“Anche se nel Def (Documento Economia Finanza) del Governo non ci sono le risposte che attendevamo, non intendiamo rinunciare alla proposta, che sosteniamo da tempo, di riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, attraverso un’articolazione ben definita in sede di contrattazione integrativa”. Lo sostiene il segretario regionale della Uil lucana Vincenzo Tortorelli, per il quale “si tratta prima di tutto di sfatare un tabù. Nel mondo del lavoro, anche per la spinta delle nuove generazioni, è forte la richiesta di una qualità della vita superiore, da esprimersi proprio sui posti di lavoro attraverso una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Questo processo – aggiunge – rappresenterebbe un vantaggio intuitivo nella conciliazione vita-lavoro, avendo più tempo a disposizione per la sfera personale e quindi un maggior benessere, inoltre si redistribuirebbe il lavoro fra più persone, aspetto non irrilevante nell’epoca dell’automazione. E’ dunque necessaria una reale volontà nella direzione di un modello di sviluppo, che redistribuisca realmente i profitti e concili vita e lavoro in un processo di modernità. Da questo punto di vista e con interlocutori realmente motivati al cambiamento, la UIL sarà assolutamente disponibile, come è sempre stato, ad un confronto costruttivo per definire accordi innovativi. Abbiamo infatti la convinzione che con la diminuzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio, i luoghi di lavoro diventeranno più attrattivi. E’ fondamentale ristabilire un sistema di regole e diritti, che difendano la buona occupazione, quale premessa per una società che rispetti la centralità delle persone. Una delle condizioni per fare tutto questo – continua Tortorelli – è abbattere il cosiddetto cuneo fiscale per aumentare sensibilmente il netto percepito. Invece l’intervento sul cuneo fiscale contenuto nel DEF è insufficiente. Il Governo, in proposito, deve fare di più anche detassando gli aumenti contrattuali di primo e secondo livello e non dando agevolazioni alle imprese che non rinnovano i contratti. Per tutto questo abbiamo avviato unitariamente, come Cgil, Cisl, Uil un percorso di mobilitazione con la manifestazione per il Sud il 20 maggio a Napoli, per richiamare il Governo al rispetto degli impegni assunti e per rimettere al centro il lavoro e il Mezzogiorno”.