Fatture di acquisto di elementi chimici. E poi schemi progettuali e tecniche. E, ancora osservazioni e relazioni. Da ieri tutta quella documentazione «conservata con meticolosità », come scrissero i carabinieri di Alba, dall’ingegner Gianluca Griffa è agli atti del processo «Petrolgate» che si occupa appunto delle ipotesi di inquinamento prodotte al Centro Trattamento Olio di Viggiano di cui il tecnico era responsabile. Ieri con una comunicazione dirompente, sebbene dai toni estremamente pacati, il Procuratore di Potenza Francesco Basentini, che col Pm Laura Triassi rappresenta la pubblica accusa al processo, ha dato notizie alle difese che l’intero Cd con la documentazione estratta dal computer e dalle memorie Usb «è stato inserito nel fascicolo della Procura» ed è disponibile per chi ne volesse prendere visione perché si tratta di atti direttamente connessi alle vicende processuali.
«Griffa evidenzia alcune circostanze con particolare riferimento ad ammine e glicole» ha detto senza entrare più di tanto nel dettaglio, ma già lasciando presagire che il materiale è utile alla Procura per sostenere le proprie accuse. Come pure è facile prevedere che il prossimo 12 febbraio, alla nuova udienza, la procura avanzerà la richiesta di far transitare questi documenti dal fascicolo dell’accusa a quello del dibattimento e a tal fine ha annunciato che per fine gennaio già metterà l’elenco dei documenti di cui chiede l’acquisizione a disposizione delle difese. E ieri ha annunciato anche l’acquisizione al fascicolo Pm delle ultime due relazioni Arpab che trovano ancora ammine selle acque dell’impianto, ma non della Valutazione di Impatto Sanitario del prof. Bianchi. Quasi una dichiarazione a margine quella del Pm in un’udienza che, (come spieghiamo a parte) era ufficialmente imperniata sulle ammissioni delle parti civili. Un annuncio per certi versi anche atteso (la Gazzetta lo aveva annunciato già a novembre) ma che nondimeno rappresenta una svolta.
Perché, a quanto filtra, il materiale nel frattempo ci sarebbe stato visionato e parrebbe supportare le accuse che lo stesso Griffa aveva fatto prima di morire (si è suicidato ad Agosto 2013, circa i problemi di inquinamento dell’impian – to. Sostegni che arriverebbero da picchi di consumo di sostanze chimiche (che sarebbero avvalorati dalla relativa fatturazione di acquisto) quali quelle ammine a cui ha fatto riferimento la Procura e che vengono utilizzate nel processo di separazione tra metano e acqua di strato, o da spiegazioni tecniche e chimico-fisiche su possibili fenomeni di corrosione. Un fenomeno come quello che sarebbe poi emersi a carico dei serbatoi di stoccaggio del greggio, dove ci sarebbero state delle perdite a seguito di perforazione. Ma se la scoperta è solo dell’ultimo anno e il fenomeno viene datato in epoca di poco precedente, griffa già ne parlava, e diceva di averne parlato senza trovare ascolto….) nel 2013. I documenti versati, al momento, rappresentano un elemento «grezzo». Al di là delle competenze tecniche di chi li aveva raccolti (Griffa) vanno sicuramente letti anche alla luce delle altre risultanze d’in – dagine e tecniche. Ma sicuramente rappresentano un nuovo pilastro della vicenda, come lo stesso ingegnere ben intuiva nell’indirizzare un memoriale (mai recapitato) ai carabinieri di Viggiano. Da ieri, insomma, il processo è cambiato.
FONTE: GIOVANNI RIVELLI – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO