“Messaggio politico” – Pubblicità elettorale a pagamento
“Non si risparmia sulla pelle dei lucani” queste sono state le parole di Matteo Salvini durante la conferenza stampa tenutasi a Potenza lo scorso 7 marzo. Il tema della sanità lucana è un tasto dolente, molti presidi ospedalieri sono stati depotenziati, altri poliambulatori chiusi senza dare nessuna alternativa valida ai cittadini. Le gravi difficoltà in cui versa l’ospedale di Villa D’Agri e quello di Chiaromonte sono lo specchio di una politica disinteressata e assente alle problematiche del territorio.
La riorganizzazione della sanità lucana con tagli e depotenziamenti non è accettata né dai cittadini né dagli amministratori locali. I motivi sono sostanzialmente due:
- Il primo è legato ai profondi disagi di un territorio costituito da tanti comuni svantaggiati e montani, in una superficie molto vasta. L’ospedale più vicino è il San Carlo di Potenza, troppo distante per rispondere in modo tempestivo alle emergenze. La presenza dell’elisoccorco, inoltre, non garantisce una soluzione efficace per più criticità.
Il caso della Val D’Agri
Un esempio è il caso della Val d’Agri, un territorio nel quale sorge il Cova, un polo industriale classificato come ad alto rischio di incidente rilevante. Secondo la normativa deve esistere una risposta efficace agli stati di crisi con un piano d’emergenza esterno e quindi un ospedale attivo. Depotenziare questa struttura ospedaliera corrisponde ad esporre cittadini e lavoratori a gravi pericoli. La chiusura del punto nascite di Villa D’agri è un’altra decisione funesta dell’inizio di quest’anno. Le donne in stato d’attesa preferiscono recarsi nel “vicino” comune di Polla, in Campania, per partorire, ma anche in questo caso i lunghi tempi di percorrenza creano non pochi disagi.
Il caso di Chiaromonte
Per il presidio ospedaliero di Chiaromonte invece si parla di spreco di soldi. Se da un lato vengono investite somme ingenti di denaro pubblico per attrezzature costose e corsi di formazione per dottori e infermieri, dall’altro la regione decide di chiuderlo. In questo caso a pagarne le spese, in termini di salute, sono gli abitanti della Valle del Sinni, della Val Sarmento e della Valle Serapotamo.
- Il secondo motivo sono le royalties. La regione Basilicata non solo amministra negativamente le risorse, come dimostra la vicenda di Chiaromonte ma avrebbe tutte le possibilità per rispondere in modo efficace a problemi simili. Ogni anno infatti, percepisce centinaia di milioni di euro dalle estrazioni petrolifere che può e deve investire per infrastrutture, strade, sanità, università ed altre esigenze. La chiusura del punto nascite di Marsicovetere, senza alcuna opposizione da parte dell’amministratore regionale, fa luce sull’indifferenza della politica lucana che governa la regione da anni.
La politica del buon senso ci orienta verso scelte a favore dei cittadini e non a discapito, per questo Cicala con Salvini si impegna, non solo per mantenere operativi i presidi ospedalieri attuali ma di potenziarli e riaprire il punto nascite. Non si può risparmiare sulla salute dei lucani.