In data 3 settembre 2019 Mediterraneo no triv ha inviato alla Regione Basilicata le proprie controdeduzioni e in replica alla società Eni-Syndial.
L’associazione ambientalista aveva partecipato alla Conferenza di Servizi che si era svolta in data 9 Luglio 2019 e in quella circostanza aveva sollevato numerose e rilevanti criticità al progetto di trattamento delle acque di produzione.
A seguito di tali contestazioni la società Syndial è stata invitata a fornire chiarimenti con atti scritti che sono stati pubblicati sul sito della Regione Basilicata su http://valutazioneambientale.regione.basilicata.it/valutazione.
Mediterraneo no triv, tuttavia, non ha ritenuto soddisfacenti e rassicuranti le risposte fornite dalla società e anzi, in alcuni casi le preoccupazioni sui potenziali impatti per l’ambiente e la salute sono addirittura aumentati.
Mediterraneo no triv ha evidenziato, soprattutto, come l’intero iter amministrativo di autorizzazione del progetto, doveva essere sottoposto alla competenza del Ministero dell’Ambiente e non della sola Regione Basilicata, atteso che a parere dell’associazione ambientalista il progetto dev’essere soggetto alla Seveso III e l’impianto classificato come “industria soggetta a rischio di incidente rilevante”.
Al riguardo, non è possibile ignorare il fatto che l’impianto di trattamento delle acque di produzione dovrà trattare sostanze classificate per legge come pericolose nonché atteso che sarà indubbiamente collegato al Centro Olio Val D’Agri e sarà a suo esclusivo servizio.
La legge al riguardo è estremamente chiara nell’indicare che quando uno stabilimento al suo interno tratta sostanze pericolose oppure, quando è ubicato in prossimità di altro stabilimento classificato come industria a rischio di incidente rilevante, le prescrizioni di tutela devono essere estremamente restrittive imponendo, quindi, all’impianto da realizzarsi, le stesse restrizioni imposte all’industria soggetta alla Seveso III.
Tuttavia, per Mediterraneo no triv, atteso che la legge è estremamente rigorosa e precisa al riguardo, ed è per queste ragioni che si invita la Regione Basilicata ad esprimere parere negativo.
Inoltre, Mediterraneo no triv ritiene che le risposte della società Syndial in merito al pericolo che le acque trattate e conferite tutte al COVA, possano essere poi comunque smaltite presso il depuratore ASI e quindi versate nel fiume Agri con conseguente potenziale impatto sulle acque del Pertusillo, non sono tali da scongiurare le preoccupazioni e le perplessità dell’associazione ambientalista.Atteso il rischio di potenziale impatto che l’impianto si ritiene possa avere anche a livello interregionale per quanto concerne lei sostanze che potrebbero essere immesse in atmosfera, per i pericolo di miasmi e di inquinamento acustico, nonché per il potenziale rischio anche per le acque che sono destinate al consumo umano di milioni di persone, all’iter dovevano poter partecipare anche le regioni che si servono delle predette acque come, appunto, Puglia e Calabria.
Le acque di produzione trattate, in effetti, sono ricche di sostanze pericolose e l’associazione Mediterraneo no triv aveva già, con nota di marzo 2019, rilevato che
il COVA di Viggiano , detratta la quantità di acqua che evapora sotto forma di vapore, deve pure scaricare la restante acqua industriale, o demi che sia, e che tale quantità di acqua, anche se depurata, conterrà una percentuale di isotopi radioattivi residui e di idrocarburi residui.
La quantità residua di isotopi nell’acqua trattata potrebbe essere addirittura non apprezzabile e non riscontrabile, oltrepassando quindi i controlli giornalieri; tuttavia le enormi quantità versate nel tempo e la capacità di accumularsi dei metalli pesanti, tra cui i radioisotopi, e degli idrocarburi, è un fenomeno abbastanza noto. .
Essendo le quantità giornaliere che il COVA scaricherà nel depuratore ASI, tramite la rete acque nere, di circa 1000 mc/giorno , pari ad almeno 350.000 mc/anno, tali quantità di reflui tramite il depuratore ASI confluiranno nel fiume Agri e, successivamente , nell’invaso del Lago Pertusillo dove quasi certamente si verificherebbe, per l’effetto accumulo, un irreparabile inquinamento da isotopi attivi per radiazioni ionizzanti, alcuni con emivita dell’ordine di 70.000 anni, e da idrocarburi pesanti, causando un impatto incalcolabile per la risorsa idrica della agricoltura della bassa Val D’Agri e per la risorsa acqua potabile della vicina Puglia.
Per tutte queste ragioni Mediterraneo no triv ha chiesto alla Regione Basilicata di esprimere parere negativo al progetto di Eni Syndial di trattamento delle acque di produzione in C.da Le Vigne di Viggiano perché il mancato rispetto delle prescrizioni imposte per legge in materia di rispetto della Direttiva Seveso III e per il potenziale pericolo che potrebbe derivarne si configura, a parere dell’associazione ambientalista, come violazione della legge in materia.
Mediterraneo no triv
Ing. Antonio Alberti
Avv. Giovanna Bellizzi