Petrolio in Val d'Agri e Valle del Sauro

Emissioni gas al Cova del 17 dicembre, la Regione conferma diffida a Eni

La Regione Basilicata, attraverso l’ufficio compatibilità ambientale del dipartimento Ambiente ed energia, ha confermato la diffida alla società Eni spa in riferimento al superamento del limite orario di biossido di azoto registrato lo scorso 17 dicembre presso il Centro Olio di Viggiano”.

Lo rende noto l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa. In seguito alle segnalazioni di fiammate dal Cova, associate a forti odori e un’aumentata rumorosità dell’impianto, ricorda Rosa, “fu chiesto all’Eni di relazionare in merito alle attività svolte” e agli Uffici del Dipartimento regionale e all’Arpab di procedere ai “dovuti controlli”.

“Conseguentemente gli uffici hanno attivato le verifiche ma hanno ritenuto le giustificazioni trasmesse dalla compagnia insufficienti. Quindi hanno confermato la diffida e chiesto alla società di ripristinare le corrette condizioni di esercizio dell’impianto”.

“Non esitiamo, e non esiteremo, a mettere in campo tutti i controlli necessari per rassicurare i cittadini e fugare i dubbi che nascono nella popolazione quando si verificano episodi anomali. Sulla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadiniconclude l’assessoreil governo Bardi non transige”.

 

Sull’argomento riceviamo un comunicato dal Segretario CGIL Basilicata Angelo Summa:

I ripetuti e continui sforamenti dei limiti delle emissioni del Centro Oli in Val d’Agri hanno assunto un livello di non tollerabilità. La Regione fa bene ad assumere azioni concrete, ma va migliorata con urgenza la rete dei controlli, a partire dall’Osservatorio ambientale che ha di fatto perso ogni sua funzione. L’episodio del 17 dicembre per il quale la Regione ha diffidato l’Eni ripropone con forza la necessità di pianificare controlli più stringenti da parte della compagnia petrolifera, dell’Arpab, dell’Asp e della Regione Basilicata, affinché si mettano in atto tutte le verifiche necessarie a garantire la piena sicurezza dell’intero sito di Viggiano.

Lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo con forza: lo scambio non potrà essere solo fondato sulle royalties ma sull’impegno a realizzare un piano di investimenti in termini infrastrutturali, a creare nuova occupazione in settori diversi dalla mera attività estrattiva per tracciare una chiara prospettiva di transizione energetica. I nuovi accordi con Eni non possono assolutamente non tener conto di questo.

Questo è il tempo di aprire “un punto zero”, che parta da un esame capillare del livello di compromissione del territorio e da una contestuale verifica sull’attuale livello di sicurezza dell’impiantistica utilizzata dall’Eni.

La transizione deve essere un processo governato e partecipato partendo da un piano di sviluppo e di investimenti che assuma l’innovazione e la sostenibilità quali cardini per costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile capace di  gestire il nuovo orizzonte produttivo. Il presidente Vito Bardi convochi subito i vertici della compagnia petrolifera affinché si faccia chiarezza su questi ultimi episodi.

Questo è il momento per aprire con urgenza un tavolo nazionale con il Governo e le parti sociali, affinché si affronti sia la questione che attiene al presente – e cioè del come si può fare attività estrattiva in sicurezza – ma soprattutto allo scopo di delineare i tempi e le risorse per uscire dal combustibile fossile salvaguardando, allo stesso tempo, i livelli occupazionali. Una grande sfida che punta alla sostenibilità e alla capacità di saper cogliere le trasformazioni in atto, tracciandone già da adesso la traiettoria.

 

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