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Dati Svimez preoccupanti, Ass. Cupparo: “un patto per nuovo sviluppo”. Cgil: “Subito riforma costi standard”

“Dopo l’iniziativa dei Governatori delle Regioni del Sud che ha prodotto la destinazione al Mezzogiorno del 40% delle risorse del PNRR, anche grazie alla sensibilità e all’impegno diretto del Ministro per il Sud Mara Carfagna, il Rapporto Svimez con i nuovi dati allarmanti su occupazione e soprattutto sul rischio di aumento del  gap Nord-Sud, consegna alle stesse Regioni la missione di farsi protagoniste di un Patto per un nuovo sviluppo che tenga conto della gravità della situazione e del preoccupante aumento dei divari non solo nel Paese ma anche tra territori dello stesso Sud”. E’ quanto sostiene Francesco Cupparo, coordinatore vicario della Commissione per lo Sviluppo Economico delle Regioni e assessore alle Attività Produttive della Basilicata.

Cupparo sottolinea che “secondo lo studio Svimez sono le donne e i giovani del Sud a subire l’impatto occupazionale maggiore nella crisi pandemica: -3% a fronte del -2,4% del Centro-Nord per le donne; -6,9% al Sud a fronte del -4,4% del Centro-Nord per i giovani under 35. E, come avvertono gli esperti, si tratta di dati che ancora non tengono conto dei disoccupati “virtuali”, degli attuali cassaintegrati e dei lavoratori solo ufficialmente occupati per effetto del blocco dei licenziamenti. Gli effetti più marcati si registrano nel settore dei servizi, soprattutto nei comparti dell’accoglienza, della ristorazione, del turismo, della cultura, del piccolo commercio, e dei trasporti, dove più frequente è il ricorso il lavoro a tempo parziale o stagionale. Non può che preoccuparci in vista dell’avvio della stagione turistica, che specie per il Sud rappresenta il banco di prova della ripresa – continua – che tra i settori più colpiti dall’emergenza sanitaria ci sono le attività legate al turismo e alla cultura. In termini di occupazione le attività legate al turismo e alla cultura, registrano nell’anno una diminuzione di 187 mila occupati nel settore turistico e di 33 mila nel settore culturale; in termini percentuali si tratta di un calo pari rispettivamente dell’11,3% e del 5,2% . Circa la metà degli occupati persi tra il 2019 e il 2020 (-456 mila persone) è ascrivibile a questi settori. Tra il 2019 e il 2020, nel Mezzogiorno il comparto delle attività turistiche ha subito una flessione più accentuata (-12,7% a fronte del -10,7% del Centro-Nord). C’è poi da attenzionare la condizione dei giovani under 35 che non studiano e non lavorano (NEET), saliti al 36,1% nel Mezzogiorno mentre tra il 2008 ed il 2020 flette l’occupazione in tutte le regioni del Mezzogiorno con picchi elevati in Calabria (-10,4%) e Sicilia (-8.9%) e da considerare solo relativamente più bassi intorno al 3% in Campania e Basilicata. A ciò si aggiungono le difficoltà di reperimento di profili professionali specifici ma anche di figure professionali come lamentano numerosi imprenditori del Sud dei comparti ricettivo-turistico e manifatturiero. Penso inoltre che le regioni del Sud possano candidarsi ad ospitare le nuove forme di organizzazione del lavoro quali lo smart-working nel settore pubblico e privato.

Il Patto istituzionale a cui pensiamo – aggiunge Cupparo – oltre alle Regioni deve coinvolgere i Comuni del Sud che a breve si troveranno a gestire cospicue risorse provenienti dal PNRR, i soggetti sociali ed imprenditoriali per cogliere il massimo dei benefici che l’opportunità delle risorse europee rappresenta. E’ questa l’occasione irripetibile per una svolta nelle politiche a favore del Mezzogiorno che metta fine definitivamente alle negative esperienze del passato caratterizzate da polverizzazione, estemporaneità, centralizzazione degli interventi ed assistenzialismo. Sono convinto che in questo possiamo contare sul sostegno del Ministro Carfagna già manifestato in questi primi mesi di attività. L’appuntamento di Maratea (18-20 giugno) promosso dalla Fondazione Nitti e dall’Associazione Merita – conclude il coordinatore vicario della Commissione per lo Sviluppo Economico delle Regioni – che vedrà anche la partecipazione del Presidente Vito Bardi, sarà l’occasione ravvicinata per riprendere il confronto permanente sui grandi temi culturali, politici ed economici all’ordine del giorno nell’agenda del Paese e dell’Europa nel dopo pandemia, con un occhio particolare al ruolo del Mezzogiorno».

 

“Subito una riforma che introduca i costi standard per restituire al Sud le stesse medesime condizioni del resto del Paese. Asili nido, assistenza sociale, welfare, mobilità. Questi i servizi in cui si evidenzia il divario tra il nord e il sud del paese, dovuto a un riparto delle risorse  squilibrato, che non assegna al sud le stesse risorse procapite dei cittadini dei comuni del nord. Questa è la vera questione che penalizza il Mezzogiorno e la Basilicata”. Così il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa, alla luce degli ultimi dati Svimez.

Secondo lo studio Svimez sono le donne e i giovani del Sud a subire l’impatto occupazionale maggiore nella crisi pandemica: -3% a fronte del -2,4% del Centro-Nord per le donne; -6,9% al Sud a fronte del -4,4% del Centro-Nord per i giovani under 35. Gli effetti più marcati si registrano nel settore dei servizi, soprattutto nei comparti dell’accoglienza, della ristorazione, del turismo, della cultura, del piccolo commercio e dei trasporti, dove più frequente è il ricorso il lavoro a tempo parziale o stagionale.  Circa la metà degli occupati persi tra il 2019 e il 2020 (-456 mila persone) è ascrivibile a questi settori. I giovani under 35 che non studiano e non lavorano (neet) sono saliti al 36,1% nel Mezzogiorno mentre tra il 2008 e il 2020 flette l’occupazione in tutte le regioni del Mezzogiorno con picchi elevati in Calabria (-10,4%) e Sicilia (-8.9%) e solo relativamente più bassi, intorno al 3%, in Campania e Basilicata.

“Un quadro ancora più preoccupante – continua Summa – se si considera il rischio derivante da un eventuale sblocco dei licenziamenti. Il Sud ha bisogno di investimenti in sanità, istruzione e mobilità. Va superata la spesa storica che penalizza il Mezzogiorno e la Basilicata.

Una sottrazione di risorse in tutti i settori che ha finito per acuire il divario tra Nord e Sud. Il calcolo dei fabbisogni standard è il vero tema. Prima di parlare di Pnrr, di ripresa e resilienza, si dia immediata attuazione ai costi standard pro capite per ogni cittadino del nostro paese, superando questa grave sottrazione di risorse alle regioni del Sud.

La Basilicata – precisa Summa – se avesse le stesse spese pro capite dell’Emilia Romagna o della Lombardia, oggi avrebbe risorse aggiuntive tali da determinare nuovi servii nell’infanzia, nella mobilità, nell’assistenza sanitaria e domiciliare, che oltre a garantire servizi di rilevanza determinerebbe circa 5 mila nuovi posti di lavoro.

A ciò si aggiungono le difficoltà di reperimento di profili professionali specifici, come lamentano numerosi imprenditori del Sud dei comparti ricettivo-turistico e manifatturiero.

Penso inoltre a tutte le potenzialità che consentirebbero alle regioni del Sud di candidarsi ad ospitare le nuove forme di organizzazione del lavoro quali lo smart-working nel settore pubblico e privato.

Il tempo è ora. Si faccia bene e si faccia presto”.

 

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