Venticinque anni di sacerdozio per il parroco più amato dell’area sud della Basilicata. Martedì sera don Mario Tempone ha celebrato la ricorrenza con una funzione presieduta dal vescovo di Tursi – Lagonegro, Vincenzo Orofino, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni locali e del clero diocesano.
Don Mario è apparso visibilmente emozionato nel ricordare quando, 25 anni fa, ha detto di sì al Signore.
Amico di giovani, anziani, sacerdote sempre in mezzo alla gente, don Mario partecipa ad eventi, affianca associazioni, ma soprattutto aiuta chi ha bisogno. Proprio per il suo carattere sincero e caritatevole è entrato nel cuore di tanti: per questo fanno notizia i suoi 25 anni di sacerdozio. La messa è stata concelebrata sul sagrato della chiesa di San Giuseppe a San Costantino, frazione di Rivello, dove attualmente don Mario svolge le funzioni di parroco. E per la ricorrenza c’erano non solo le autorità religiose, ma anche quelle civili.
C’erano i sindaci dei tre paesi dove il sacerdote ha costruito la propria missione (Sarconi, Castelsaraceno, Lagonegro), tutti presenti per rendergli onore in questa cerimonia. E tanti parrocchiani. Molto sentita, infatti, è stata la partecipazione della gente , del popolo, di coloro che hanno avuto modo di conoscere e di amare il sacerdote per lo spessore del suo messaggio, unito alla semplicità del suo essere ed alla operosità instancabile del fare. Altrettanto sincero e profondo il ringraziamento rivolto da don Mario al suo ‘gregge’. Un grazie per quanto ricevuto, sia come uomo sia come sacerdote, dalle varie comunità parrocchiali da lui servite. Comunità diverse nella loro fisionomia , ma ugualmente “terreno fecondo” nelle diverse età… Poi, alla fine, un rinfresco e di nuovo auguri.
Il percorso di don Mario inizia a Sarconi , suo paese natale, quando il 2 agosto del 1997 viene consacrato ministro a servizio della Chiesa dall’allora vescovo Rocco Talucci. E proprio a Sarconi svolge il primo anno di sacerdozio. Subito dopo è nominato parroco a Castelsaraceno, quindi dal 2005 al 2016 guida la parrocchia di San Nicola a Lagonegro. Nel 2016 il vescovo Orofino lo trasferisce a San Costantino. Don Mario ha lasciato una forte impronta ed un ricordo indelebile in tutti i paesi dove è stato parroco perché non è stato solo un sacerdote ma un tassello essenziale per il paese.
Il suo ministero pastorale è stato sempre caratterizzato da una profonda spiritualità e nello stesso tempo da una accentuata sensibilità al sociale e vicinanza al popolo, anche quello più lontano dalla Chiesa.
In particolare, a Lagonegro ancora molto avvertito il senso di Chiesa e l’esperienza di comunione che don Mario ha favorito con la sua azione pastorale.
Forte il suo impegno a favore dei giovani, che si è concretizzato nella organizzazione dei cosìddetti “Grest” estivi, che hanno coinvolto, in tante edizioni, centinaia di ragazzi, e sono stati caratterizzati dall’elemento spirituale e pastorale, come anche dal gioco e dalla convivialità ed esuberanza tipicamente giovanili.
Oltre ai giovani, molto importante la sua sensibilità per gli anziani – le feste dei nonni – e la sua concreta solidarietà e vicinanza a tutti coloro che sono soli e in difficoltà, anche economiche.
Significativa anche la collaborazione rispettosa e dialogante con le istituzioni civili, che ha sempre contraddistinto l’azione pastorale di don Mario.
Riportiamo qui di seguito il suo intervento durante la ricorrenza:
La cosa più semplice, per me, in questo importante giorno, è tentare di esprimere, con semplicità i sentimenti che sono più vivi nel mio animo. Penso di poter contare sulla comprensione di tutti voi e sull’atteggiamento misericordioso di voi e di quanti hanno voluto essermi accanto per questa celebrazione, nella fede e nell’amicizia. Voglio immaginare che a unirsi a questo mio “Magnificat” ci siano anche mio padre, il mio parroco don Vito, è stato per me il Battista che mi ha iniziato alla conoscenza di Gesù, Aurora, suor Giacomina e suor Filomena. Oggi, credetemi, avevo bisogno del vostro aiuto, a partire dal Vescovo mons.Orofino, che ringrazio; Avevo bisogno di voi confratelli, della mia famiglia e di voi comunità parrocchiali di Sarconi, Castelsaraceno, Lagonegro e San Costantino. La vostra presenza un grande aiuto al mio umile grazie a Dio. Il primo sentimento è la gratitudine, Quando si arriva a trame così alte come il 25mo, ogni pensiero e ogni esame lasciano il posto alla contemplazione, della benevolenza di un Dio Trinità, dal quale “discende ogni buon regalo e ogni dono perfetto”. Se penso da quale piccolezza e da quale pochezza mi ha pescato il Signore, la mia insufficienza tuttora non riesce a darsi pace. Il fermarci tutti nel lodare Dio oggi, mi dà la possibilità di vedere come e quanto Dio mi ha guardato, nella sua misericordia, e come e quanto ha operato in me. Difatti, mi sento tuttora dentro un’impossibilità umana, ma sempre accompagnata e vestita di gratuità divina: è la possibilità di un Dio che non ha limiti e reticenze. 25 anni racchiudono in sé anzitutto la grandezza di un vertiginoso mistero. Racchiudono una relazione con il Signore, racchiudono la ricchezza di un confronto e di un rapporto, non perfetto certamente, regolare o lineare, ma appassionato, che si è lasciato educare dalla povertà, come misura sponsale alla causa di Cristo. La mia gratitudine voglio esprimere a voi comunità qui presenti: tempio, tempo e spazio pastorale della nascita e della crescita; vissuto e maturazione della mia vocazione sacerdotale. Rappresentate la storia del mio debito d’amore. La mia dedizione e il mio servizio tra di voi e con voi: un continuo inseguimento alla vostra impagabile accoglienza, alla generosità e cordialità, agli insegnamenti e agli esempi, oltre che alla comprensione. Siete state comunità da podio; messe abbondante, ognuna con peculiarità diverse, con percorsi e processi di grande tenuta e stoffa umana, culturale e spirituale, che ho sempre rispettato e ammirato e perché no… tanto da innamorarmi e complicarmi la vita.
Sarconi. Ogni vocazione sboccia là dove vi è vita spirituale, cultura dello spirito e di Chiesa. Con don Vito Micucci questo vissuto era ben presente nella mia parrocchia. Mi sento fortunato per aver trovato un terreno fertile e fecondo nella mia famiglia e nella parrocchia, che mi hanno introdotto nell’universo della fede, da dove poi è sbocciata la mia vocazione. Disciplina, pietà e studio, come sale e lievito di un’offerta radicale di sé al Signore: mi ribadiva don Vito, che mi ha accompagnato con grande paternità nel discernimento. Mi ha fatto percepire il fascino della scelta, con la sua esperienza e con la sua testimonianza, di persona carismatica, intelligente, capace di dedizione e di abnegazione. Il mio grazie a lui, come alla mia famiglia, come alla comunità civile e parrocchiale, oggi presente, nella quale è viva la memoria di un sacerdote, per il grande insegnamento e per gli esempi di obbedienza a Cristo e di servizio alla sua Chiesa.
Castelsaraceno il mio primo banco di scuola e di prova, ad un anno dalla mia ordinazione sacerdotale. Apprezzai moltissimo la fiducia e la stima di mons.Talucci. Fu una decisione a tutela anche della mia esperienza pastorale appena all’inizio, che sarebbe stata ben accolta e custodita da una comunità ben strutturata. In quegli anni mi sono sentito figlio più che padre, imparando dai parroci che mi avevano preceduto, come don Mario la Colla: figure che ancora oggi vengono ricordate come pastori saggi e umili. Grazie a don Mario ho trovato una comunità ricca di entusiasmo e di ansia di crescita, intorno alle solide tradizioni come quella legata a Sant’Antonio. Quindi il mio compito ministeriale, favorito dal solco tracciato, si è potuto realizzare con grande serenità ed entusiasmo. Mi sono sentito forgiato di grande passione nel mio servizio sacerdotale. Ogni mio sforzo pastorale sempre teso a liberare, a custodire ed a coltivare ogni seme, ogni stelo, ogni spiga dal più piccolo al piu grande per una fede sempre più liberante. Siete una memoria viva da cui difficilmente potrò disaffezionarmi.
Lagonegro siete una comunità amabile per coscienza cristiana e fisionomia culturale. Su questi due paradigmi ho interpretato il mio ministero pastorale. Su questi due ferventi terreni mi sono subito trovato un solco dentro il quale sapermi aprire un varco di rapporti, di interesse, di percorsi, di creatività operativa e di crescita. La conoscenza delle persone e la crescita reciproca ci ha dato la possibilità di costruire quell’amicizia di fondo, per saper poi inquadrare e interpretare ogni iniziativa, ogni idea, ogni progetto o lavoro di squarda, ogni confronto ed anche ogni comprensibile scontro. Penso di aver dato prova di servire la comunità non dall’alto; mi sono invece posto in basso. Mi sono sentito ai piedi di essa, per essere accanto alle persone nelle loro esigenze, nelle sofferenze e nelle attese, per incoraggiare, per stimolare al di più, sia nella crescita spirituale che in quella sociale e civile, al fine di tenere alta l’immagine di una cittadina che ha avuto sempre una sua caratteristica ben precisa nel territorio. Fermenti e processi sono nati riguardo ad opere pastorali e ad imprese delicate, che hanno richiesto impegno e pazienza, perché fossero orientati sguardi e traguardi su cui bisognava eventualmente cambiare pagina. Sono grato al Signore perché all’interno dell’itinerario di quegli anni, ho visto consolidarsi il mio sacerdozio, per ciò che mi è stato dato in termini di stima, di fiducia, di affetto, di accoglienza: partire dal clero locale (don Carlo Cascone, don Franco Camaldo, don Mario Rocco, don Mario Radesca), dalle suore, le elisabettine e quelle del Mater Dei, dove mi sono sentito sempre a casa e ho respirato un clima di famiglia. Sono grato per ciò che mi è stato dato, in termini di collaborazione, da parte degli organismi pastorali, dei catechisti, dei componenti del coro polifonico, dei comitati di Sirino e di San Nicola, degli operatori nel campo del volontariato, delle confraternite del Carmine e dell’Assunta. Non ultima è ancora presente in me, l’intensa esperienza di fede sulla montagna con il popolo di Lagonegro, accanto alla Vergine di Sirino. Stagioni di grande fermento e fecondità. Pertanto, portando ancora dentro questo scrigno esperienziale con voi, non potrò dissociare la mia riconoscenza da quei legami profondi che ci hanno fatto essere, anzitutto, sinceri, senza dare ombre alle parole e senza dare ipocrisie ai gesti, e in piu onesti con le nostre interlocuzioni per un fine di bene, comune.
San Costantino e Medichetta mi accolgono rispettose con il desiderio di intraprendere un cammino di comunità in ordine alla fede e alla devozione alla Madonna del Carmine, San Giuseppe e San Vincenzo . Siamo partiti bene fino all’arrivo della pandemia, abbiamo saputo organizzarci per guidare i ragazzi nella preparazione ai sacramenti con la compagnia dei genitori. Diverse le iniziative che li hanno coinvolti, tra cui il Grest. con la valida collaborazione di catechisti e mamme. Gli anziani che sono un po il volto accogliente di questa comunità sono anche per me i testimoni di una fede semplice e profonda e lo rivela chiaramente la loro presenza assidua alla messa domenicale. Siete una comunità che merita tutte le attenzioni umane, cristiane e sociali per il vostro senso di appartenenza e attacamento ad una terra che ha orizzonti belli e invidiabili, risorsa meritevole perché si possa acquisire più fiducia in sé stessi e anche per lo sviluppo del territorio.
Un altro sentimento per cui sento di dover rendere lode, è la sorpresa per la gratuità divina. Vedo passare davanti alla mia memoria tutti gli anni che si sono succeduti e tutta la sequenza di avvenimenti, i quali appaiono a miei occhi quasi interamente ordinati dalla sorpresa. Penso alle combinazioni, alle tante esperienze che si sono iscritte nella mia vicenda; mi si rivelano oggi in tutta la loro occasionalità. Nonostante io sia sorpreso da questa forte apparente casualità, sono sicuro che tutto obbedisce al disegno di salvezza e di amore di un Dio a cui nulla sfugge di mano. Voglio immaginarla questa casualità quasi come il travestimento assunto da un Dio che ha voluto accompagnarmi in incognito, sicuramente dentro un progetto, eccedente ogni mia immaginazione e del tutto gratuito, liberamente formulato da colui che è l’Eterno. Di qui l’elogio che oggi parte dal mio cuore alla gratuità di Dio in me, alla gratuità di Gesù e della sua Chiesa e di coloro che l’hanmo presieduta, ieri come oggi. È questa gratuità che io ho voluto onorare con il mio ministero sacro, per come è nato e come stato preso e reso degno, in analogia con il mistero eucaristico. Gli elementi naturali che vengono presentati all’altare, per diventare corpo e sangue di Cristo, è necessario che siano pane e vino, un pane fatto di frumento e vino, frutto della vite. Niente di più che rendermi degno di essere pane e vino: questo il mio sacerdozio, questo il mio culto da vivere, questa la mia vita da celebrare, servire e annunciare. La metto nelle Sue mani, sperando di poterla vivere pienamente, con questa ispirazione, per il resto dei miei anni.