Salute

Emergenza liste di attesa, rinuncia alle cure: un disastro più volte annunciato dall’Unità di crisi, dai sindacati e dalle associazioni

“Chi conosce bene e da vicino il mondo della sanità lo aveva più volte preannunciato e, purtroppo, non è mai stato ascoltato. Ma non è necessario essere un addetto del settore, una persona che da anni conosce le dinamiche del comparto e le necessità dei pazienti, per comprendere quello che a qualsiasi occhio in buona fede sarebbe stato ed è subito evidente, ovvero che la situazione è davvero grave e non può far altro che peggiorare se non si interviene subito mettendo al centro le necessità della popolazione e il rispetto delle leggi”. È quanto evidenzia il portavoce dell’Unità di crisi sanitaria della Basilicata, Michele Cataldi, il comitato di cui fanno parte le principali strutture sanitarie accreditate lucane.  “Sarebbe sufficiente interrogare un qualsiasi cittadino lucano per conoscere immediatamente la difficoltà dei pazienti ad accedere alle prestazioni tramite il SSR. Il quadro già non era dei migliori prima della pandemia che, per forza di cose, ha realizzato ulteriori ritardi – continua Cataldi – e ha fatto emergere le tante criticità del sistema pubblico che erano state tamponate con enorme sacrificio dalla responsabilità degli operatori sanitari.

Meno di un anno fa la Regione Basilicata certificava in centinaia di migliaia le prestazioni sanitarie ancora in attesa di essere erogate, se un recupero c’è stato e se la situazione non si è presentata ancora peggiore è stato anche grazie alle strutture sanitarie accreditate che, come da più parti riconosciuto, hanno dato man forte per la tenuta del SSR, evitando di fatto il disastro più assoluto”.  Cataldi ricorda come “ad un certo punto della storia però, gli stessi operatori fino a poco tempo prima incensati, all’improvviso vengono messi nelle condizioni di non poter più erogare i propri servizi ai cittadini e le legittime osservazioni e rimostranze sono state bellamente ignorate, quando più e più volte, dati alla mano, era stato preannunciato che in questo modo le liste di attesa si sarebbero inevitabilmente allungate in modo esponenziale. Aggiungendo inoltre che questo disastro compiuto dal connubio fra malaburocrazia ed imperizia e lentezza della Giunta, sta facendo fallire per mano pubblica decine di imprese fino a poco prima sane, impegnate ad erogare servizi fondamentali per i cittadini”.

Per il portavoce dell’Unità di crisi sanitaria della Basilicata “non meravigliano (purtroppo!) i dati riguardo alle liste di attesa e alla rinuncia delle cure da parte dei cittadini dei rapporti AGENAS, GIMBE, Ministero della Salute sui LEA, ISTAT e, adesso, anche quello di Cittadinanza Attiva. Meraviglia di più il comportamento di chi ha contribuito a generare tutto questo, o che quantomeno non ha fatto tutto ciò che fosse possibile e necessario per risolvere la questione.
Per questo l’Unità di Crisi non può far altro che condividere le parole del presidente della fondazione GIMBE quando afferma che “[..] la sanità pubblica è una conquista sociale irrinunciabile e un pilastro della nostra democrazia; che il livello di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita economica del Paese; infine, che la perdita di un SSN universalistico porterà ad un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti”. Così come – continua Cataldi – non può far altro che condividere ed affiancarsi alle denunce dei sindacati del comparto sanitario che stanno mettendo in luce le medesime criticità.
Del resto anche l’ISTAT fotografa un quadro molto chiaro, come riportato dalla dottoressa Cristina Freguja, direttrice della Direzione centrale per le statistiche sociali e il welfare dell’Istat durante una recente audizione presso la Commissione Affari Sociali e Sanità del Senato: “Contrariamente a quanto sarebbe stato auspicabile, non sembra quindi che nel 2022 si sia riusciti a recuperare i livelli di prestazioni sanitarie pre-pandemia ed emerge nel contempo dai dati Istat il maggior peso della rinuncia a prestazioni per lunghe liste di attesa. Rispetto al 2019 aumenta soprattutto la quota di persone che dichiara di aver pagato interamente a sue spese sia per le visite specialistiche (dal 37% al 41,8% nel 2022) sia per gli accertamenti diagnostici (dal 23% al 27,6% nel 2022)”. Dati che se si vanno approfondire nel dettaglio mostrano una situazione più grave per le regioni del Centro-Sud, tra cui la Basilicata.
Leggendo ancora meglio i dati si evince che la rinuncia alle cure e i ritardi più consistenti riguardano proprio le prestazioni di specialistica ambulatoriale, proprio l’ambito in cui il privato accreditato può dare una mano importante, soprattutto se finalmente si riuscisse a lavorare con razionalità e in sinergia col resto della sanità pubblica di cui anche il privato fa parte, se si vogliono veramente e senza pregiudizi cercare di soddisfare le esigenze di salute dei cittadini.
“Sono tanti i problemi, è vero, e non tutti nascono oggi. Ma se si vuole salvare la situazione è necessario che ognuno faccia la propria parte. Per questo rinnoviamo l’appello ai Consiglieri ad approvare la proposta dell’Unità di Crisi, attraverso la quale – sottolinea Cataldi – si può subito intervenire senza costi aggiuntivi in un ambito la cui criticità dei ritardi nelle diagnosi e nelle cure è stato segnalato in modo unanime da più parti, ovvero per ciò che concerne la specialistica ambulatoriale, prima che la situazione sia irrecuperabile. E, allo stesso tempo, chiediamo alle associazioni dei pazienti e ai sindacati di continuare a supportarci in questa battaglia che è di tutti, che ci vede concordi su molte questioni le cui osservazioni e proposte risolutive nascono da proprio da chi vive più da vicino i problemi. Probabilmente mettere fine a questa vertenza non risolverà tutte le criticità del SSR, ma quantomeno sarà un contributo importante ed un alleggerimento di tutto il sistema pubblico che non può far altro che far bene a tutti, cittadini in primis” conclude il portavoce del comitato.

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