“La sanità privata fa parte del sistema sanitario regionale e ne condivide onori e oneri. Abbiamo approvato un emendamento in Consiglio regionale, a prima firma del sottoscritto, in seguito anche a un lungo dialogo con gli stakeholders in tutte le sedi. Purtroppo, a seguito di osservazioni formali fatte dal Ministero della Salute – e nonostante un’articolata controdeduzione da parte della Direzione Generale per le politiche della Persona – non siamo riusciti a modificare la volontà del Governo di impugnare gli artt. 10 e 25 del Bilancio regionale, da noi approvato. Il rischio era di una bocciatura totale degli articoli e di una chiusura definitiva della vicenda. Abbiamo dunque voluto evitare l’impugnativa, che sarebbe stata pregiudizievole per il SSR e anche per le strutture private, come abbiamo illustrato alle associazioni di categoria. Tutto trasparente, tutto alla luce del sole, tutto molto chiaro. Non c’è dunque nessun secondo fine, non c’è nessuna simulazione, non c’è nient’altro che il rispetto delle regole, il dialogo tra istituzioni e il rispetto della legalità”. Lo afferma in una nota il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.
“Cosa possiamo fare, adesso? Gli impegni presi restano. Serve un dialogo costante e continuo per risolvere insieme il problema. Capisco le esigenze comunicative, ma preferirei avere soluzioni concrete sul tavolo piuttosto che generiche denunce di cosa non va. L’unica strada possibile in merito è quella di salvare il salvabile avviando un negoziato con i Ministeri della Salute e dell’Economia e delle Finanze per il reimpiego delle soluzioni già adottate negli anni precedenti. Lo farò, come sempre, unicamente nell’interesse dei lucani. Sarei contento se tutti insieme giocassimo la medesima partita con la stessa maglia, quella della Basilicata”, conclude Bardi.
L’Unità di Crisi Sanitaria di Basilicata chiama all’appello le forze politiche e l’opinione pubblica affinché si faccia subito chiarezza su una situazione “strana” che farà aggravare ancor di più le liste di attesa con la chiusura di decine di strutture territoriali.
È stata annunciata una incredibile marcia indietro su un provvedimento (pienamente efficace e vigente) il cui obiettivo era quello di risolvere la crisi sanitaria in Basilicata che ha allungato oltremodo le liste di attesa nell’ultimo anno, come ben sa ogni cittadino, avendolo sperimentato sulla propria pelle e come, tra l’altro, è stato messo in luce dai recenti rilevamenti empirici.
“Ci sorprende non poco che una norma di legge di cui il Presidente è stato il primo firmatario e che è stato votata all’unanimità dall’intero Consiglio – si legge nella lettera inviata dall’Unità di Crisi ai coordinatori regionali delle forze politiche di Basilicata e, per conoscenza, anche ai capigruppo del Consiglio Regionale e ai parlamentari lucani – la cui genesi è frutto di un intenso confronto fra istituzioni e stakeholders, nell’interesse più alto della salute pubblica, venga lasciata morire senza una motivazione chiara. Si tratta pertanto di una vicenda dai contorni quantomeno ‘anomali’ e potenzialmente esplosiva, sia da un punto di vista politico che sociale che giudiziario”.
Ma per quale motivo e cosa è successo per far sì che una vertenza lunga oltre un anno (che non ha risparmiato sofferenze e disagi evitabili a pazienti e lavoratori e che sembrava potesse venire finalmente risolta) sia stracciata all’improvviso mandando in fumo tutte le soluzioni subito attuabili, benché già tardive rispetto alle reali necessità dei cittadini? La novità (negativa), causa di un ulteriore ed inverosimile blocco dell’applicazione dell’art.10 e che rischia di far naufragare del tutto il lavoro fatto fin qui, con conseguenze catastrofiche, scaturisce, a detta degli uffici regionali, da una “presunta incostituzionalità” segnalata dal MEF di due commi del suddetto articolo. Ma tutto ciò non corrisponde al vero!
Infatti nella seduta del 26 luglio u.s. il Consiglio dei Ministri ha deliberato la non impugnabilità della L.R. 11/2023 senza eccezioni (legge di stabilità regionale)! È palese ed ufficiale quindi che tecnicamente e sostanzialmente non corrisponde a verità sostenere che il governo nazionale abbia impugnato la legge di fronte alla Corte costituzionale e per l’effetto meno che mai si può definirla incostituzionale senza che la Corte si sia nemmeno potuta pronunciare. Su questa vicenda continuano a persistere aspetti per niente chiari che l’Unità di crisi si accinge ad affrontare in tutte le sedi necessarie per evitare che la situazione precipiti in una confusione tale da demolire il corretto funzionamento delle attività amministrative e delle istituzioni democratiche.
È chiaro quindi che le motivazioni tecniche non costituiscono un obbligo per la sua abrogazione, ma si tratta invece di una ben precisa volontà. Volontà di chi? Della malaburocrazia o della politica? Vale di più un impegno apparentemente estorto dal Ministero o l’impegno assunto verso il bene della comunità lucana? Servono quindi immediate azioni e chiarimenti, serve capire di chi è la responsabilità di tutto ciò.
Perciò l’Unità di Crisi ritiene urgente e doveroso affrontare in modo pubblico e trasparente gli elementi sui quali le forze politiche attive nel Consiglio Regionale Lucano debbano avere piena contezza e farsi parte attiva per non far peggiorare ulteriormente la situazione con un conseguente ed inevitabile danno per tutta la Basilicata.
“Sentiamo il dovere – sottolinea il portavoce dell’Unità di Crisi Michele Cataldi – di attivare un dibattito capillare nella comunità lucana affinchè tutti conoscano il più possibile la realtà celata e le forze politiche, sindacali e sociali possano innescarsi verso soluzioni non più rimandabili. Altro che andare in vacanza!”