La nascita di una nuova gestione delle Acque in Italia immaginata dalla L.36/94 (nota ai più come legge Galli) e poi dal codice dell’ambiente D.Lgs. 152/06, era finalizzata nell’auspicio del legislatore, ad ottimizzare l’uso della risorsa idrica garantendo nel contempo una tutela delle popolazioni delle aree interne e montane, storicamente più povere, chiamate a presidiare i territori per garantire la tutela ambientale in senso lato.
In Basilicata le scelte fatte per ottimizzare il servizio non hanno prodotto l’effetto sperato, come si vede oggi con il deficit prodotto dall’ente di gestione e con una governance non proprio in linea con gli standard auspicati di Acquedotto Lucano, ed hanno, invece, per le omesse previsioni legislative, mancato di tutelare le aree tributarie del bene idrico.
Ad una lettura dei dati e ad una analisi della governance sembra invertito quell’assunto che vede la solidarietà delle aree ricche antropizzate e/o di pianura nei confronti di quelle povere ed interne.
Il caso del mio paese è emblematico. La comunità come poco più del 50% dei comuni lucani gestiva in amministrazione diretta il servizio idrico con costi irrisori, potendo contare su portate sorgentizie in media di 1200 Lt /sec.
La nascita di Acquedotto Lucano ha portato il conferimento di sorgenti, acquedotti e fognature, senza un vero e proprio verbale di consegna; perfino l’impianto di depurazione a servizio di circa 20.000 abitanti, accolto in segno di solidarietà sul proprio territorio. I cittadini si sono accorti di questo cambio solo con la crescita esponenziale delle tariffe praticate.
La beffa, non solo per il comune di Tramutola, è stata che la filiera di governance è stata dettata esclusivamente dal numero di abitanti, senza alcun riferimento ai soggetti tributari del bene idrico, ne è peraltro conseguito che alla mia domanda quali fossero stati gli interventi realizzati in 20 anni nel mio comune mi è stato recentemente risposto: NESSUNO. Ho scoperto peraltro che fino a quest’anno il comune ha continuato a pagare un mutuo su un acquedotto realizzato.
Infine, l’approssimativo passaggio (uso qui un eufemismo) delle strutture porta ancor oggi ad una gestione non funzionale delle reti, non per colpa delle maestranze che si impegnano in modo lodevole come ho avuto modo di verificare di persona questa estate, ma per il peccato originale di non conoscere le condotte gestite e per una scarsa se non inesistente manutenzione di impianti e reti.
I miei concittadini, valutando la differenza in termini di tariffe tra gestione in amministrazione diretta e quella di Acquedotto Lucano, mi chiedono di portare all’attenzione dei soggetti deputati le incongruenze che qui mi sono limitato a tracciare ed a verificare il se ed il quando poter uscire da questo circolo vizioso. Qualcuno mi evidenzia, in relazione al fatto che ci troviamo nella valle del petrolio, di riproporre quello che fece Enrico Mattei con i paesi produttori di idrocarburi, riconoscendo loro pari dignità nella gestione delle risorse.
Ad una classe politica tocca la responsabilità delle scelte, previa una analisi approfondita delle tematiche sul tappeto. E’ quello che ci accingiamo a fare già da oggi, senza pregiudizi, ma con la consapevolezza di fare il bene della gente che ci ha chiamato ad amministrare, anche nel momento delle scelte difficili, ivi compresa quella dell’uscita eventuale da Acquedotto lucano. Pertanto, per le motivazioni sopra esposte preannuncio l’astensione e non il voto contrario al bilancio di esercizio 2021, come apertura di credito nei confronti del nuovo amministratore unico di acquedotto lucano.
Il Sindaco di Tramutola
Dr. Luigi Marotta