i social network di maldicenze e basta anche ai titoloni di giornale che non rappresentano la realtà. Basta ai dieci minuti di notorietà. Se proprio ognuno di noi la cerca, lo faccia affrontando i problemi con proposte serie e senza screditare l’operato a fin di bene dei rappresentanti del nostro territorio, qualsiasi sia il loro colore. La Val d’Agri che io amo e che vorrei promuovere, è quell’area della Lucania ricca e rigogliosa, piena di verde, di storia e di comunità locali, dove si può mangiare ancora un pezzettino di buon Canestrato di Moliterno o gustare un piatto di fagioli di Sarconi accompagnati da un bel bicchiere di vino “Terre dell’Alta Val d’Agri”.
Pensare ad una valle vuota mi dà pena.., ma almeno è un territorio che non sparla. In fondo per ogni porta chiusa c’è un maldicente in meno.
Vincenzo Scarano