In occasione dell’ennesimo giro turistico “Porte Aperte” dell’Eni per visitare l’impianto di Viggiano si è “scoperto l’altarino”: di fronte alla mia richiesta di vedere i contatori-misuratori del greggio prodotto dai pozzi della Val d’Agri e lavorato nel Centro Olio funzionari Eni mi hanno risposto di “non essere tenuti a mostrarli”. Altro che trasparenza per avvicinare i cittadini. Si ripropone un’antica e sempre attualissima questione che manifesta cose che si vorrebbero tenere nascoste come uno scheletro nell’armadio. E’ da almeno vent’anni che il Csail chiede all’Eni da “controllore-controllato” di dimostrare “nei fatti” come avviene il conteggio della produzione petrolifera che è determinante ai fini del calcolo delle royalties che spettano alla Regione e ai Comuni, oltre alla quota fiscale, non certo irrilevante destinate alle casse dello Stato. E sono vent’anni di silenzio. Perciò il Csail presenterà un nuovo esposto alla Procura della Repubblica perché si indaghi. Evidentemente non bastano i rilievi della Corte dei Conti se poi non cambia nulla nella gestione delle risorse energetiche (oltre al greggio c’è il gas anch’esso in quantitativo calcolo solo e direttamente dall’Eni che, bontà sua, ne cede una quota ai Comuni della valle).
La memoria purtroppo non aiuta tutti a ricordare l’inchiesta del 2010 ad opera della Procura di Milano con il rinvio a giudizio per dodici persone tra manager e dirigenti di Eni e Snam Rete Gas secondo l’accusa di ostacolo all’ attività degli organi di vigilanza alla violazione della legge sulle accise con il sospetto che i “contatori truccati” abbiano gonfiato le bollette dei cittadini e ridotto il gettito fiscale spettante allo Stato.
All’epoca auspicammo che l’indagine della magistratura milanese producesse l’effetto di un’attenzione particolare da parte della magistratura di Potenza tenuto conto che nel nostro caso i dati di produzione di idrocarburi sono di fonte diretta dell’Eni senza possibilità di controlli e verifiche se non periodici e formali da parte di un ufficio delegato dal Ministero allo Sviluppo Economico che ha sede a Napoli e si limita a una “lettura” di registri. Rinnoviamo pertanto la richiesta di chiarire, una volta per tutte, il “giallo” del greggio che dal Centro Oli Agip di Viggiano attraverso l’oleodotto Viggiano-Taranto viene imbarcato nel porto di Taranto per raggiungere porti della Turchia da dove ritorna in Italia e, contestualmente, affrontare la questione del controllo effettivo della produzione, quella che abbiamo definito l’assenza di “contatori” attendibili per il calcolo dei barili estratti che è appunto legato al calcolo delle royalties dovute dall’Eni alla Regione e ai Comuni del territorio petrolifero.
Non riusciamo ad immaginare che cosa possa succedere per le accise sul petrolio estratto in Val d’Agri oltre che per la determinazione delle royalties spettanti alla Regione Basilicata, ai Comuni valligiani, quindi ai cittadini lucani.
Per tutte queste ragioni il Csail intende rilanciare la “battaglia dei contatori” per ottenere l’installazione al Centro Oli di Viggiano e alla partenza dell’oleodotto Viggiano-Taranto, vale a dire prima che il greggio appena raffinato sia imbarcato nelle navi per raggiungere il porto di Istanbul dove i controlli sono impossibili, idonei strumenti di misurazione, determinanti per il calcolo esatto delle royalties a favore della Regione e delle accise a favore dello Stato.
Chiediamo alla Magistratura e Guardia di Finanza di indagare effettivamente sull’affare “Turchia”. Alla Giunta Regionale, sempre in letargo, – conclude Massaro – sollecitiamo l’aggiornamento del protocollo con l’Eni che scade nel prossimo mese di novembre e chiediamo che in tale occasione si introduca una clausola specifica sui controlli chiari e precisi del greggio estratto, attraverso “porte veramente aperte”.
Filippo Massaro, Presidente Csail