Il Lockdown generalizzato di tutto il Paese è oramai (per il momento) un lontano ricordo.
La Pandemia da Covid-19 non ha di certo cessato di produrre danni e terrore, ma, almeno in Italia, la bella stagione (e forse un effettivo indebolimento del virus, non lo sapremo mai), sembrano permettere a tutti noi di approcciare al periodo estivo con un pizzico di tranquillità in più.
Detto questo, prima di introdurre la riflessione che si vuole proporre, è doveroso mostrare, ancora una volta, profondo rispetto per il dolore di decine di migliaia di famiglie che hanno perso i propri cari a causa di questa terribile malattia. Tra l’altro, il panorama mondiale ci consegna ancora una situazione difficile soprattutto nelle Americhe.
Ciò premesso, il tema che si vuole affrontare oggi è il seguente: questi tre mesi di sospensione di fatto della nostra vita quotidiana quali effetti stanno producendo sulla nostra psicologia?
Nella prima fase dell’emergenza sanitaria, per la verità fino a pochi giorni fa, questo tema così centrale era praticamente assente dal dibattito pubblico.
La condizione dei bambini, dei disabili o delle persone con problemi psichici, è stata questione completamente dimenticata sia dalla stragrande maggioranza del panorama mediatico d’informazione che, purtroppo, da una parte rilevante del sistema sanitario.
Per carità, gli aspetti legati alle precauzioni e alle cure per sconfiggere “clinicamente” il virus, dovevano avere gioco-forza una corsia preferenziale.
Nonostante questo, vi è stato, a parere di chi scrive, un pesante deficit di sensibilità e considerazione rispetto ai danni e alle patologie “Indirette” che il Covid-19 ha potuto provocare e ancora provoca.
Diventa oltremodo necessario, all’interno di questa fase di relativo ritorno alla normalità, fare un salto all’indietro e provare ad esplorare gli effetti del lungo periodo di isolamento sociale che siamo stati costretti a vivere.
Il primo effetto “Collaterale” del Covid e della quarantena conseguente è sicuramente quello dell’impennata incredibile di persone che hanno iniziato a soffrire di disturbi del sonno.
Già alla fine di Maggio, l’associazione italiana di medicina del sonno, per bocca del suo presidente, prof. Giuseppe Pazzi, lanciò l’allarme: “Dai dati preliminari sembra che le persone dormano meno.”
A sostegno di questa tesi, poi sono arrivati i dati concreti.
Prendiamo come esempio le testimonianze che arrivano dal centro di medicina del sonno dell’ Irrcs “Sacro Cuore Don Calabria” di Verona. Le parole del direttore della struttura sanitaria, il Neurologo Gianluca Rossato, non lasciano spazio ad interpretazioni: “Abbiamo ripreso a lavorare da circa un mese e ci siamo trovati, tra telefonate ed e-mail, almeno un 30- 40% in più di richieste di visite mediche.”
Dati davvero inquietanti ma non è tutto, anzi.
Ci sono conseguenze ancora più gravi che derivano dal periodo di isolamento domiciliare forzato.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti l’isolamento sociale dovuto alla pandemia di CoronaVirus ha portato ad un aumento sensibile di disturbi quali ansia e depressione.
I numeri citati dall’OMS fanno davvero impressione: ” Le implicazioni socio-economiche del lockdown potrebbero determinare un aumento sino a 150-200mila casi di depressione in Italia (pari al 7% dei casi totali attuali). Il numero dei depressi in Italia potrebbe presto raggiungere quello dei malati di diabete.”
Particolarmente grave la situazione in Lombardia, regione già gravemente colpita dal Virus: ” In Lombardia, si stimano oltre 150.000 persone con depressione maggiore, la forma più grave e invalidante della malattia.”
Insomma, forse è tempo di preoccuparsi anche della condizione psicologica delle persone senza continuare a privilegiare il terrorismo mediatico o i video dibattiti “Pollaio” tra virologi.
I mali “Invisibili” continuano a colpire come e più del Covid.