Ha origini lontane il culto alla Madonna Nera di Viggiano incoronata “Patrona e Regina delle genti lucane” da San Giovanni Paolo II il 28 aprile 1991. Da secoli e secoli ogni prima domenica di maggio la Madonna Nera di Viggiano, Patrona e Regina delle Genti Lucane, ascende al suo Sacro Monte.
Nel pomeriggio del sabato la Madonna Nera, accompagnata dalla banda, dagli stendardi e dai fedeli e dalle autorità civili ed ecclesiastiche, viene spostata dalla Chiesa Madre di Viggiano alla Cappella di San Sebastiano dove, fino alle 6 del mattino seguente, sarà vegliata dalle donne del paese che alterneranno recitazione di preghiere e invocazioni al canto.
La mattina della domenica, terminata la veglia alle 6 e dopo la messa sul piazzale, parte il lungo cammino del pellegrinaggio verso il sacro Monte che attraversa Viggiano ed esce dal centro abitato sugli antichi tratturi, salutato da mortaretti e fuochi d’artificio.
Il corteo è aperto da due portatori che sostengono ciascuno una lunga pertica con bandiere bianche con ricami dorati, nastri e fiori, la statua della Madonna è collocata in una antica teca che viene issata con due lunghi travi e che i portatori dicono pesare in tutto 12 quintali. I portatori sono organizzati in diverse squadre di 12 uomini per potersi dare il cambio durante il percorso accidentato e fortemente inclinato. Lungo la “strada della Madonna”, così viene chiamato il percorso del pellegrinaggio, sono dislocati 8 “poggi” -basi costruite appositamente per poter poggiare la Madonna e consentire ai portatori di riprendere le forze- che hanno anche l’importante funzione devozionale di momenti di sosta in cui porgere alla Madonna l’omaggio di invocazioni e preghiere accompagnati con il canto e le sonate delle zampogne e delle ciaramelle.
I due portatori con la lunga pertica infiorata, quasi a fungere da araldi, marcano l’arrivo al poggio ponendosi ai lati del passaggio della Madonna mentre viene issata sulla base. Il primo poggio viene effettuato all’uscita del centro abitato di Viggiano, un poggio importante dal punto di vista simbolico e rituale perché segna la separazione dal paese: la Madonna è sistemata sulla base facendo attenzione che rivolga al paese il volto come saluto. I fedeli suonatori di zampogne, ciaramelle, organetti e tamburelli, che si spostano continuamente lungo la processione, offrono ad ogni poggio suonate e la cantate alla Madonna. Ai poggi vengono anche offerti, di volta in volta, piccoli rinfreschi e vino e acqua ed è tradizione che le case agricole in prossimità del poggio offrano caffè o latte appena munto a portatori e pellegrini.
Fra i fedeli di tutte le età che seguono la processione a volte, ma sempre più raramente, si incontra qualcuno che si avvia a piedi scalzi per una richiesta di grazia o di espiazione dei propri peccati. Ancora oggi alcuni pellegrini portano sul capo complesse e pesanti costruzioni di candele, le cinte, anche se questa tradizione sta ormai lentamente scomparendo.
La parte finale del percorso si inoltra in un vecchio tratturo nel bosco, un cammino segnato dal tempo impervio e faticoso, qui per i portatori lo sforzo è enorme, la Madonna avanza con cambi di portatori molto ravvicinati, i fedeli incitano i portatori con acclamazioni alla Madonna ed è uso raccogliere, lungo il percorso del pellegrinaggio, ciottoli da trasportare e poi depositare lungo la via in prossimità del santuario. Quando dalla cima del monte, all’altezza della Piana Bonocore, si vede il corteo con la Madonna inerpicarsi sull’ultimo tratto del tratturo cominciano a scoppiare fuochi d’artificio per accogliere e festeggiare la Madonna e il suo seguito.
Lungo l’ultimo tratto del percorso aumentano gradualmente i suonatori provenienti anche da altre zone circostanti e si sparpagliano in mezzo ai pellegrini sostenendoli ed incitandoli con la loro musica. Si apre così davanti ai pellegrini l’ultima corsa verso la Madonna Nera di Viggiano. L’arrivo della statua alla piccola chiesetta che attende con le porte aperte segna un momento intensissimo: è tradizione che i soli portatori entrino per primi e sfoghino la loro gioia e fatica davanti alla Madonna a loro affidata e giunta sana e salva nella sua casa, mentre i fedeli assistono e attendono sul sagrato il loro turno per salutare la Madre Divina. Una volta giunti, non rimane che compiere i tre giri rituali intorno alla Chiesetta baciandone i quattro angoli perimetrali esterni e poggiare ancora una volta alla teca della Madonna una immaginetta, un fazzoletto, un fiore da riportare a casa per assicurarsi la sua protezione. Conclude il pellegrinaggio il pranzo nel bosco circostante, ma la Madonna Nera non rimarrà sola nella chiesetta sul sacro monte, perché a partire dalla prima domenica di maggio fino al suo ritorno a Viggiano, i fedeli continuano a ritornare a farle visita e il monte diventa meta di passeggiate e scampagnate.
L’ascensione alla montagna è l’occasione in cui l’intera comunità si ritrova insieme in un giorno speciale e in un luogo dalla grande valenza simbolica: dall’alto del Sacro Monte la Madonna osserva i suoi fedeli, protegge i loro campi e le loro case; da lassù guarda così lontano che forse riesce a seguire anche gli emigranti e i vecchi suonatori d’arpa viggianese.