Dopo l’esito della consultazione (virtuale) tra gli iscritti del Movimento Cinque Stelle, la strada è ufficialmente spianata: tutto è pronto per l’attesissimo esordio di Mario Draghi a Palazzo Chigi.
Dopo dieci giorni di giravolte politiche (per certi versi esilaranti,per altri ripugnanti e disgustose) che hanno coinvolto tutte le forze parlamentari, ad eccezione della Destra guidata da Giorgia Meloni, il “Governissimo” è pronto a partire.
L’ex numero uno della BCE non ha ancora fatto sapere quale sarà la rosa dei ministri, tantomeno ha fatto filtrare una bozza del programma che intende presentare in Parlamento.
Nonostante questo, lo scenario mediatico e politico risulta totalmente mutato rispetto a quindici giorni fa.
Se in quel frangente circa il 90% della stampa nazionale era impegnata ad attaccare il povero Giuseppe Conte sulla gestione della Campagna Vaccinale, il Recovery Fund, il calendario Scolastico ecc., al contrario, oggi, sembra che queste problematiche siano completamente scomparse dall’agenda mediatica informativa.
L’arrivo del “Messia” Mario Draghi, coadiuvato dalla cosiddetta (e ancora sconosciuta) squadra de “I migliori” sembra aver placato ogni spirito critico da parte della stragrande maggioranza dei gruppi editoriali di questo Paese.
Salvo rare eccezioni, si tratta di una genuflessione mediatica incondizionata che non fa bene ad una Democrazia.
Beninteso, non si tratta di una critica al professor Draghi e al suo esecutivo (ai quali si augura buon lavoro nell’interesse dell’Italia), piuttosto si vuole rimarcare l’assenza di un dibattito serio rispetto al futuro di questo Paese.
Addirittura siamo stati costretti a vedere articoli(ospitati da testate nazionali abbastanza rilevanti)che mettevano in luce la differenza di “Stile, portamento e acconciatura” tra il nuovo Premier e quello dimissionario.
Chi scrive ritiene sia arrivato il momento di interrogarsi profondamente sulla qualità dell’offerta informativa e sulla reale possibilità di poter proporre un servizio maggiormente plurale al lettore/ascoltatore.
Questa esigenza diventa ancor più irrinunciabile se si considera il fatto che questo governo, oltre ad avere il sostegno mediatico “A reti e penne pressoché unificate”, potrà godere anche del sostegno quasi totale delle forze parlamentari e sociali presenti nel Paese.
Il tema della tutela del pluralismo e del dissenso non è banale, soprattutto in un periodo in cui, a causa della Pandemia, una parte dei diritti democratici e Costituzionali dei cittadini sono da tempo sospesi.