Ancora di sabato, ancora puzza: questa volta dalla mattinata di sabato 9 a martedì 12 marzo si è goduto intorno al COVA di un’aria ancora più ammorbante del normale!
Ma ARPAB continua a pubblicare relazioni “tuttapostiste” che indicano solo alcuni inquinanti (che, guarda caso, sono sempre nei limiti, anche se si può notare che viene registrata un’impennata dell’anidride solforosa) ma non fanno conoscere ai semplici cittadini che fanno accesso al sito istituzionale tutti i picchi orari degli inquinanti non normati e tipici dell’industria petrolifera, come gli idrocarburi non metano, ampio gruppo di inquinanti che comprende anche composti cancerogeni ed odorigeni.
Niente si sa, inoltre, dei risultati delle analisi da parte di ARPAB dei radielli disposti in più zone dell’area e che, se asportati tempestivamente a seguito di particolari “eventi” potrebbero fornirci qualche indicazione sulla presenza del velenoso ed altamente volatile idrogeno solforato, benché ci forniscano indicazioni come media sul periodo osservato e non sui picchi orari.
I dati monitorati da tali radielli non sono stati ancora pubblicati, nemmeno a seguito del malore degli operai della VIBAC del 2 marzo 2019, così come avvenne invece il 4 aprile 2011 quando, a seguito di un incidente che coinvolse gli operai della ditta ELBE (adiacente alla VIBAC), i radielli furono asportati ed analizzati dimostrando la presenza di idrogeno solforato.
ARPAB poi continua a restare muta sulla nostra legittima richiesta di accesso agli atti fatta ormai da 10 mesi, costringendoci a ricorrere alla magistratura!
Infine, nulla ci è dato sapere riguardo alle continue autodenunce di ENI per superamenti ai camini, comunicazioni che vengono tempestivamente inviate, tra gli altri, ai comuni e di cui, ancora una volta, nulla viene comunicato alla popolazione da parte delle amministrazioni.