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Dal Pnrr quasi due miliardi per la Basilicata da spendere per la promozione dello sviluppo e della competitività

Cominciamo dai numeri, comunicati dall’assessore (dimissionario) Francesco Cupparo: “Il Ministro per il Sud Mara Carfagna ha messo a disposizione 630 milioni nei prossimi cinque anni, provenienti in gran parte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), definendo la ripartizione secondo la quale alla Basilicata sono destinati 50 milioni, di cui 20 milioni per le aree industriali della provincia di Potenza e 30 milioni per quelle della provincia di Matera”.

Risorse importanti che ricadono in quattro aree strategiche per il presente e il futuro industriale della Basilicata: Valbasento, Melfi, Tito e Matera Jesce-La Martella. Il bilancio delle risorse aggiunge quasi due miliardi da spendere per i porti e per sviluppare le reti ferroviarie, l’alta velocità e l’alta capacità. Ed è solo un filo degli investimenti programmati nella piccola regione dell’Osso. Che sarà pure Italia interna ma, proprio per questo, strategicamente attrattiva per l’intermodalità infrastrutturale che si snoda a raggio nel resto del Mezzogiorno. Non è un caso che la logistica di Amazon abbia pensato alla Basilicata per un hub, al netto delle diatribe campanilistiche molto avvilenti che ci sono state tra i vari territori che rivendicavano ognuno per sé la giusta collocazione del gigante delle consegne. Forse questo è il salto di coesione che si attende da tempo. La Basilicata ha uno straordinario vantaggio rispetto ad altre regioni, i numeri contenuti. Oggi, alla luce degli obiettivi strategici del Pnrr, questa condizione non può essere più un handicap per lo sviluppo la cui programmazione spesso si è arenata proprio sulla scarsa sostenibilità dei servizi a causa della bassa densità demografica. Oggi la strategia di crescita segue una prospettiva invertita e perciò la Basilicata diventa interessante. C’è un piccolo precedente, del resto, molto illuminante. Era il 1974, fu costruito il raccordo Sicignano-Potenza (quello che impropriamente si chiama già Basentana). È una strada che non conosce ingorghi, a bassissima densità di percorrenza. Ma c’è qualcuno disposto a dire che è un’infrastruttura di cui si poteva fare a meno?

 

La Tappa Sud di ‘Destinazione Export’  – ciclo di incontri virtuali volti ad approfondire gli strumenti e le misure di supporto all’export messi a disposizione dal Sistema Paese – che lunedì 27 coinvolge le Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia è una prima tappa di un ancora lungo percorso prima di tutto di informazione, consulenza ed assistenza che da tempo, attraverso il Progetto “Sud Polo Magnetico” ci vede fortemente impegnati sui territori e tra le imprese meridionali. Lo afferma Alfredo Cestari, presidente della Camera ItalAfrica e del Gruppo omonimo.

Nel Pnrr ci sono circa 2 miliardi di euro per la promozione dello sviluppo e della competitività delle imprese verso l’estero ma – sottolinea Cestari – riferisce un’indagine di mercato di Format Research che tre imprenditori italiani su dieci hanno le idee confuse – o proprio nessuna – riguardo alla direzione da prendere in accordo con il Pnrr. Stando ai dati, il 30% degli intervistati non sa cosa sia il Pnrr. La percentuale sale al 35% nel caso dei manager industriali e scende al 27% per quelli che operano nel mondo della finanza. Risultati disarmanti, considerando che l’Italia dovrà disporre dei fondi Next Generation EU (191,5 miliardi di euro) più i 30,6 miliardi del Piano complementare, per finanziare uno sforzo di ripresa che coinvolga pressoché tutto il sistema-Paese nei prossimi cinque anni. Le lacune assumono connotati più preoccupanti in vista delle aperture dei primi bandi. Un esempio concreto: le piccole e medie imprese (Pmi) potranno inviare le domande di adesione a finanziamenti agevolati (fondo 394/81, gestito da SIMEST) e a fondo perduto (risorse del Pnrr) già dal 28 ottobre 2021. Si tratta di strumenti pensati per sostenere l’internazionalizzazione delle aziende e la ripresa post-pandemica delle filiere produttive. La differenza si nota tra il settore delle organizzazioni medio-grandi e multinazionali (dove la maggioranza dei dirigenti conoscono bene le opportunità che offre il Pnrr) e quello del settore manifatturiero, composto da Pmi e fucina di eccellenze italiane, in cui però si tende a credere di non essere coinvolti nel processo di rilancio o non si presta sufficiente attenzione alle direttrici del Pnrr – transizione ecologica e digitale in primis.

Ribadiamo dunque la priorità – contnua Cestari – ad incrementare quantità e qualità di iniziative di informazione coinvolgendo Regioni ed associazioni di categoria oltre che alle Camere di Commercio. In questo contesto – commenta il presidente Camera ItalAfrica – intendiamo sostenere l’impegno espresso dal presidente di Unioncamere, Andrea Prete , per supportare le aziende specie al Sud ad affrontare la duplice fondamentale transizione, ecologica e digitale operando in filiera e in rete. Il nostro Progetto “Sud Polo Magnetico” è a disposizione del sistema camerale proiettandolo in particolare verso l’internazionalizzazione”.

Ci vuole un frecciarossa e non un regionale come in foto copertina.

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