di Antonio Corbo
Potenza. La legge Cartabia: allontana le parti offese le persone che vogliono denunciare dalla giustizia, e che sono sempre meno tutelate. Siamo nella situazione – in cui lo Stato non protegge più le parti offese, se consente di far partire il processo solo se la parte offesa fa denuncia, questa l’amara riflessione del capo della Procura di Napoli da un anno: Nicola Gratteri intervenuto venerdì 27 settembre 2024 alle ore16 presso Università degli Studi della Basilicata. La presenza di un magistrato italiano del calibro di Gratteri, nato a Gerace, Reggio Calabria, noto per il suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata, ha conferito all’incontro un particolare interesse sia dal punto di vista letterario che sociale.
“Il Grifone”. Come la tecnologia sta cambiando il volto della ‘ndrangheta. Gratteri, ha ricordato il dovere di fedeltà verso la Repubblica, previsto dall’art.54 della Costituzione, ed ha svegliato le coscienze affette da indifferenza e rassegnazione, particolarmente diffuse nel Sud .
Prima della presentazione del libro ci sono stati i saluti del prorettore Nicola Cavallo dell’Unibas e dei coordinatori provinciali di Potenza e Matera Dino Nicolia e Leonardo Pinto; ha dialogato con l’autore Gratteri il giornalista di inchiesta Antonio Massari del “Il Fatto Quotidiano”, e Alberto Iannuzzi, ex magistrato, già Presidente della Corte di Appello di Potenza.
Nicola Gratteri, Docente a contratto presso l’Università degli Studi Mediterranea e da poco insignito cittadino onorario da parte del Comune di Tricarico, è uno dei magistrati più conosciuti nella lotta contro la ‘ndrangheta, Antonio Nicaso (nato a Caulonia) saggista e giornalista nel 2015 ha scritto con Nicola Gratteri la voce “criminalità organizzata” per la nona appendice dell’Enciclopedia Italiana Treccani;; è considerato uno dei principali esperti mondiali di criminalità organizzata. Due figure stimate e due voci autorevoli che insieme hanno dato vita a un libro che getta luce sulle trasformazioni della ‘ndrangheta, divenuta un’entità ibrida. Vive sotto scorta dall’aprile del 1989, dopo che la sua prima indagine aveva provocato le dimissioni dell’assessore alla Forestazione e fatto cadere la Giunta regionale calabrese, ma tra le tante cose belle che si porta è l’idea che i calabresi hanno un po’ più fiducia nelle loro forze ed energie.
In un mondo sempre più interconnesso, dove le distanze vengono annullate da un click e i luoghi d’incontro virtuali stanno soppiantando quelli reali, anche le mafie stanno imparando ad adattarsi: sfruttando le potenzialità della tecnologia, si addentrano nello spazio digitale come fosse un nuovo territorio di conquista. Ancora una volta, la criminalità organizzata dà prova di essere estremamente flessibile e capace di stare al passo coi tempi. Non si serve più di picciotti rozzi e sfrontati, ma di abili professionisti con competenze nel settore informatico e finanziario. Le sue armi sono oggi hardware e software sofisticatissimi, che permettono di insinuarsi negli angoli più oscuri del web, protetti non dall’antica omertà, ma dall’anonimato che lo spazio digitale consente di mantenere. La «scoperta» delle criptovalute, poi, ha aperto lucrose e inattese prospettive, se si pensa che nel 2022 il volume delle transazioni illecite ha raggiunto il record di 20,6 miliardi di euro. Nicola Gratteri e Antonio Nicaso illustrano questa metamorfosi citando cifre e documenti, a dimostrazione del fatto che la mafia, e in particolare la ‘ndrangheta, agisce ormai su scala globale, spacciando droga, riciclando denaro, compiendo truffe finanziarie e vendendo armi in ogni parte del pianeta, senza nemmeno doversi spostare da casa. In questo peculiare processo di ibridazione, la ‘ndrangheta, come il mitologico grifone, incarna al contempo «valori» tradizionali e nuove istanze, rendendo sempre più fluidi i confini tra legalità e illegalità. Le forze dell’ordine, di conseguenza, si trovano al cospetto di sfide inedite, che vanno affrontate con la consapevolezza che, in una dimensione transnazionale, è necessario superare le differenze politiche, culturali e giuridiche in nome di un comune obiettivo: proteggere la società e le generazioni future dalle insidie di «una mafia silente», abilissima nell’arte del mimetismo e della metamorfosi.
Le mafie sono contemporanee e per questo utilizzano gli stessi mezzi di comunicazione che hanno i giovani che sono la fascia sociale che non ha soldi, ma è quella che spende di più e sono sempre più concentrate a fare campagna acquisti tra i giovani ha lanciato il messaggio alla platea affollata dell’aula “Quadrifoglio” dell’Unibas con la presentazione del suo libro.
Sempre lo stesso giorno a pochi chilometri dalla sede dell’Unibas del rione Francioso del capoluogo di regione e precisamente presso il Museo Provinciale Archeologico di via Lazio alle ore 17.30, il giornalista Sigfrido Ranucci, volto noto di Report, ha presentato il suo libro “La scelta”: il racconto delle sue inchieste e del suo lavoro a difesa della libertà di informazione. Qual è la scelta giusta? La risposta: Rendere consapevoli i cittadini per operare la scelta e di saper rispettare la promessa che lo lega a un pubblico che ha ancora a cuore la legalità e la giustizia sociale.
Sigfrido Ranucci: un giornalista coraggioso e indipendente, da anni in prima linea per la difesa della libertà dell’informazione, ha raccontato se stesso e il suo lavoro.
Insieme alla sua équipe di Report, Ranucci, ogni giorno si dedica a vagliare informazioni, collegare eventi, ascoltare voci per decidere come raccontare le notizie che qualcuno vorrebbe rimanessero sotto silenzio. Il merito è di Sigfrido Ranucci, giornalista investigativo in conversazione con la giornalista Beatrice Volpe storico volto della TGR Basilicata che ha catturato una numerosissimo pubblico da lasciare molti fuori del contenitore museale. Evento che è stato promosso dal sindacato Spi Cgil di Basilicata : L’informazione è un fattore cruciale per la democrazia, la legalità e la giustizia sociale così Angelo Summa, segretario regionale Spi Cgil, ha presentato all’affollatissimo pubblico intervenuto, il giornalista di Report: Sigfrido Ranucci.
La libertà è il bene più prezioso dell’essere umano: la possibilità di fare le proprie scelte, di autodeterminarsi, di esprimere le proprie idee.
La Libertà è sempre la liberta di dissentire, la libertà è sempre e soltanto la libertà di chi la pensa diversamente, diceva Rosa Luxemburg una grande filosofa, polacca naturalizzata tedesca.
La libertà è il bene più prezioso dell’essere umano: la possibilità di fare le proprie scelte, di autodeterminarsi, di esprimere le proprie idee”
La Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) la tutela e la promuove.
Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.
La libertà dei media e il loro pluralismo devono essere rispettati.
Ancora l’articolo 21 della Costituzione italiana afferma che: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Il giornalista sotto scorta Sigfrido Ranucci afferma che l’informazione presa dal web è come un bibliotecario ubriaco, non sappiamo se la notizia è vera oppure no? , perchè l’algoritmo privilegia la notiziabilità e non la verità. Nell’era delle fake news il giornalismo di qualità continua ad essere un faro per molti cittadini, dove: qualità ed indipendenza che è uno stato d’animo sono i segreti della scelta giusta.
Alla fine la domanda è, e rimarrà sempre la stessa, perché in questo mondo una persona che indaga sulla verità, che fa inchieste, perchè deve vivere sempre sotto scorta???